Rocco e i suoi fratelli

Rocco e i suoi fratelli

1960 ‧ Giallo/Sportivo ‧ 2h 57m

Rocco e i suoi fratelli, è uno di quei film dove tutto è perfetto, dalla regia alla recitazione, passando per la sceneggiatura, la colonna sonora, ma soprattutto per l’anima drammatica che caratterizza questo capolavoro del neorealismo italiano a firma del maestro Luchino Visconti. La fluidità che Visconti riesce a dare alle 3 ore di film è magistrale: una trama priva di salti, priva di vicoli ciechi, un’azione mai stiracchiata che non rallenta in alcun modo i tempi scenici. In sostanza, Visconti ha raccontato la storia nel tempo necessario, storia incentrata sulle forti tensioni che animano un gruppo di fratelli sradicati dalla propria terra natale. I contrasti sono diversi, ma quello più incisivo è vissuto da Rocco (Alain Delon) e Simone (Renato Salvatori), quest’ultimo la mela marcia della famiglia Parondi. Le migliori intenzioni del candido Rocco confinano il legame fraterno in un rimorso doloroso e deleterio per colui che ha compreso il grave errore commesso, troppo tardi per essere risanato in qualche modo. Entrambi condividono la passione per la boxe, entrambi amano la stessa donna, entrambi vivono la propria infelicità. Tutto questo è vissuto nel calvario dell’allontanamento dalla propria terra, una nostalgia fortissima che ne causa un vero e proprio trauma per l’intera famiglia: è stato giusto andarsene? E’ stato giusto pagare un prezzo così alto? Soprattutto nell’alimentare giorno dopo giorno sempre di più l’anelito del ritorno? Questi interrogativi non possono che essere causa di liti e tensioni fra i componenti della famiglia, quasi come se l’arrivo a Milano fosse un infausto presagio sul proprio futuro. Anche i personaggi secondari, come la padrona della lavanderia, sono definiti e interpretati bene. In proposito, una menzione di merito va al sempre bravo Paolo Stoppa nei panni dell’allenatore di pugilato ed anche ai molti doppiatori coinvolti. Rocco e i suoi fratelli è, dunque, uno dei capolavori di Visconti e del cinema italiano.

 

 


Trama – fonte: www.comingsoon.it

Rocco e i suoi fratelli è un film del 1960 diretto da Luchino Visconti. Alla morte del capo famiglia, Rosaria Parondi (Katina Paxinou) decide di lasciare la Lucania con i suoi quattro figli per trasferirsi a Milano in cerca di fortuna. Qui vive ormai da tempo Vincenzo (Spiros Focas), il maggiore dei fratelli, che si è perfettamente inserito nella borghesia milanese e sta per convolare a nozze con Ginetta (Claudia Cardinale), anch’ella immigrata con la sua famiglia dal meridione nel capoluogo lombardo. Sebbene la famiglia di Ginetta si mostri ostile ai nuovi arrivati, Vincenzo non può trascurarli, sentendosi obbligato moralmente ad aiutarli, decide di prodigarsi affinché i fratelli riescano ad ambientarsi nella nuova città. Rocco (Alain Delon), un ragazzo buono e generoso, accetta un lavoro in una lavanderia. Ciro diventa un operaio e trova l’amore in Franca (Alessandra Panaro) mentre Simone (Renato Salvatori) decide di intraprende la carriera pugilistica con lo scopo di raggiungere la fama. La situazione è tesa e adattarsi ad una nuova città, covando un’enorme nostalgia per la propria terra natia, non è semplice. Proprio quando tutti sembrano aver trovato il loro posto, l’arrivo dell’avventante prostituta Nadia (Annie Girardot) alimenta nuovi turbamenti. Simone, infatti, crea un legame morboso con la donna che idealizza fino a farne la propria ossessione. Il ragazzo, nutrito dalla speranza di diventare ricco e viziato da Rosaria, perde il contatto con la realtà e si attira le antipatie dell’allenatore a causa della sua superbia. Quest’ultimo, infatti, vedendo in Rocco un promettente campione e un uomo magnanimo, decide di sbarazzarsi di Simone per introdurlo alla boxe. Geloso ed offeso nell’orgoglio, Simone riversa la sua ossessività su Nadia che nel frattempo ha creato un legame con Rocco. In un climax di crescente oppressione, alimentata dall’impossibilità di adattarsi agli standard milanesi, Simone commetterà un gesto aberrante che porterà la famiglia Parondi ad un passo dal baratro…


Cast – fonte: www.comingsoon.it


Trailer


Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it

Il film ottenne tre candidature ai Nastri d’Argento del 1961, e vinse per tutte e tre le categorie:

    • Miglior regia a Luchino Visconti
    • Miglior sceneggiatura a Luchino Visconti, Pasquale Festa Campanile, Suso Cecchi d’Amico
    • Miglior fotografia in bianco e nero a Giuseppe Rotunno

Curiosità – fonte: www.corriere.it

1. La tragedia di Rocco.
Tra i capolavori riconosciuti del cinema italiano, Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti arrivò in sala nel 1960, portando con sé diverse polemiche e dopo aver vinto il Leone d’Argento alla Mostra del Cinema di Venezia, realizzando un incasso notevole di un miliardo e seicento milioni di lire. La storia di Rocco Parondi (Alain Delon), emigrato lucano nella Milano industriale che si ricongiunge ai fratelli, è strutturata in cinque atti, come una tragedia, intitolati ciascuno a uno dei protagonisti. Rocco cerca la sua strada che vorrebbe fosse nella boxe, ma la passione per Nadia (Anne Girardot), prostituta con cui nasce un vero amore, spezzerà gli equilibri della famiglia, spingendo il fratello Simone (Rocco Salvatori), frustrato, a gesti estremi.

2. Location e cast.
La pellicola venne principalmente girata a Milano, dall’indimenticabile scena d’apertura in Stazione Centrale, agli spazi della palestra tuttora esistenti, in via Bellezza 16/a, oggi sede di un circolo Arci, alle guglie del Duomo. Altre scene vennero girate a Bellagio, sul Lago di Como, ma anche a Roma, Civitavecchia e sul Lago di Fogliano. Luchino Visconti costruì il cast del film usando un intuito umano, e non semplicemente estetico. Il regista scelse Renato Salvatori per il ruolo di Simone dopo averlo visto fare una rissa con l’attore Umberto Orsini per conquistare Paola Falk. Alain Delon, allora attore venticinquenne emergente in Francia, diventò Rocco e, raccontano diversi aneddoti, venne amato sia da Visconti che da Testori. Anne Girardot aveva già lavorato a teatro con il regista, mentre Katina Paxinou, nei panni della madre padrona Rosaria, era cara ad Orson Welles.

3. I libri di Visconti.
Visconti stesso spiegò gli spunti letterari che accompagnarono l’ideazione del film. Nel titolo i riferimenti sono due: al romanzo Giuseppe e i suoi fratelli di Thomas Mann, ricostruzione delle vicende bibliche di Giacobbe e Giuseppe, e al poeta Rocco Scotellaro, attento alla condizione dei contadini meridionali. A questi, si aggiungono I Malavoglia di Giovanni Verga, romanzo “ossessione” per il regista, e L’idiota di Fëdor Dostoevskij. Al suo protagonista, Myskin, per Visconti “rappresentante più illustre della bontà fine a se stessa”, si ispira il carattere di Rocco. Infine, dichiarata nei titoli d’apertura del film, è l’influenza de Il ponte della Ghisolfa di Giovanni Testori, raccolta di racconti pubblicata nel 1958 che esplorava la periferia milanese e i caratteri, spesso disperati, che la abitavano.

4. Oscuramenti e censura.
Il film venne ostacolato in diversi modi già durante le riprese. Il 13 aprile 1960 l’allora presidente della provincia di Milano Aldo Casati, democristiano, vietò le riprese all’Idroscalo perché considerava la pellicola un’opera “non molto morale e denigratoria”. In seguito, dopo lunghe discussioni con la magistratura, il produttore della pellicola Goffredo Lombardo con la sua Titanus accettò di oscurare una sequenza di 15 minuti, incentrata su uno stupro, e di mandare in sala le copie in cui la scena era intuibile, ma non visibile. Visconti, ovviamente, lottò perché quelle copie venissero ritirate. Ci furono, inoltre, altri tagli della censura. La versione integrale, restaurata in digitale dalla Cineteca di Bologna e reintegrata di quanto eliminato, è arrivata al pubblico solo nel 2015.

5. Visconti e Testori: il caso de L’Arialda.
Luchino Visconti e Giovanni Testori sono stati entrambi protagonisti della cultura italiana al centro di diverse polemiche. Raccontare i nuovi costumi, avere il coraggio di indagare la società, non era facile nel clima del tempo. Oltre al legame per Rocco e i suoi fratelli, non va dimenticata una collaborazione teatrale che fu un vero “caso”. Si tratta de L’Arialda, opera di Testori che racconta di una camiciaia zitella che Visconti portò in scena a Roma nel dicembre del 1960 tra tante polemiche per la sua presunta oscenità. Lo spettacolo venne vietato ai minori di 18 anni e dopo una cinquantina di repliche nella capitale arrivò a Milano per un’unica recita nel febbraio del 1961 al Teatro Nuovo. Dopodiché, il procuratore Spagnuolo la fece smontare dal cartellone “per turpitudine e trivialità”, sequestrò il copione e Testori e l’editore Carlo Feltrinelli, che l’aveva pubblicata, vennero denunciati.


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