Salvatore Giuliano
Salvatore Giuliano di Francesco Rosi è un’opera cinematografica che sfida le convenzioni del cinema narrativo tradizionale per offrire una potente riflessione sulla realtà sociale e politica della Sicilia del dopoguerra. Una scena ormai iconica apre il film: il cadavere di Salvatore Giuliano, noto bandito siciliano, giace sul pavimento di una piazza, crivellato di colpi. Questo momento funge da catalizzatore per una serie di flashback ed indagini che cercano di ricostruire non solo la vita di Giuliano, ma anche il contesto storico e sociale che lo ha prodotto. Rosi adotta uno stile quasi documentaristico, utilizzando attori non professionisti e girando in luoghi reali, per creare un senso di autenticità ed immediatezza. La narrazione non segue un ordine cronologico lineare, piuttosto, si muove avanti ed indietro nel tempo, rivelando lentamente i complessi intrecci tra Giuliano, la mafia, i contadini siciliani, e le autorità governative. Questo approccio frammentario riflette la complessità e l’ambiguità delle vicende storiche reali, evitando di semplificare o romanticizzare troppo la figura di Giuliano. Uno degli aspetti più affascinanti del film è il modo in cui Rosi esplora la linea sottile tra eroe e criminale. Salvatore Giuliano è presentato sia come un ribelle contro le ingiustizie subite dai contadini siciliani, sia come un uomo coinvolto in attività criminali e violente. Questa dualità costringe lo spettatore a riflettere sulle motivazioni dietro le azioni di Giuliano e sulle circostanze che lo hanno portato a diventare un bandito. La fotografia di Gianni Di Venanzo contribuisce in modo significativo all’atmosfera del film, con un uso sapiente del bianco e nero che cattura la bellezza aspra e desolata del paesaggio siciliano. Le scene di massa, come i funerali e le rivolte, sono girate con una maestria che trasmette il senso di caos e disperazione della società siciliana dell’epoca. La colonna sonora, composta da Piero Piccioni, aggiunge un ulteriore strato emotivo, con temi musicali che sottolineano il dramma e la tensione delle vicende narrate. Il film è anche una critica feroce delle istituzioni italiane, mostrando come la corruzione e la connivenza tra mafia e politica abbiano perpetuato un sistema di oppressione e di ingiustizia. In conclusione, Salvatore Giuliano è molto più di un semplice film biografico, è un’opera che invita alla riflessione critica sulla storia e sulla società. Francesco Rosi, attraverso il suo stile distintivo e la sua profonda analisi, ha creato un film che rimane rilevante e potente, offrendo una visione penetrante delle radici della criminalità organizzata e delle lotte sociali in Italia.
Trama – fonte: www.comingsoon.it
Subito dopo la liberazione della Sicilia, Salvatore Giuliano, già fuorilegge per aver ucciso un carabiniere, costituisce una banda ed entra a far parte dell’esercito separatista, sostenendo conflitti a fuoco con soldati e carabinieri. Quando questo esercito viene sciolto, Giuliano rimane isolato con la sua banda ed è costretto a riprendere la sua attività di fuorilegge. Uno dei fatti più gravi di questa attività è costituito dall’episodio di Portella della Ginestra, nel quale numerosi uomini, donne e bambini furono uccisi dalla banda. A questo punto viene decisa dalle autorità una guerra senza quartiere contro Giuliano. Uno dopo l’altro cedono i capisaldi della sua difesa e la mattina del 5 luglio 1950 il suo corpo inanimato viene ritrovato nel cortile di una casa di Castel Vetrano. Ma la storia non è conclusa. Gaspare Pisciotta viene avvelenato in carcere e altri mafiosi che hanno compiuto con lui i misfatti sono colpiti da mani misteriose.
Cast – fonte: www.comingsoon.it
Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Il film ottenne due nomination ai Nastri d’Argento del 1963, vincendo per entrambe le categorie:
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- Miglior regia a Francesco Rosi
- Miglior fotografia in bianco e nero a Gianni Di Venanzo
Curiosità – fonte: www.comingsoon.it – it.wikipedia.org
1. I titoli di testa sono chiusi dalla seguente didascalia: “Questo film è stato girato in Sicilia. A Montelepre, dove Salvatore Giuliano è nato. Nelle case, nelle strade, nelle montagne dove regnò per sette anni. A Castelvetrano dove il bandito trascorse gli ultimi mesi della sua esistenza e nel cortile dove una mattina fu visto il suo corpo senza vita“.
2. Premi: Orso d’Argento per la Migliore Regia al XII Festival di Berlino (1962); Nastro d’Argento 1963 per la Miglior Regia (ex aequo con “Le quattro giornate di Napoli“), Musica e Fotografia in bianco e nero; Grolla d’Oro 1962 per la Miglior Regia; Premio Stampa Estera per il Miglior Film Italiano (1962).
3. Per un’altra scena drammatica, quella della strage di Portella della Ginestra, tutta la popolazione del comune di Piana degli Albanesi scelse di partecipare alla rievocazione per esprimere la propria indignazione e per dare la propria testimonianza alla troupe. Infatti, tra le comparse vi erano numerosi superstiti della vera strage: l’emozione fu tanta che la gente cominciò a correre realmente spaventata, e a malapena la macchina da presa non fu travolta dalla calca.
4. Censura: Già prima dell’inizio delle riprese, la Direzione generale dello Spettacolo, diretta dal funzionario ministeriale Nicola De Pirro, consigliò di apportare modifiche alla sceneggiatura per evitare di realizzare scene che poi sarebbero state comunque contestate o tagliate.
5. Concluse le riprese e il montaggio, nel novembre 1961 il film fu presentato alla commissione di censura per ottenere il nulla osta necessario per la proiezione nelle sale e rimase lì bloccato per circa un mese, finché ai primi di gennaio del 1962, grazie all’intervento di Rosi su De Pirro, il nulla osta fu concesso con il divieto di visione ai minori di 16 anni e a condizione di tagli ad alcune scene considerate “truci ed impressionanti“, ossia quella del riconoscimento del corpo di Giuliano da parte della madre e quella della finta sparatoria sul cadavere del bandito nel cortile dell’avvocato Di Maria. La Vides fece ricorso per togliere il divieto ai minori di 16 anni ma venne respinto.
6. Accoglienza: Il film venne rifiutato dal Festival di Venezia perché ritenuto troppo “documentaristico” ma partecipò con successo al Festival del cinema di Berlino, dove vinse l’Orso d’argento.
7. Nella stagione 1961-62 la pellicola incassò 737.084.000 lire dell’epoca, finendo al decimo posto della classifica dei film di maggior successo di quell’annata in Italia.
8. Martin Scorsese lo ha inserito nella lista dei suoi dodici film preferiti di tutti i tempi. Il film è stato inoltre selezionato tra i 100 film italiani da salvare.