La donna che visse due volte
La donna che visse due volte è il film capolavoro che segna una nuova tendenza nel cinema firmato Hitchcock. sir Alfred, infatti, focalizza e canalizza tutte le sue attenzioni ed i suoi sforzi sul suo mero gusto personale, senza preoccuparsi delle attese delle major e del gusto del pubblico. Un film complesso e ricco di emozioni, caratterizzato da generi che si intersecano fra loro, capace di creare quel senso di “vertigine” nello spettatore, che registicamente viene definito “effetto Vertigo”: realizzato mediante una carrellata indietro e contestuale zoom in avanti, crea, a livello visivo, la paura dell’altezza che colpisce il protagonista Scottie (un ottimo James Stewart). Anche il rapporto che instaura con Madeleine (Kim Novak) non fa che acuire la sua fobia: la sua presunta morte lo lascia destabilizzato al punto da credere di vederla in ogni angolo della città. L’incontro con Judy, che sappiamo essere Madeleine grazie al geniale flashback messo in atto da Hitchcock, colpisce profondamente Scottie, che rievoca nuovamente l’idea di cui si era innamorato, il riflesso del suo desiderio più grande: quando Judy si presenta con lo chignon tipico di Madeleine, Scottie, con le lacrime agli occhi, rivede in piedi dinanzi a sè la donna che ha tanto amato. Il regista e maestro inglese ci ha da sempre abituati che nulla viene lasciato al caso. Infatti, ne è una piena dimostrazione la scelta cromatica fatta per gli abiti e le scenografie. Un ruolo dominante viene riservato al colore, in cui spiccano il rosso ed il verde. Verde è inizialmente il colore di Madeleine, il colore dell’abito che indossa al suo primo ingresso in scena, capace di mettere in risalto la sua carnagione chiara ed il biondo platino dei suoi capelli. Rosso è invece il colore associato a Scottie. La magia si ha nel momento in cui i due protagonisti iniziano ad avvicinarsi al punto da innamorarsi l’uno dell’altro, qui i colori iniziano ad avere un’inversione della cromia: dopo la morte di Madeleine, il verde ritorna dominante mediante luci al neon, assumendo così un valore spettrale ed inquietante, come se Judy/Madeleine tornasse dal regno dei morti. E mentre il verde diventa, così, il colore dell’oscuro, dell’ignoto, il rosso si erge a simbolo dell’ossessione e dell’amore che Scottie prova per la donna. Ciliegina sulla squisita torta è il colore dell’abito indossato dalla protagonista prima di cadere dal campanile, ovvero nero, nero come un destino già scritto. Come mostra anche solo questa scelta cromatica, questo capolavoro, l’ennesimo di sir Alfred Hitchcock, è senza dubbio uno dei suoi film più complessi, in cui il regista inglese si è divertito a mescolare l’aspetto registico a quello psicologico, creando non solo uno dei film più apprezzati da pubblico e critica, ma un lavoro che viene studiato ed analizzato in continuazione, ancora oggi. La donna che visse due volte è una pellicola intramontabile, dove ogni volta che si rivede, si possono cogliere nuovi aspetti e sfumature non notate. Capolavoro assoluto!
Trama – fonte: www.comingsoon.it
La donna che visse due volte, è un film thriller del 1958, diretto da Alfred Hitchcock, tratto dal romanzo “D’entre les morts” (1954), scritto da Thomas Narcejac e Pierre Boileau. L’agente di polizia, John “Scottie” Fergus (James Steward), durante un inseguimento sui tetti dei grattacieli di San Francisco, ha un incidente: resta aggrappato ad un cornicione, soffre di vertigini e rimane completamente paralizzato dalla paura. Un suo collega, nel tentativo di salvarlo, precipita nel vuoto e muore. Questo tragico evento cambia la vita di Scottie che lascia la polizia. Un suo ex compagno di college, ricco costruttore navale, Galvin Elster, gli chiede di assumere l’incarico di vigilare sulla sua bellissima moglie Madeleine (Kim Novak), la quale, da qualche tempo ha degli atteggiamenti molto particolari, strane ossessioni, incline al suicidio. Il marito teme che stia diventando pazza. La donna crede di essere la reincarnazione della bisnonna materna, Carlotta Valdes, la quale, abbandonata dall’amante e privata della figlia nata dalla loro relazione, muore suicida a 26 anni, la stessa età di Madeleine. Scottie è scettico, esitante, ma quando Elster gli mostra Madeleine rimane folgorato e accetta l’incarico. Fra tensioni psicologiche e colpi di scena, si sviluppa una storia complessa che vede Scottie assumere le vesti di un fedele innamorato che disperatamente, cerca di convincere Madeleine ad accettare il suo aiuto per guarire dalle sue ossessioni. Ma tutto il suo impegno non potrà evitare l’evolversi di incubi e di “vertigo” che vedranno Scottie in uno stato di assoluta impotenza.
Cast – fonte: www.comingsoon.it
Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Il film ottenne due nomination alla notte degli Oscar del 1959:
- Nomination Miglior scenografia a Sam Comer, Henry Bumstead, Hal Pereira, Frank R. McKelvy;
- Nomination Miglior suono a George Dutton.
Curiosità – fonte: www.film.it
1. Inizialmente, Hitchcock avrebbe voluto portare sul grande schermo un romanzo giallo scritto da una coppia di autori francesi, Pierre Boileau e Thomas Narcejac: Celle qui n’était plus. Il libro, tuttavia, fu trasposto al cinema nel 1955 dal regista francese Henri-Georges Clouzot con uno dei suoi capolavori, I diabolici. In compenso, Boileau e Narcejac decisero di scrivere un altro romanzo apposta per Hitchcock, D’entre les morts, e da questo libro fu poi tratto La donna che visse due volte, in cui l’ambientazione fu però spostata da Parigi a San Francisco.
2. Kim Novak, per la quale questo film rappresentò l’apice della carriera, non era la prima scelta per il ruolo di Madeleine: Hitchcock, infatti, voleva scritturare Vera Miles (che aveva già recitato per Sir Alfred nel film Il ladro), la quale tuttavia rimase incinta poco prima dell’inizio delle riprese e dovette rinunciare alla parte. Vera Miles sarebbe tornata a collaborare con Hitchcock due anni più tardi, interpretando Lila Crane in Psycho. In alcune interviste successive, lo stesso Hitchcock avrebbe espresso alcune perplessità sulla scelta di Kim Novak e di James Stewart come protagonisti del film, ritenendoli addirittura poco adatti ai rispettivi ruoli, nonostante entrambi abbiano contribuito a rendere La donna che visse due volte un capolavoro assoluto.
3. La leggendaria costumista Edith Head, una delle più grandi artiste della Hollywood classica, disegnò gli abiti del personaggio di Madeleine con l’obiettivo di conferirle un’apparenza misteriosa e sottilmente inquietante: ad esempio, il celebre completo grigio indossato dalla donna fu scelto apposta per il suo colore spento, in netto contrasto con la capigliatura biondissima di Kim Novak e con i colori più accesi che avrebbe indossato l’attrice nelle scene successive del film.
4. La missione spagnola di San Juan Batista, che si trova ancora oggi nei pressi di San Francisco, è lo scenario di due fra le sequenze più famose del film; tuttavia, a differenza di ciò che vediamo sullo schermo, la missione non ha affatto un campanile. Il campanile da cui si lancia Madeleine fu aggiunto infatti all’immagine di San Juan Batista grazie a degli effetti speciali.
5. Nel film, il senso di vertigine che assale il personaggio di Ferguson è espresso attraverso un’eccezionale trovata registica: il famosissimo zoom in avanti e all’indietro. Questa tecnica fu ideata per il film dal cameraman di seconda unità Irmin Roberts (non accreditato ufficialmente); lo zoom in verticale nella scalinata del campanile di San Juan Batista, in uno dei momenti clou del film, richiese un costo da record di 19.000 dollari per appena due secondi di pellicola. Hitchcock avrebbe voluto utilizzare lo stesso espediente già diciotto anni prima per il film Rebecca, ma le tecniche in uso all’epoca non glielo consentirono.
6. La famosissima colonna sonora del film fu composta da Bernard Herrmann, storico collaboratore di Hitchcock, che si ispirò alle melodie e alle atmosfere cupe e romantiche dell’opera di Richard Wagner Tristano e Isotta. Parte delle musiche de La donna che visse due volte sono state inserite, nel 2011, anche nella colonna sonora del pluripremiato film The Artist.
7. L’hotel in cui Ferguson ritrova Madeleine, chiamato nel film Empire Hotel, è in realtà lo York Hotel, ma dopo l’uscita de La donna che visse due volte fu rinominato Hotel Vertigo, in onore dell’opera di Hitchcock. Attualmente è ancora esistente, e si trova al numero 940 di Sutter Street, al centro di San Francisco. La camera occupata da Madeleine è la numero 501, e conserva ancora oggi parte dell’arredamento che vediamo nel film.
8. I magnifici titoli di testa del film e il suggestivo poster originale furono realizzati da Saul Bass, considerato per decenni il più importante e stimato designer di titoli e locandine di Hollywood e frequente collaboratore di Hitchcock per molte sue produzioni. Sia nei titoli che nel poster de La donna che visse due volte ricorre l’immagine della spirale, collegata al tema della vertigine; e non a caso, perfino le elaborate acconciature di Kim Novak rimandano alla figura di una spirale.
9. Benché con il tempo sia stato consacrato come uno dei film più amati di sempre, La donna che visse due volte non divenne immediatamente un classico: all’epoca della sua uscita, infatti, riportò incassi inferiori alle aspettative, e dovette accontentarsi di due nomination all’Oscar (per la miglior scenografia e il miglior sonoro).
10. Il prestigioso American Film Institute ha ribadito in più occasioni l’imprescindibile valore artistico de La donna che visse due volte: nel 2007 il classico di Hitchcock è stato eletto al nono posto nella classifica dei cento migliori film americani di tutti i tempi, mentre un anno più tardi la pellicola ha raggiunto il primo posto nella top ten dei migliori thriller / gialli nella storia del cinema.