Morte a Venezia
Luchino Visconti crea con Morte a Venezia un’opera cinematografica che riflette il suo profondo amore per l’estetica e l’arte visiva. Basato sull’omonimo romanzo di Thomas Mann, il film esplora temi di bellezza, decadenza e mortalità con un approccio meticoloso e contemplativo. La regia di Visconti enfatizza i dettagli visivi: ogni inquadratura è studiata come un quadro, arricchita da colori pastello ed una fotografia morbida che cattura l’atmosfera decadente di Venezia. La fotografia appunto, curata da Pasqualino De Santis, è uno degli elementi chiave del film. Le luci soffuse ed i contrasti tra le architetture veneziane ed i tramonti dorati esaltano il senso di nostalgia e di malinconia. L’uso di lunghi piani sequenza e riprese statiche aumenta l’intimità dello spettatore con i tormenti del protagonista. La colonna sonora è dominata dall’Adagietto della Sinfonia n. 5 di Gustav Mahler, che diventa un vero e proprio leitmotiv. La scelta è perfettamente in linea con l’intensità emotiva del film: il brano comunica la struggente bellezza della giovinezza ed il peso ineluttabile della decadenza. Straordinarie le interpretazioni! Dirk Bogarde offre una performance magistrale nel ruolo di Gustav von Aschenbach, qui un compositore mentre nel libro uno scrittore, che lotta con il desiderio, la moralità e la malattia. Il giovane Björn Andrésen, nel ruolo di Tadzio, incarna l’ideale della bellezza classica, diventando una figura quasi eterea ed inaccessibile. L’ossessione di Aschenbach per la bellezza ideale rappresentata da Tadzio si intreccia con il tema della caducità della vita. Inoltre, il film è un’esplorazione viscerale della consapevolezza della propria mortalità, con Venezia che funge da metafora del declino. Aschenbach è dilaniato tra i suoi desideri proibiti ed il rigore morale che si è imposto. Molti critici hanno elogiato il film per la sua fedeltà allo spirito del romanzo, pur con libertà creative che lo rendono un’opera autonoma. Alcuni spettatori possono trovarlo lento o eccessivamente stilizzato, ma la sua bellezza visiva e la profondità tematica lo consacrano come un grande classico del cinema.
Trama – fonte: www.comingsoon.it
Morte a Venezia è un film del 1971 diretto da Luchino Visconti, tratto dall’omonimo romanzo di Thomas Mann (1921). Il compositore Gustav von Aschenbach (Dirk Bogarde) si reca a Venezia nel 1911 per un periodo di riabilitazione dopo alcuni problemi cardiaci. Il musicista cinquantenne arriva da Monaco, a pezzi fisicamente ed emotivamente: l’uomo è infatti in piena crisi artistica e intellettuale. Gustav alloggia nel sontuoso Hotel des Bains del Lido e fa conoscenza con una numerosa famiglia aristocratica polacca. Resta profondamente colpito dal maggiore dei quattro fratelli, l’enigmatico ed efebico Tadzio (Björn Andrésen), un giovane bellissimo, dai lineamenti delicati. Pur senza conoscerlo né rivolgendogli mai la parola, il musicista sente nascere in sé impulsi che vorrebbe reprimere. Turbato nell’animo, decide di assecondare e vivere i propri sentimenti, ma rimanendo silenziosamente vicino al ragazzo, in contemplazione di quello che gli sembra essere l’ideale estetico che ha caparbiamente inseguito per tutta la vita. Intanto a Venezia scoppia un’epidemia di colera…
Cast – fonte: www.comingsoon.it
Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Il film ottenne una candidatura agli Oscar del 1972:
- Nomination Migliori costumi a Piero Tosi
Curiosità – fonte: www.davinotti.com
1 – Tra gli interpreti non accreditati c’è anche Nicoletta Elmi.
2 – Miguel Bosè ha rivelato che Luchino Visconti aveva pensato a lui per il ruolo di Tadzio (poi assegnato a Björn Andrésen), ma non se ne fece nulla a causa dell’opposizione del padre del cantante, il torero Luis Miguel Dominguín.
3 – Secondo quanto ci racconta Gilbert Adair in un suo libro, The Real Tadzio, la figura di Tadzio si ispira a un ragazzino realmente esistito. Si chiamava Wladislaw Moes, detto Wladzio, o semplicemente Adzio, polacco, di nobile famiglia. Aveva undici anni durante la cruciale estate veneziana del 1911, quando Thomas Mann lo vide, vestito, come nel film, alla marinara e ne fece il motore della sua storia d’amore e di morte. Wladislaw ha attraversato gli anni cupi del comunismo polacco. Solo tardi ha scoperto di essere stato raccontato nel film di Visconti. E’ morto nel 1986.