The Hurt Locker
La furia della battaglia provoca dipendenza totale, perché la guerra è una droga (Chris Edgar)
Dopo De Palma ed Haggis, il cinema americano torna a raccontare l’Iraq e le sue sanguinose vicende. Kathryn Bigelow, in collaborazione con l’ex-reporter di guerra Mark Boal, firma la sceneggiatura di “The Hurt Locker“, oltre a curarne la regia. Il fine degli autori non è raccontare l’ennesima storia della sanguinosa battaglia Irachena, quanto analizzare la dipendenza che la guerra, qualsiasi essa sia, crea nei soldati. Ai più, questa riflessione ricorderà le parole di Willard nel capolavoro di Francis Ford Coppola, Apocalypse Now. Bigelow si ispira al capolavoro di Coppola e riesce a confezionare un lavoro solido, capace di suscitare una forte tensione e, soprattutto, visivamente splendido. Forse l’unica pecca è la durata, un pò prolissa vista anche la ripetitività di alcune situazioni simili fra di loro, ma sempre nel pieno rispetto della narrazione. La bravura degli autori è soprattutto quella di descrivere i personaggi come delle macchine con un unico scopo, mentre i nemici, gli iracheni, come delle ombre, sempre pronto all’agguato, sempre nascosto. Se poi consideriamo l’ottima prova registica della Bigelow che abbraccia le straordinarie scenografie curate da Karl Jùliùsson non poteva che essere strapremiato. Kathryn Bigelow ha dimostrato di essere uno straordinario “architetto” capace di disegnare scene cariche di tensione, siano esse fra le strade di una città fantasma oppure nel deserto infuocato, con un’accuratezza come pochi grandi maestri artigiani della regia hanno saputo fare: stretti primi piani che si alternano a soggettive, uso frequente di macchina a mano e montaggio serrato, ralenty che congelano l’azione per una manciata di secondi, cristallizzandola prima di esplodere in tutta la sua potenza (la polvere che sta per alzarsi, il terreno arso dal sole che sta per sbriciolarsi, il bussolotto di un proiettile appena sparato che cade a terra), “sventagliate” che si concludono con la messa a fuoco di bersagli lontani e poco visibili. Ogni uomo che guarda da un tetto, da una finestra, dalla strada potrebbe essere un nemico. Ma non c’è nessun patriottismo, nessuna presa di posizione. Solo una missione dopo l’altra, una sfida contro la morte, con un estenuante conto alla rovescia sulle note martellanti ed ipnotiche di Marco Beltrami. La guerra può davvero essere una droga, qualcosa di cui non ci si può più liberare, un fantasma che chiama costantemente a sé. E non serve nemmeno un campo di battaglia per rendere questo concetto tangibile, per renderlo presente nella nostra società, nella nostra quotidianità. Bigelow-Boal mostrano ciò nella scena del supermercato, quando il sergente James (Jeremy Renner), in congedo, è circondato da scatole di cereali e prende coscienza del fatto che l’unico modo di vivere la vita è rischiarla.
Trama – fonte: www.comingsoon.it
The Hurt Locker, film diretto da Kathryn Bigelow, è la storia di un un gruppo di artificieri dell’esercito americano in missione in Iraq. Tutti i militari della squadra sono stati addestrati per affrontare qualsiasi tipo di situazione pericolosa, a vivere sotto forte stress e con la costante paura che un attacco a sorpresa metta fine alle loro esistenze. A capo di un’unità di soldati c’è il sergente Will James (Jeremy Renner): gli altri membri sono il sergente Sanborn (Anthony Mackie) e l’artificiere Eldridge (Brian Geraghty). I tre si destreggiano in numerose operazioni e sanno bene come affrontare i rischi del mestiere, legati da una profonda lealtà gli uni verso gli altri. Qualche giorno prima del congedo, Sanborn e James mettono in salvo Eldridge da due guerriglieri iracheni che lo avevano rapito. Durante la missione, però, l’uomo viene ferito per sbaglio da Will a una gamba. Il soldato sopravvissuto si trova costretto a fare ritorno negli Stati Uniti per curarsi e questo gli impone inevitabilmente di interrompere il servizio militare, portandolo a nutrire un forte risentimento nei confronti del suo sergente capo. Anche gli altri due membri della squadra poi sopravvivono per grazia divina a una bomba nascosta su un uomo iracheno. Sebbene si tratti dell’ennesimo episodio, stavolta si mettono a pensare seriamente al senso delle loro vite, a come siano sempre appese a un filo e quanto la loro incolumità sia in realtà legata alla sorte. Entrambi fanno ritorno a casa e cercano di riprendere la loro quotidianità. Tuttavia il sergente James, che vive con sua moglie e suo figlio appena nato, non riesce proprio a tornare alle vecchie abitudini…
Cast – fonte: www.comingsoon.it
Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Il film ottenne ben nove candidature ai Premi Oscar del 2010, portandosi a casa sei statuette:
Miglior film
Miglior regia a Kathryn Bigelow
Miglior sceneggiatura originale a Mark Boal
Miglior montaggio a Bob Murawski, Chris Innis
Miglior montaggio del suono a Paul N. J. Ottosson
Migliori effetti speciali sonori a Paul N. J. Ottosson
Le altre nomination furono:
Nomination Miglior attore a Jeremy Renner
Nomination Miglior fotografia a Barry Ackroyd
Nomination Miglior colonna sonora originale a Marco Beltrami
Curiosità – fonte: www.comingsoon.it
1. La pellicola ha vinto ben sei Premi Oscar (su nove nomination) e tre candidature ai Golden Globe (entrambi nel 2010).
2. Il film è stato presentato in anteprima alla 65ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia (2008).
3. Il titolo fa riferimento a un modo di dire nel linguaggio militare americano per indicare un luogo particolarmente rischioso e imprevedibile.