RoboCop
RoboCop del 1987… un capolavoro cyberpunk che non si limita a raccontare una storia! La scolpisce nella lamiera fredda del futuro, tra clangori di pistoni idraulici ed il crepitio delle scariche elettriche del sistema operativo dell’anima. Diretto da Paul Verhoeven con una visione chirurgica ed al contempo caotica, il film è un ibrido perfetto tra satira sociale e carne da metallo, un’equazione cinematografica in cui la violenza non è un vezzo, ma un linguaggio. Tecnicamente parlando, RoboCop è un testamento all’artigianato pre-digitale: effetti speciali meccanici e prostetici firmati da Rob Bottin, che cesella un cyborg realistico fino all’ultima vite, e Phil Tippett, che anima l’iconico ED-209 con uno stop-motion scattoso e volutamente imperfetto, che ne amplifica la minaccia. Quel robot è goffo, sbilanciato, ma dannatamente inquietante — un commento estetico sulla burocrazia militare che si muove a colpi di firmware buggato e proclami aziendali. Il sonoro è un altro eroe silenzioso: ogni passo di RoboCop è un colpo di martello su una lastra d’acciaio. Basil Poledouris compone una colonna sonora che non accompagna l’azione, ma la guida: ottoni marziali, archi drammatici, e pause cariche di tensione come una CPU prossima al surriscaldamento. Ogni nota racconta il dramma di un uomo che fu uomo e ora è protocollo. E poi la regia. Verhoeven si muove tra lo splatter ed il sublime con la precisione di un chirurgo impazzito: telecamere di sorveglianza che diventano narratori, pubblicità finte che interrompono la narrazione vera, come fossero finestre pop-up in un mondo dominato da un capitalismo distopico. RoboCop non è solo un film d’azione: è un saggio visuale sulla deumanizzazione tecnologica, un noir col cuore di silicio che pulsa disperazione. A livello di sceneggiatura, il film è paradossalmente umano: il viaggio di Alex Murphy è una resurrezione cyber-cristologica, dove l’identità si ricompone tra memoria flashata e volontà di giustizia. L’interfaccia tra l’uomo e la macchina non è solo hardware: è trauma, vendetta, e forse — molto forse — redenzione. In definitiva, RoboCop è un miracolo in 24 fotogrammi al secondo, un film che ancora oggi ronza nei circuiti della cultura pop e del cinema come un virus nobile: brutale, lucido, e profeticamente attuale. E sì, direi che “Serve il rispetto della legge”… ma solo dopo averne visto l’orrore.
Trama – fonte: www.comingsoon.it
RoboCop è un film del 1987 diretto da Paul Verhoeven. La vicenda è ambientata a Detroit in un futuro distopico. Per fermare la criminalità e la corruzione che attanagliano la città, la multinazionale Omni Consumer Product (OCP) finanzia il progetto per un cyborg di pattuglia, “RoboCop“. Nel frattempo, l’onesto e coraggioso poliziotto Alex Murphy (Peter Weller) e la sua risoluta collega Ann Lewis (Nancy Alles) si scontrano con la banda criminale di Clarence Boddicker (Kurtwood Smith), e Murphy rimane ucciso. La OCP coglie l’occasione per realizzare il robot progettato da Bob Morton (Miguel Ferrer), risanando il corpo del poliziotto con protesi meccaniche e un avanzato sistema informatico, che controlli il suo danneggiato sistema celebrale. RoboCop è pronto ad entrare in azione e, grazie alle sue strabilianti doti, viene ben presto osannato dalla popolazione locale. Ann è l’unica a riconoscere la sua vera identità, che si sta facendo strada nel cyborg, costringendolo a rivivere alcuni dei ricordi di Murphy. Mentre svolge il suo impeccabile lavoro contro i criminali, RoboCop si imbatte in uno degli assassini di Alex Murphy e decide di indagare sull’uomo del quale possiede i ricordi. RoboCop inizia a raccogliere informazioni sugli assassini del poliziotto e, seguendone le tracce, irrompe in una fabbrica di cocaina. Qui, il cyborg fa giustizia, dopo aver sottratto a Clarence un’importante confessione.
Il criminale, infatti, è in combutta con Dick Jones (Ronnie Cox), capo della sicurezza della OCP, il cui progetto fu bocciato a favore di quello di Morton. RoboCop decide di arrestare Jones ma il sistema informatico celebrale glielo impedisce, rendendolo facile preda dei collaboratori di Dick. In suo soccorso arriva Lewis, che gli svela la sua vera identità e lo conduce sul luogo dell’omicidio di Murphy. Jones, tuttavia, ha intenzione di eliminare il potente giustiziere…
Cast – fonte: www.comingsoon.it















Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Il film ottenne tre nomination ai Premi Oscar del 1988, portando a casa una statuetta:
- Migliori effetti speciali sonori a Stephen Hunter Flick, John Pospisil
Le altre nomination furono:
- Nomination Miglior montaggio aFrank J. Urioste
- Nomination Miglior suono a Aaron Rochin, Michael J. Kohut, Carlos DeLarios, Robert Wald
Curiosità – fonte: ilcinegico.com
1. Lo sceneggiatore ideò la storia dopo che un suo amico gli descrisse così “Blade Runner”: “Parla di uno sbirro che dà la caccia ai robot”. Decise così di rendere protagonista un poliziotto/robot.
2. Nessun regista credeva in questo script. Paul Verhoeven cestinò la sceneggiatura due volte ma fu la moglie a fargli capire quanto fosse più di un semplice film d’azione… e così in seguito accettò di dirigerlo.
3. Arnold Schwarzenegger, Michael Ironside, Lance Henriksen, Rutger Hauer e Tom Berenger furono considerati per la parte del protagonista.
4. Peter Weller si lamentò così tanto del costume nei primi giorni di riprese che Verhoeven pensò anche di sostituirlo. Il costume pesava venti chili e faceva così tanto sudare il protagonista che iniziò a perdere troppo peso durante le riprese, così venne installato un mini condizionatore.
5. Stephanie Zimbalist doveva interpretare Lewis ma le riprese della serie Tv “Mai dire sì” non la lasciarono libera e così venne ingaggiata Nancy Allen, a cui Verhoeven fece tagliare i capelli molto corti perché la voleva meno attraente.
6. Verhoeven e l’esperto di effetti speciali Rob Bottin ebbero un duro scontro su come girare la scena in cui Murphy si toglie il casco. Bottin la voleva in penombra per non mostrare troppo il makeup mentre il regista voleva che il pubblico lo vedesse in piena luce. Il risultato finale, voluto dal regista, piacque così tanto a Bottin che i due si riappacificarono e lavorarono insieme anche in “Atto di Forza”.
7. Mentre filmava la sequenza della retata antidroga, Weller stava ascoltando la canzone di Peter Gabriel “Red Rain” sul suo Walkman all’interno del casco di Robocop. Weller lo definisce uno dei ricordi più belli della sua carriera.
8. I paramedici che tentano di rianimare Murphy dopo che è stato colpito mortalmente sono stati interpretati da un vero e proprio team medico a cui fu permesso di improvvisare i loro dialoghi.
9. Il pasto alimentare biologico che Robocop mangia è in realtà costituito da pastinaca, purea di pomodoro e barrette al burro di arachidi schiacciate.
10. Weller non riusciva ad entrare nell’auto con il costume, così lo si vede sempre fuori dalla macchina mentre entra o esce. Quando è all’interno della vettura invece aveva solo la parte superiore della struttura e sotto rimaneva in biancheria intima.
11. Le mani del costume erano in gommapiuma. La scena in cui RoboCop afferra le chiavi dell’auto al volo fu girata cinquanta volte perché le chiavi continuavano a rimbalzare dalla mano di Peter Weller ogni volta che tentava di prenderle.
12. Le vetture della polizia sono Ford Taurus modificate.
13. Il film vinse l’Oscar per il miglior montaggio sonoro.
14. Vennero create sette tute di RoboCop e in totale venne speso quasi un milione di dollari per realizzarle.
15. Per il trailer cinematografico, la Orion ha usato la musica dal film “Terminator” (1984).
16. La scena in cui la banda di Boddicker tortura e uccide Murphy è stata pesantemente modificata, al fine di evitare un divieto troppo pesante.
17. L’Enforcement Droid Series 209 (ED-209) è mosso tramite la stop-motion.
Per girare la scena in cui il robot cade giù per le scale, Phil Tippett e il suo team hanno fatto una piccola replica delle scale e hanno spinto giù il modello.
18. La pistola che Robocop fa roteare come Clint Eastwood nella Trilogia del dollaro di Sergio Leone, chiamata nel copione Auto-9, è una Beretta M93R modificata per dotarla di una canna notevolmente più lunga.
19. Il cassiere della stazione di servizio porta gli occhiali e legge un libro di geometria: è un omaggio di Verhoeven a se stesso, ex studente di matematica in Olanda.
20. Nel 2014 è stato realizzato un reboot del film che doveva dare vita ad una nuova saga ma gli scarsi incassi hanno bloccato tutto.