Metropolis
Metropolis di Fritz Lang è uno dei capolavori indiscussi del cinema espressionista tedesco e del cinema muto in generale, considerato rivoluzionario per la sua estetica, per la visione del futuro e per i temi sociali che affronta. Uscito nel 1927, il film combina tecnologia ed arte in un modo allora senza precedenti, facendo da apripista per i futuri film di fantascienza. Lang, con la sua regia, ci trasporta in una società distopica iper-industrializzata. La sua visione di una città del futuro è incredibilmente potente, con ambientazioni che ancora oggi appaiono innovative e sono fonte d’ispirazione per molti registi contemporanei. Lang utilizza il contrasto tra ombre profonde e luci accecanti, tipico dell’espressionismo, per creare un’atmosfera cupa che riflette il conflitto sociale e morale della storia. La scenografia è uno dei punti di forza del film: con imponenti grattacieli e macchinari futuristici, la città di Metropolis sembra un organismo meccanico in cui le masse di lavoratori sono ridotte ad ingranaggi di un’enorme macchina. Gli effetti visivi, per l’epoca, erano estremamente avanzati, con tecniche come il “Schüfftan Process” per sovrapporre modelli e persone reali in un’unica immagine. Questo rendeva le ambientazioni monumentali e conferiva un senso di scala unico, un aspetto che ha influenzato generazioni di film di fantascienza. Uno dei messaggi più forti di Metropolis è la critica alle disuguaglianze sociali ed al rapporto tra tecnologia ed umanità. Lang dipinge una società in cui la classe dirigente vive una vita agiata mentre i lavoratori sono sfruttati fino all’osso. La storia si snoda intorno alla tensione tra cuore e mente, ovvero tra sentimenti e razionalità, con un messaggio chiave: la necessità di trovare un ponte tra le due classi sociali, rappresentato simbolicamente dal “cuore”. Sebbene il film fosse muto, la colonna sonora è una componente fondamentale. La partitura originale di Gottfried Huppertz intensifica le emozioni, scandendo i momenti di tensione, di tragedia e di speranza. In tempi più recenti, varie reinterpretazioni musicali di Metropolis hanno cercato di rendere l’esperienza ancora più immersiva. L’influenza di Metropolis si estende oltre il cinema: dall’arte alla letteratura fino alla cultura pop, le sue immagini iconiche, come il robot Maria e la città futuristica, sono diventate simboli della fantascienza distopica. Il film ha ispirato cineasti come Ridley Scott per Blade Runner e George Lucas per Star Wars, e continua ad essere uno dei riferimenti principali quando si tratta di esplorare temi come l’alienazione, il progresso tecnologico e le tensioni sociali. In sintesi, Metropolis è una pietra miliare, un’opera in cui la tecnologia, l’arte e la filosofia si incontrano per offrire una visione complessa, all’epoca avanguardistica, del futuro dell’umanità.
Trama – fonte: www.comingsoon.it
Metropolis, è un film muto del 1927 diretto da Fritz Lang, tratto dal un romanzo di Thea van Harbou. Lang ambienta il film in un futuro oscuro e asfissiante, nel 2026, in una tentacolare Metropolis. La megalopoli, ostenta grattacieli altissimi tra i quali si incrociano ardite sopraelevate percorse da futuristiche vetture. Gli abitanti sono ricchi nullafacenti ingordi di agi e lussi. Ma la parte inferiore della città nasconde un orrore: proletari che lavorano incessantemente e in condizioni sovrumane come schiavi. In quell’inferno si aggira un angelo, la dolce e mite Maria (Brigitte Helm) una giovane che incoraggia gli operai inducendoli a confidare nella provvidenza; oltre a ciò si prende cura dei loro bambini. Un giorno li conduce a vedere un meraviglioso giardino “nella città di sopra”. Qui incontra John (Gustav Frohlich), figlio del padrone assoluto di Metropolis, Freder Frederer (Alfred Abel). Il ragazzo ne rimane profondamente colpito e seguendola scopre i sotterranei e gli uomini ridotti in schiavitù. La sua vita cambia quando decide di entrare nella realtà del sottosuolo e comincia a farne parte. Cerca la sua amata ma non la può trovare: è stata rapita per ordine di Frederer da uno scienziato con il compito di mettere a punto un Androide identico a Maria che dovrebbe dividere gli operai, ma in realtà, il suo creatore, se ne servirà per fomentare la sommossa con lo scopo di strappare il potere a Frederer.
Metropolis assisterà a scenari disastrosi, la donna robot guiderà una rivolta, le fabbriche si fermano, la città rischia il collasso e gli operai la vita.
Cast – fonte: www.comingsoon.it
Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Nessun riconoscimento rilevante!
Curiosità – fonte: www.ilcineocchio.it
1) Secondo le parole di Lang stesso, Metropolis sarebbe nato dalla visione dei grattacieli di New York nel 1924, mentre il regista era in viaggio per conto della casa di produzione tedesca UFA negli Stati Uniti, alla volta di Hollywood. Da tale suggestione visiva è scaturita l’estetica e la configurazione architettonica della città del futuro.
2) La suddetta non è però l’unica fonte di ispirazione. La pellicola si rifa a molteplici tematiche allora in voga nella cinematografia tedesca, tra cui l’inventore scellerato, tra Il Gabinetto del Dottor Caligari (1920) e Il dottor Mabuse (1922), la lotta di classe della trilogia di Friedrich Kaiser (Korolle, Gas I, Gas II), la danza macabra di Das Salzburger große Welttheater (1922) di Hugo von Hofmannsthal, la distruzione delle macchine in Die Maschinenstürmer (1922) di Ernst Toller e il robot ricalca la figura dell’automa dalle fattezze umane simile a Homunculus (1916) di Otto Rippert. Infine, sembra ripreso in maniera ancor più diretta Algol (1920) di Hans Werckmeister, dramma espressionista in cui è presentata una società rigidamente stratificata e sottoposta al dominio delle macchine.
3) La configurazione cittadina diviene in tale contesto rappresentazione di un futuro distopico, un’utopia negativa, in cui gli ambienti ricalcano una netta strutturazione sociale: a livello superiore abbiamo i grattacieli, al di sotto gli spazi cittadini – quali il Club dei Figli a Yoshiwara, la casa di Rotwang… -, al di sotto c’è la fabbrica e sotto ancora i dormitori degli operai. Infine c’è la Città dei morti, il conglomerato di catacombe dove Maria tiene i suoi comizi. Nonostante in ricorso a molti elementi visivi e recitativi afferenti all’intemperia espressionista, il regista ha previsto sin dal principio Metropolis quale un film destinato al grande pubblico, inserendo perciò molti ingredienti narrativi tipici del feuilleton, accompagnato da molteplici caratteri spettacolari e drammatici che potessero intrattenere lo spettatore comune.
4) La versione integrale di Metropolis, di 4.189 metri di pellicola, è perduta per sempre ed è stata vista solo a Berlino nel gennaio 1927, forse a Stettino, per poi scomparire nella distruzione degli archivi della casa di produzione durante la Seconda Guerra Mondiale. La copia originale fu tagliata dalla UFA nei mesi immediatamente successivi di un quarto a 3.241 metri poi subì un ulteriore rimaneggiamento per la distribuzione americana e fu ridotta a 3.100 m., motivando tali tagli con il carattere “ingenuo” delle sezioni eliminate ex post. Tuttavia la copia che circola nel secondo dopoguerra è ancora più limitata, di 2.530 m., ovvero quella acquistata nel 1936 dal MOMA.
5) Il film che noi possiamo vedere è frutto di restauri, in cui è stato essenziale il lavoro di ricerca di Enno Patalas e che hanno nel tempo aggiunto ulteriori sequenze alla suddetta, ritrovate in varie altre versioni custodite nelle cineteche di tutto il mondo. Si tratta però di una versione comunque molto più breve di quella inizialmente prevista da Lang, di soli 3.170 metri, quindi quasi 1.000 m. in meno.
6) Il materiale eliminato riguardava anzitutto una sequenza nella casa di Rotwag, davanti alla statua di Hel, in cui si mostrava più diffusamente il monumento e il suo basamento, su cui era scritto il nome della donna. Il punto è che in tedesco “inferno”, si dice Hölle, ma in inglese è Hell, per cui la nomenclatura avrebbe suscitato il riso degli spettatori (almeno a quanto riportato dall’articolo di Randolph Bartlett del New York Times del 13 marzo 1927).
7) Gli altri tagli concernevano in particolare i personaggi di Josaphat, Schmale e Georgy e soprattutto fu ridotta all’essenziale la descrizione della vita e quotidianità a Metropolis, poiché ritenuto poco rilevante rispetto allo sviluppo della narrazione, ma che rappresenterebbe in realtà un documento inestimabili.
8) Nella versione estesa non esistevano solo due strati sociali, i milionari e il proletariato industriale, ma anche una classe media, descritta in passaggi poi per sempre eliminati e testimonianza di una molto maggiore complessità rispetto alla più elementare dicotomia a noi pervenuta.
9) Molteplici sono le scene in cui i personaggi agivano in mastodontici scenari archittonici; per realizzare tali riprese si ricorreva al cosiddetto metodo Schüfftan, da Eugen Schüfftan, un direttore della fotografia tedesco che lo inventò negli anni ’20. Si tratta di un trucco cinematografico che utilizza uno specchio bi-riflettente posto a quarantacinque gradi davanti all’occhio della macchina da presa, che proietta in tal maniera l’immagine di oggetti in miniatura o immagini poste frontalmente (fuori campo), ingrandendole. Rastremando le sezioni della superficie specchiata in cui si decide di introdurre personaggi reali è possibile fare agire all’interno delle parti miniate gli attori; una ulteriore lente posta tra il modellino e la cinepresa integra la differenza focale e armonizza i differenti elementi dell’inquadratura, ricreando ambientazioni grandiose con un notevole risparmio e altrimenti di difficile costruzione.
10) La realizzazione degli scenari era comunque complessissima e richiedeva ore e ore di lavoro. Addirittura, nella scena dell’esplosione della sala macchine la costruzione e la preparazione dei modellini è durata quattro settimane e la sequenza doveva per forza venire bene al primo colpo! Del girato è successivamente stato usato solo un minuto e mezzo.
11) In altri casi, come nella panoramica dei giardini dell’Eden, si ricorreva a scenari prospettici dipinti. Essendo però questi di dimensioni molto ridotte, per dare l’idea del movimento, non era la macchina a muoversi, ma il fondo.
12) Per animare la donna-macchina Maria il regista e il suo team sono ricorsi ai mezzi più disperati: nella scena in cui l’automa prende vita sprizzando scintille, poi avvolta da una luce intensa e circondata da una sorta di fascio di corrente elettrica, vengono usati crusca, pasta di sapone, strie ottiche di rifrazione, disegni sovraimpressi e apparecchiature sperimentali costruite ad hoc. E’ stata usata infine la chimica fotografica e alcuni fotogrammi sono stati impressi anche trenta volta…
13)Lang, definito più volte “regista autoritario” dirigeva gli attori in maniera assai invasiva; in un procedimento per mimetismo, lui stesso interpretava i gesti e i movimenti, drammatizzati e dalla stilizzazione espressionista, desiderando che questi poi li riproducessero sulla scena.
14) Brigitte Helm, colei che ha impersonato Maria e la sua replica robotica, pone in essere volontariamente una duplice e antitetica recitazione, cercando di caratterizzare in maniera forte soprattutto l’automa, ricorrendo all’antinaturalismo desunto dal modello espressionista e d’avanguardia.
15) Metropolis rappresenta il primo grande film sulle problematiche connesse al mondo del lavoro e della produzione contemporanea: uno dei principali filoni di significazione del film è infatti la resa della meccanizzazione dell’industria di tipo fordiano, universo semantico che viene richiamato sin dai primi fotogrammi del film secondo un processo di correlativo oggettivo.
16) Il movimento, la marcia meccanica dei lavoratori, ha allora la funzione di definizione spaziale, delinea le distanze e le dimensioni, ma al contempo è leggibile anche in chiave allegorica, connotativa dell’automazione e reificazione dell’elemento umano nella moderna macchina produttiva.
17) La monumentalizzazione dello spazio filmico, che mira a iscrivere lo storico contingente nell’atemporale, nel mito, procede secondo uno schema visivo duplice già sperimentato nel precedente teatro espressionista reinhardtiano, in un processo di stilizzazione, pietrificazione, dell’umano e insieme di accrescimento, ipersignificazione, della componente architettonica.
18) Si tratta di un vero e proprio Bildungs Roman: Freder (Gustav Fröhlich) attraverso il suo innamoramento per Maria affronta diverse peripezie, muta la sua percezione di realtà prima superficiale ed edonista e giunge a una nuova consapevolezza dei problemi dei lavoratori e della loro condizione. Alla fine della pellicola sarà profondamente mutato.
19) L’intero funzionamento della metropoli è basato dunque su un complesso meccanico, ma non solo, vi si accompagna una forte componente magica, chiaramente rappresentata dal pentagramma visibile sulla nuova Torre di Babele, ossia il centro del potere. Questo elemento occulto è poi ripreso nella casa di Rotwang e allo stesso tempo indica una natura ambigua, oscura e misteriosa della città stessa.
20) Tale personaggio, la sua caratterizzazione, è direttamente collegato alla sua abitazione: Rotwag, mago misterioso venuto da lontano abita in un edificio tardo gotico in profondo contrasto con il resto dell’urbanistica, dominata da grattacieli. Tale dimora, prima abitata da un mago venuto dell’Oriente, fu poi lasciata vuota per lungo tempo, nessuno poteva insediarvisi, né distruggerla, poi arrivò Rotwag e ne prese subito possesso.
21) Metropolis serba, dietro una parvenza futuristica, una tipografia misterica e per nulla lineare; celata alla vista esiste una complessa ragnatela di primitivi collegamenti che dalla parte superiore si connettono alle catacombe e alla Città dei Morti, ai dormitori dei lavoratori e alla città sotterranea; al centro di questo articolato complesso di connessioni vi è la casa di Rotwang. Se all’apparenza tale struttura può sembrare illogica, in realtà è funzionale a delineare quel nucleo magico e occulto della città che ne rappresenta la parte più oscura, a cui si accede da delle scale presenti nell’abitazione dell’alchimista.
22) Il robot Maria, incarnazione della lussuria più smodata, mette in scena una danza carnale che scatena una contesa ferina tra i suoi spettatori, tutti uomini, in una menzione della Meretrice di Babilonia. Nella sequenza, l’automa appare a cavallo di una creatura mostruosa che richiama l’Apocalisse di Giovanni.
23) Si scatena una ribellione operaia, che porta alla distruzione della Hertzmachine, il cuore elettrico della città e causa della oppressione dei suddetti. Tuttavia Lang non si presta al semplice messaggio rivoluzionario, ma il suo film cela una maggior complessità nelle dinamiche sociali: infatti distrutti il nucleo della Metropolis superna, anche loro risentono delle terribili conseguenze del loro gesto. Tutti sono interdipendenti in un unico organismo.
24) Il film riprende la partitura di un’opera lirica, ha un “Prologo”, che comprende la prima metà della sua durata e presenta i presupposti che precedono il tragico declino degli eventi, un breve “Intermezzo”, infine un “Furioso” che contiene le scene finali.
25) Fu la prima pellicola ad essere inserita nel registro Memoria del mondo dell’UNESCO (1992) col fine di salvaguardare le opere documentarie più importanti dell’umanità.
26) Il film costò più di cinque miliardi di marchi determinando il fallimento della UFA e la sua vendita al nazista Alfred Hugenberg, da cui poi fu utilizzata per alimentare la macchina di propaganda.
27) La pellicola ha lasciato un segno indelebile nella produzione successiva, influenzando con la sua iconografia alcune delle pietre miliari della storia del cinema, tra queste Blade Runner, Terminator, Brazil, Guerre stellari, Il quinto elemento, RoboCop e Matrix. Inoltre, l’immaginario creato da Lang si è espanso anche nei video musicali, basti pensare a Radio Ga Ga dei Queen, e del fumetto, la città di Superman non a caso si chiama Metropolis e esiste un manga omonimo di Tezuka, da cui è stato tratto un anime, che propone una rilettura del classico muto.