Nosferatu il Vampiro
Il 15 marzo del 1922 venne proiettato il primo vero film horror, Nosferatu il vampiro, di Friedrich Wilhelm Murnau. Fu un enorme successo per il regista tedesco, oltre ad essere il primo adattamento cinematografico del romanzo capolavoro di Bram Stoker, Dracula, personaggio di fantasia tanto dannato quanto affascinante, ossessione di Murnau. Questi chiese agli eredi di Stoker i diritti di realizzazione del film, che gli vennero negati, e così si vide costretto a fare delle evidenti modifiche: il Conte Dracula divenne il Conte Orlok, vennero aggiunti dei personaggi come Hutter ed Ellen, mentre altri vennero soppressi, come il Dr. Abraham Van Helsing. Ma non fu sufficiente e Murnau venne denunciato dagli eredi Stoker e condannato alla distruzione di tutte le pellicole. Murnau ne trafugò e conservò gelosamente una copia. Grazie ad essa oggi possiamo apprezzare questa meraviglia della settima arte. A Max Schreck venne affidato il ruolo del protagonista, un famoso attore teatrale dell’epoca. Su di lui una leggenda iniziò presto a narrarsi: veniva ritenuto un autentico vampiro. Le voci di set raccontavano che nessuno mai del cast e della troupe lo vide senza trucco, appariva all’improvviso e nelle pause spariva e si nascondeva negli angoli più bui del set. Un’altra leggenda invece non lo colloca neanche nel cast, bensì vuole Murnau come interprete del Conte Orlok. Storie a parte, l’unica verità è che Murnau è l’incarnazione di una leggenda, per la maestria con cui girò il film: ogni scena è perfetta, così come è perfetto e fondamentale per il genere il gioco di luci e ombre che fece da apri pista ai film espressionisti tedeschi come Metropolis, Faust e Il Golem. La notevole cura estetica presente in Nosferatu è eccelsa. Le immagini sono realizzate su una carta con effetto ingiallito, un effetto antichizzato, in cui danzano i contrasti delle ombre, rimostranza del regno infernale del vampiro, con quelli della luce del paradiso terrestre che accoglie i giovani sposi Hutter ed Ellen. La paura ed il desiderio vengono resi coesistenti in chiave drammatica, così come i colori diventano emblema della dimensione pittorica con cui Murnau progetta il film: blu e verde per la notte e giallo e arancione per il giorno. Ogni cosa non è messa lì o pensata per caso. Il personaggio del Conte Orlok, ad esempio, il ‘non spirato’ (da qui il titolo Nosferatu), richiama la figura di un pipistrello, ha infatti dei denti da roditore, orecchie lunghe e unghie arcuate, anche l’andatura, prima è lenta e poi subito accelerata. Egli è un ipnotizzatore, capace di manipolare la mente umana, anche a distanza, come se avesse il dono dell’ubiquità, in realtà, in questo caso dobbiamo ringraziare il montaggio cinematografico che permette una congiunzione virtuale degli spazi: mentre in Carpazia le mani del conte si allungano su Hutter, in Germania la sonnambula Ellen allunga le sue mani verso l’amato che è in pericolo. Insomma, un vero capolavoro che, a mio modesto parere, meriterebbe l’en plein dei più prestigiosi premi Oscar, anche a 100 anni di distanza.
Trama – fonte: www.comingsoon.it
Noferatu il vampiro è un film horror muto del 1922, diretto da Friedric Wilhem Murnau, ispirato liberamente al romanzo Dracula di Bram Stoker. In Germania nel 1838 a Wisborg il giovane agente immobiliare Huttar (Gustav von Wangenheim) viene spinto a partire per la Transilvania dal suo datore di lavoro: ha ricevuto una richiesta dal Conte Orlok (Max Schreck) che desidera trasferirsi proprio nella cittadina tedesca. Huttar accetta l’incarico, anche perché ha già in mente cosa potrebbe offrire al Conte: di fronte alla sua abitazione c’è un bellissima casa inabitata. Così saluta la moglie Ellen (Greta Schroeder), preoccupata e piena di oscuri presentimenti, e si mette in viaggio verso i Carpazi. Ma più si avvicina alla meta più sente un’oppressione generata anche dalle superstizioni della gente del luogo, convinta che il castello di Orlok sia posseduto da forze malvagie e che il vampiro Nosferatu si aggiri nel paese seminando morte. Finalmente Huttar arriva a destinazione. Viene accolto cortesemente dal Conte e riesce subito a concludere l’affare, ma si rende conto che in quello spettrale castello aleggia un’ombra oscura e che Orlok insolitamente dorme di giorno. Ispezionando le stanze del maniero trova una cripta e scopre che il vampiro è proprio colui che lo ospita. Fatto prigioniero, dalla finestra della sua stanza vede il Conte infilarsi in una delle bare in procinto di partire. Con orrore, Huttar pensa alla casa appena venduta che è di fronte alla sua: forse il diabolico convoglio è diretto proprio lì. Intanto, Wisborg è pervasa dall’oscurità che incombe mentre Nosferatu si avvicina…
Cast – fonte: www.comingsoon.it
Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Sezione non disponibile.
Curiosità – fonte: www.ilcineocchio.it
1. Il celebre film muto del 1922 è stato fortemente ispirato da Dracula, romanzo gotico di Bram Stoker del 1897. F. W. Murnau, per evitare di essere citato in giudizio per aver troppo copiosamente attinto dall’originale senza averne il permesso dall’autore, ha variato il finale e il nome del tenebroso conte, quivi chiamato Orlok.
2. Il suddetto romanzo ha in realtà un precedente, peraltro di notevole successo al tempo, in Il vampiro di John Polidori, scritto risalente al 1819.
3. Vi sono prototipi decisamente anteriori, a partire dai cronisti medioevali Walter Map e Guglielmo di Newburgh, che già nel XII secolo parlavano di ‘redivivi’, o non morti, in una raccolta di racconti e leggende su tale argomento. Successivamente, nell’Istria del XVII secolo le cronache locali parlano dell’apparizione di un vampiro, Jure Grando, che terrorizzava gli abitanti del luogo. In periodo Illuminista poi, nonostante la propensione a un approccio razionale, si diffusero numerose storie di avvistamenti delle suddette creature mostruose; gli scienziati del tempo cercarono di smentire la superstizione spiegando gli eventi con sepolture premature e con l’idrofobia.
4. I primi due casi di vampirismo a essere ufficialmente verbalizzati furono registrati in Prussia, e videro coinvolti i due serbi Peter Plogojowitz e Arnold Paole: il primo (1721) si narrò che, dopo essere deceduto, andò dal figlio in cerca di cibo, che fu trovato morto il giorno successivo. Il secondo si credeva fosse la causa dei misteriosi decessi dei vicini, che si diceva fossero stati causati dall’ingente perdita di sangue.
5. Si creò una controversia nel secolo dei lumi tra coloro che credevano nell’esistenza dei vampiri e coloro che sostenevano fosse solo una leggenda. La disputa cessò solo quando l’Imperatrice Maria Teresa d’Austria inviò il proprio medico personale, Gerard van Swieten, a indagare di persona sui casi di vampirismo. Egli concluse che i ‘nosferatu’ non esistevano e l’Imperatrice promulgò una legge che proibiva l’apertura e la profanazione delle tombe e dei cadaveri, ponendo fine al dibattito, sebbene la credenza popolare non si esaurì.
6. Il nome Orlok in Nosferatu il vampiro sembrerebbe una rielaborazione foneticamente affine della parola romena Ordog, ovvero Diavolo, oppure dallo slovacco Vrolok, ossia vampiro o lupo mannaro.
7. Anche Nosferatu ha origini romene, nello specifico dal termine Nosferat, ossia non-spirato, a cui è stata aggiunta la ‘u’ in maniera discrezionale; il vocabolo è altresì relabile al greco Nosophoros, portatore di pestilenza, a cui si ricollega la didascalia presente nella pellicola “Fu Nosferatu che portò la peste nel 1838 a Brema”, che ci fornisce anche indicazioni temporali.
8. Il vampirismo non viene percepito inizialmente come una vera e propria malattia. Una visione del tutto medica in chiave prettamente epidemiologica, è sviluppata invece nella serie TV The Strain da Guillermo del Toro e Chuck Hogan, dove ad alcune creature fantastiche si alterna una visione scientifica moderna. Anche in Daybreakers – L’ultimo vampiro dei fratelli Spierig e in Stake Land di Jim Mickle viene sottolineato il carattere virale del fenomeno.
9. Nella scena della locanda di Nosferatu il vampiro, il giovane Hutter, che si sta recando da Orlok per discutere del suo possibile acquisto di una proprietà immobiliare, casualmente trova un antico trattato sui vampiri, in cui scopre che il primo Nosferatu nacque nel 1445. Rappresenta un primo presagio del suo futuro nefasto incontro.
10. Il titolo del film in tedesco, Nosferatu, eine Symphonie des Grauens (letteralmente Nosferatu, una sinfonia dalle tenebre), è stato tradotto in modo vario nelle diverse lingue e nazioni in cui è stato distribuito. In Italia è comparso come Nosferatu il vampiro e tra i titoli alternativi ci sono anche Nosferatu the Vampire, Nosferatu, a Symphony of Horror e Nosferatu, a Symphony of Terror.
11. La creatura orrorifica è nata da una figura storica, Vlad III di Valacchia, membro della casata dei Drăculești, per cui il celebre appellativo Dracula è un patronimico. Tale termine potrebbe anche indicare la sua appartenenza alla Societas Draconis, ovvero dell’Ordine del Dragone.
12. In romeno, dracul sta a significare anche Diavolo, fornendo una connotazione precisa al condottiero, che assunse tre volte il titolo di voivoda (ossia principe), noto per la sua crudeltà, tanto da essere chiamato Vlad Țepeș, ossia l’impalatore, perché era avvezzo a impalare i nemici.
13. Il condottiero, considerato dai rumeni un eroe nazionale e un difensore della fede contro i turchi, ha nella maggior parte dei casi poco in comune con quello presente in romanzi e film. Non è mai stato identificato con l’impalatore (anche se nel romanzo di Bram Stoker la menzione delle battaglie combattute sulla sua terra, riferendole a un ipotetico antenato, rappresentano subito un punto di contatto).
14. La versione tedesca di Nosferatu il vampiro conteneva delle scene tagliate nelle versioni per il mercato internazionale: una era incentrata su un gruppo di giovani contadine che riempiono le strade del villaggio con loro risate mentre un prestigiatore abitante del villaggio faceva deporre alla sua gallina un flusso costante di uova, mentre una seconda riguardava la lunga cerimonia tenuta per una delle vittime della peste, forse il capitano della nave. Non v’è traccia di nessuna delle due sequenze nella sceneggiatura di Henrik Galeen, né nelle note al film di Murnau.
15. La versione francese del film, al contrario di quella germanica, corrisponde perfettamente allo script e non vi sono sequenze aggiunte o mancanti.
16. Nel 1930 uscì una versione risonorizzata di Nosferatu il vampiro con il titolo di Die Zwölfte Stunde e diretta da Waldemar Roger. Venne realizzata all’insaputa di F. W. Murnau da un negativo originale e vennero aggiunte delle scene girate ad hoc, una con protagonista Hans Behal che impersonava un prete e altre invece di carattere di tipo folkloristico-descrittivo.
17. Sono stati realizzati svariati remake, dato che Nosferatu il vampiro è stato iniziatore del filone filmico vampiresco. La più celebre rivisitazione è quella del 1979 di Werner Herzog intitolata Nosferatu, il principe della notte, con Klaus Kinski.
18. Herzog ha dichiarato nel 1998 a Terry Gross che il prototipico horror murnaiano è stato il più grande film mai realizzato nella cinematografia tedesca.
19. All’iter di ideazione e di lavorazione del film è dedicato L’ombra del vampiro di Elias Merhige (2000), in cui il cineasta interpretato da John Malkovich e Max Schreck (il Conte Orlock) da Willem Dafoe. La pellicola, che fornisce una versione romanzata dei fatti, suggerisce l’idea che l’attore fosse un vero e proprio vampiro e non un attore di teatro.
20. Il castello in cui viveva inizialmente il Conte Orlok non è un modellino, ma è il castello di Oravsky, chiamato Oravsky Zamok, ed è stato costruito nei pressi del fiume Orava in Slovacchia nel 13° secolo.
21. L’idea che la luce solare sia letale per i vampiri è stata per la prima volta nella storia del cinema introdotta in questa pellicola, con la morte di Nosferatu, tratto che verrà poi riproposto in tutta la tradizione filmica successiva.
22. Nosferatu, volutamente ammantato da un’aura di mistero, compare assai poco nello svolgimento del film, per una durata complessiva di 9 minuti.
23. Benché ambientate di notte, molte scene con il conte furono girate di giorno. Tuttavia, in un secondo momento vennero tinte di blu, che secondo la convenzione del tempo stava ad indicare per l’appunto vicende avvenute in orari successivi al calare del sole.
24. Orlok rimane affascinato dalla moglie di Hutter dopo averla vista per caso nel ritratto che il giovane porta sempre con sé nel proprio orologio.
25. Sulla Demeter, la nave che trasporta la bara di Nosferatu, si diffonde un morbo misterioso che si crede essere peste. Dopo la morte di F. W. Murnau anche i suoi resti dovevano essere trasportati via nave, ma i marinai erano terrorizzati che anche questi fosse un vampiro e si rifiutarono per lungo tempo.
26. Nel film, come nel romanzo stokeriano, viene tenuto un diario di bordo dal comandante della nave.
27. Applicando la teoria psicanalitica alla produzione filmica espressionista, Siegfried Kracauer menziona la pellicola quale traduzione insieme ad altre della connessione tra cinema di Weimar e condizione del ceto medio, che portò all’affermarsi in pochi anni del Nazismo. In film quali Il gabinetto del dottor Caligari, Homunculus, Il dottor Mabuse e in Nosferatu il vampiro stesso si celava dietro a sinistri e mostruosi personaggi, secondo il critico, la rappresentazione di “tiranni”, quali Adolf Hitler.
28. Una seconda lettura è quella di Lotte Eisner, che ritiene che l’estetica e i contenuti della soprammenzionata cinematografia siano strettamente legati ai movimenti espressionisti, di poco precedenti, sviluppatisi in ambito teatrale, in particolare da Max Reinhardt, e letterario.
29. L’estetica espressionista, come la recitazione sincopata, tratto distintivo della pellicola, sono state mutuate da F. W. Murnau proprio dalla sua precedente esperienza teatrale quale assistente all’inizio della sua carriera di Reinhardt stesso.
30. Nella traduzioni in immagini del racconto orrorifico, il regista si rifà anche alla produzione pittorica espressionista, nella fattispecie alla configurazione urbana distorsiva dei quadri di Ernst Ludwig Kirchner. Tale rappresentazione straniante della realtà traduce un vissuto problematico e doloroso, quello del pittore tedesco nel periodo precedente alla prima guerra mondiale e quello del regista durante l’ascesa del terribile regime hitleriano. Se tuttavia in altri casi, come in Il gabinetto del dottor Caligari, l’ispirazione era immediatamente visibile nella affinità a livello grafico, qui si tratta più di una ripresa dei caratteri compositivi, nel punto di vita e nella prospettiva data al fotogramma.