Schindler’s List
Un monumento della settima arte costruito da una troupe tecnica d’élite, guidata dal cuore e dal genio di Steven Spielberg. Schindler’s List è un film che rimarrà nitido nei cuori di noi spettatori così come nitido rimarrà il ricordo della crudeltà, che un’intera nazione ha pianificato ed attuato nei confronti di un intero popolo: assurdi atrocità che rasentano la credibilità e che hanno portato a segnare una data del calendario come “Il giorno della memoria”, un giorno, il 27 gennaio, che commemora il ricordo di quel piano diabolico che tolse la dignità all’uomo e la vita a 6 milioni di persone. Molti documentari, film, libri ed opere di varia natura sono stati dedicati alle sofferenze patite dal popolo ebraico, e Schindler’s List è forse l’opera che è riuscita più delle altre a raccontarne quel dolore, che non può avvalersi di colori, ma solo di luci e di ombre, a rappresentare il bene contrapposto al male, inteso come disperata e tenace resistenza della vita alla morte.
Spielberg, con l’ausilio di un grande direttore di fotografia, Janusz Kaminski, ha voluto fortemente realizzare il film in bianco e nero sullo stile dei cinegiornali degli anni ’30 e ’40, al fine di essere il più fedele possibile al documentario, in cui Kaminski è riuscito a dare vita a tutto il suo estro artistico riecheggiando la drammaticità dell’espressione tedesca mischiata al neorealismo italiano, generando un rapporto di maggiore empatia col pubblico, che inevitabilmente si sarebbe perso con l’uso dei colori. Spielberg ha fatto di più: ha usato il colore, o meglio la tecnica del color grading, per porre l’accento sull’innocenza stessa, la bambina dal cappottino rosso, che viene annientata dagli orrori della guerra. La sceneggiatura, a firma di Steven Zaillian, racconta la storia poco conosciuta dell’imprenditore Oskar Schindler, un uomo conteso fra luce e ombra, ma che nel continuum della trama compie un radicale cambiamento: è questa la grandezza della storia e di tutto il film, la capacità di rovesciare in qualche modo i termini della prospettiva e Schindler ne incarna l’accezione del significato. L’imprenditore langhiano non è un puro mezzo per raccontare una storia a “lieto” fine, ma un esempio di redenzione possibile. La Shoah, la deportazione, il rastrellamento del ghetto di Cracovia, sono stati i tragici eventi visti con gli occhi e con il cuore di un uomo che ne ha sentito e patito il peso di quelle ingiustizie, portandolo ad un radicale cambiamento, il passaggio dall’ombra alla luce, una piena presa di coscienza, una trasformazione, che esploderà in quel magnifico pianto finale. E’ vero, è il momento meno gradito ai critici di settore, in quanto l’unico momento del film in cui si spinge sull’eccesso drammatico, ma, a mio avviso, è un momento fondamentale, che sembra quasi giustificare da solo tutto il percorso del film, perché a Spielberg, alla sua parte ebrea, interessa maggiormente l’individuo, l’uomo come fine, prima ancora della storia. Grandissime le interpretazioni di Liam Neeson, di Ben Kingsley e di Ralph Fiennes, anche se tutto il cast avrebbe meritato un oscar per la difficoltà di calarsi psicologicamente nei personaggi interpretati: strumenti ben accordati in mano ad un direttore d’orchestra che ha sentito nel cuore ogni minimo fotogramma impresso sulla pellicola.
Trama – fonte: www.comingsoon.it
Schindler’s List è un film drammatico del 1993 diretto da Steven Spielberg. Ispirata al romanzo La lista di Schindler di Thomas Keneally e basata sulla biografia di Oskar Schindler, la pellicola ripercorre il dramma della Shoa. 1939, Cracovia, inizio della Seconda Guerra Mondiale. Dopo che la Germania ha invaso la Polonia, gli ebrei vengono relegati in un ghetto e sono interdetti da ogni attività commerciale; in questa situazione, Oskar Schindler (Liam Neeson), un imprenditore tedesco, coglie l’occasione per trarre vantaggio personale e avviare una fabbrica impiegata nella produzione di tegami e pentole con cui rifornire l’esercito tedesco. Sfruttando così le sue capacità relazionali, Schindler intreccia una rete di contatti e ottiene la protezione delle SS, avvalendosi della collaborazione del contabile ebreo Itzhak Stern (Ben Kingsley), che lo aiuterà a trovare i soldi necessari per l’attività, e di un giovane impiegato nel mercato nero, che reperirà per lui gli oggetti con i quali corrompere e ottenere favori. Schindler coinvolge Stern anche per utilizzarlo come leva di convincimento sugli investitori ebrei, e sarà proprio lui che indicherà gli oltre mille ebrei da impiegare nella Deutsche Emaillewaren Fabrik (DEF), salvandoli così dai campi di concentramento. Quando però arriva in città l’ufficiale delle SS, Amon Goeth (Ralph Fiennes), con l’incarico di sgombrare il ghetto di Cracovia e di inviare i suoi abitanti nel nuovo campo di concentramento di Kraków-Płaszów, la situazione precipita e Schindler assiste senza poter intervenire allo sfollamento condotto con una violenza e un’efferatezza indicibili. Sconvolto dagli avvenimenti, capisce che deve fare qualcosa per salvare i suoi operai. Corrompe e ottiene il favore di Goeth, ottenendo di continuare ad impiegare gli operai ebrei nella fabbrica riconvertita alla produzione di munizioni e granate. Ma ancora una volta la loro vita è in pericolo, perché con l’avanzata delle truppe sovietiche, le SS ricevono l’ordine di cancellare tutte le prove degli orrori commessi, inviando gli ultimi superstiti ad Auschwitz.
In un tentativo disperato, l’imprenditore disloca la fabbrica in Moravia (nella parte est dell’attuale Repubblica Ceca) e compra, uno ad uno, gli operai pagandoli a Goeth, compilando una lista di nomi con Stern (la lista di Schindler). Da questo momento tenterà in ogni modo e fino all’ultimo spicciolo in suo possesso di salvare quante più vite possibile, ottenendo la riconoscenza dei superstiti del popolo ebreo.
Cast – fonte: www.comingsoon.it
Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Il film ottenne ben dodici candidature ai Premi Oscar del 1994, portandosi a casa sette statuette:
Miglior film
Miglior regia a Steven Spielberg
Miglior sceneggiatura non originale a Steven Zaillian
Miglior fotografia a Janusz Kaminski
Miglior colonna sonora a John Williams
Miglior scenografia a Ewa Braun, Allan Starski
Miglior montaggio a Michael Kahn
Le altre nomination furono:
Nomination Miglior attore a Liam Neeson
Nomination Miglior attore non protagonista a Ralph Fiennes
Nomination Migliori costumi a Anna B. Sheppard
Nomination Miglior suono a Andy Nelson, Steve Pederson, Scott Millan, Ronald Judkins
Nomination Miglior trucco a Christina Smith, Matthew W. Mungle, Judith A. Cory
Curiosità – fonte: cinema.icrewplay.com
1 – Il Regista Steven Spielberg.
Inizialmente doveva essere solo il produttore del film. La regia fu proposta prima a Martin Scorsese e poi a Billy Wilder i quali rifiutarono. Scorsese dichiarò che secondo lui il film doveva essere diretto da un regista ebreo come Roman Polanski. Polanski in un’intervista del 2002, disse di aver rifiutato la regia del film perché si sentiva troppo coinvolto: fino all’età di 8 anni visse nel ghetto di Varsavia e sua madre morì nel campo di concentramento di Auschwitz.
2 – Il ruolo di Oscar Schindler.
Per il ruolo del protagonista, erano stati contattati Harrison Ford, Stellan Skarsgärd e Bruno Ganz. Ma tutti e tre rifiutarono. Mel Gibson e Kevin Costner si dissero interessati a far parte del film, ma Spielberg preferì che non ci fossero volti troppo noti. La parte andò infine a Liam Neeson.
3 – Ingrassare di 13 kg.
La parte del comandante Amon Goth, era stata proposta a Tim Roth che rifiutò. Venne scelto Ralph Fiennes che per quel ruolo dovette ingrassare di ben 13 Kg bevendo birra Guinness.
4 – Spielberg non volle essere pagato.
Il regista non volle nessun compenso per realizzare il film. Disse che sarebbero stati ‘Soldi di sangue’. Il regista utilizzò parte dell’incasso del film per creare la Survivors of The Shoah Visual History Foundation, un’organizzazione no profit ancora oggi attiva, per la collezione di testimonianze audiovisive di circa 50.000 sopravvissuti.
5 – La telecamera inceppata.
Il film è stato girato a Cracovia e dintorni. Spielberg avrebbe voluto inizialmente girare le scene ambientate ad Auschwitz, nel vero campo di concentramento. Quando si recò lì, entrato nel lager, la sua macchina da presa si bloccò e riprese a funzionare solo una volta uscito. Lo interpretò come un segno: per rispetto ai morti non avrebbe dovuto girare lì.
6 – Il romanzo.
Il film si basa sul romanzo La lista di Schindler di Thomas Keneally basato sulla vera storia di Oskar Schindler.
7 – Quel cappottino rosso.
La bambina col cappottino rosso in realtà si chiamava Roma Ligocka e contrariamente a quello che succede nel film, sopravvisse alla Guerra.
8 – Anna Frank.
Durante le riprese Ben Kingsley, che interpreta Itzhak Stern, conservava una foto di Anna Frank nella tasca del cappotto. Alcuni anni più tardi Kingsley interpretò Otto Frank, padre di Anna, nel telefilm Anne Frank: The Whole Story.
9 – L’aiuto di Lucas.
Steven Spielberg ha iniziato a lavorare su questo film in Polonia, mentre Jurassic Park era in post-produzione. Ha lavorato a quel film via satellite con l’assistenza di George Lucas.
10 – Robin.
Si dice che, durante le riprese, l’atmosfera era così triste e deprimente che Steven Spielberg chiese al suo amico Robin Williams se poteva girare alcuni sketch comici.