Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta
Nel 1981, un capolavoro del genere d’avventura diretto da Steven Spielberg esce nelle sale cinematografiche di tutto il mondo. George Lucas e Steven Spielberg decisero di riportare al cinema un genere che aveva bisogno di essere rispolverato dato che aveva perso il suo fascino tra il pubblico e fino a quel momento era stato relegato principalmente ai romanzi e ai fumetti. La crisi dei film di spionaggio, su tutti James Bond, accese le menti di Lucas e Spielberg per proporre al grande pubblico ed alla critica il genere avventura con accorgimenti che potessero coinvolgere ogni età, come un protagonista capace di simpatizzare ed empatizzare con lo spettatore, conservando il lato umano, fatto si di coraggio, ma anche di paura. Ad incarnare il professore ed archeologo Dott. Jones è uno straordinario Harrison Ford, che diviene subito un’icona dotata di cappello e frusta, capace di difendersi anche a mani nude, appassionato di storia e di occultismo, amante dell’avventura al punto da affrontare ogni pericolo per placare la sua sete di sapere, la sua curiosità. Lucas e Spielberg hanno avuto il grande merito di offrire al pubblico un eroe umano, un uomo con dei difetti ben marcati e con una mentalità ben precisa, rendendo Indiana Jones un personaggio verosimile, reale. Avventura, archeologia, richiamano tantissime ambientazioni in giro per il mondo, rendendo la storia sempre più avvincente, con un ritmo incalzante e facilitando il pubblico a calarsi nel contesto della storia. Un grande merito scenografico è il corretto uso dei costumi, perfettamente contestualizzato nella finestra storico-geografica in cui è ambientato il racconto. Quanto alla trama, si presenta come un film per famiglie, ma in realtà presenta delle scene piuttosto forti, come mummie, spiriti, luoghi angusti, bui e stretti, scene dunque capaci di trasmettere sensazioni di disagio ed angoscia allo spettatore. Non per niente è stato premiato con l’Oscar come miglior effetti speciali visivi e sonori. Indiana Jones è dunque un capolavoro del genere, capace di trasmettere allo spettatore la medesima sete di sapere, di curiosare che fa indossare i panni di Indy al Prof. Jones.
Trama – fonte: www.comingsoon.it
Indiana Jones e I Predatori dell’Arca Perduta, il film diretto da Steven Spielberg, è il primo capitolo della saga di Indiana Jones.
In questo episodio, l’archeologo Henry Jones Junior (Harrison Ford), detto Indiana, appena tornato all’Università di Princeton da una spedizione in Perù, alla ricerca di un antico idolo della fertilità, viene subito coinvolto da alcuni agenti dell’Intelligence in una missione.
L’obiettivo è quello di impedire che i nazisti si impossessino, per usarla come arma, della mitica Arca dell’Alleanza contenente i frammenti delle tavole della Legge donate al popolo di Israele da Dio attraverso Mosé.
Indiana parte subito per il Nepal alla ricerca di un medaglione che dovrebbe svelare l’ubicazione dell’Arca. Il prezioso oggetto è posseduto dal suo vecchio professore di archeologia Abner Ravenwood, che si è ritirato in Nepal dove gestisce una locanda. Arrivato nel paese asiatico l’archeologo si imbatte in Marion (Karen Allen), figlia del suo insegnante che gestisce la locanda dopo la morte del padre, con la quale in passato ebbe una relazione, ma il fascino di Indiana ha ancora presa sulla giovane donna e riesce a persuaderla a cedergli il medaglione con il quale sparisce immediatamente.
Marion decide di seguire Indiana in Egitto in seguito all’incendio della sua locanda provocato da un gruppo di nazisti giunti in Nepal anche loro per il medaglione.
Arrivato nella terra dei Faraoni il nostro eroe inizia a vivere un’avventura dietro l’altra cercando di anticipare le mosse dei nazisti infiltrandosi negli scavi, scoprendo il “Pozzo delle Anime” dove dovrebbe essere sepolto l’oggetto dei desideri e sogno di tutti gli archeologi.
Cast – fonte: www.comingsoon.it
Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Il film ottenne ben nove candidature ai Premi Oscar del 1982, portandosi a casa cinque statuette:
Miglior scenografia a Michael Ford (II), Leslie Dilley, Norman Reynolds
Miglior montaggio a Michael Kahn
Miglior suono a Roy Charman, Bill Varney, Steve Maslow, Gregg Landaker
Migliori effetti speciali visivi a Joe Johnston, Richard Edlund, Kit West, Bruce Nicholson
Migliori effetti speciali sonori a Ben Burtt, Richard L. Anderson
Le altre nomination furono:
Nomination Miglior film
Nomination Miglior regia a Steven Spielberg
Nomination Miglior fotografia a Douglas Slocombe
Nomination Miglior colonna sonora a John Williams
Curiosità – fonte: movieplayer.it
1 – MAGNUM JONES?.
Sebbene Harrison Ford fosse da sempre la scelta preferita di Spielberg per il ruolo di Indy, Lucas si oppose inizialmente all’idea poiché, avendo già diretto l’attore in American Graffiti e Guerre stellari, non voleva che si instaurasse una partnership più o meno permanente come quella che all’epoca legava Martin Scorsese e Robert De Niro. Furono quindi provinati diversi attori, e a spuntarla fu Tom Selleck. Peccato che lui fosse già sotto contratto per Magnum P.I., il che lo costrinse a rinunciare alla parte (anche se, ironia del fato, le riprese della serie iniziarono dopo quelle de I predatori dell’arca perduta). Lo stesso Selleck ironizzò successivamente sulla situazione proprio in un episodio di Magnum P.I., dove il protagonista si veste esattamente come Indy. Anche Danny DeVito, la prima scelta di Spielberg per il ruolo di Sallah, dovette rifiutare la proposta a malincuore a causa di impegni televisivi (in quegli anni recitava nella sitcom Taxi), ma si rifece alcuni anni dopo con una parte simile in All’inseguimento della pietra verde.
2 – L’IMPORTANZA DEL NOME.
Inizialmente il protagonista del franchise doveva chiamarsi Indiana Smith, almeno nelle intenzioni di Lucas, prima che Spielberg suggerisse il cognome Jones. Per il nome di battesimo del personaggio il suo creatore si ispirò al proprio cane, già usato come modello fisico per Chewbacca. Questo dettaglio fu incorporato nella sceneggiatura di Indiana Jones e l’ultima crociata, dove si scopre che Indy in realtà si chiama Henry Jones Jr. e scelse di farsi chiamare come il proprio animale domestico (una rivelazione alla quale Sallah reagisce con una fragorosa risata).
3 – DISSENTERIA, PORTAMI VIA.
Durante le riprese del primo capitolo in Tunisia (scelta per rappresentare l’Egitto perché più economica e nel film non si vedono monumenti riconoscibili come le piramidi) praticamente tutti gli interpreti e i tecnici dovettero fare i conti con gli effetti collaterali della cucina locale. È entrato nella storia l’aneddoto secondo il quale la celebre scena di Indy che spara allo spadaccino doveva in realtà essere un duello ad armi pari e fu modificata perché Ford stava troppo male per girarla come previsto, ma anche John Rhys-Davies (Sallah) ha raccontato di come, girando una scena, abbia dato sfogo a certe necessità fisiche davanti a tutti senza preoccuparsi dell’imbarazzo pubblico. Pare che l’unico ad essere uscito incolume da quel periodo di riprese sia Spielberg, il quale si salvò portandosi dall’America lattine su lattine di cibo in scatola.
4 – OMAGGIO RECIPROCO.
Tra le varie fonti di ispirazione per Lucas e Spielberg, oltre ai film seriali che guardavano da ragazzi, c’erano anche i fumetti Disney scritti e disegnati da Carl Barks, che spesso e volentieri rendeva Paperino e i nipoti protagonisti di avventure mirabolanti. La major ha ricambiato il favore omaggiando Indiana Jones in ben due delle sue serie televisive animate alla fine degli anni Ottanta: in Cip&Ciop agenti speciali l’abbigliamento di uno dei due scoiattoli si rifà esplicitamente a Indy (l’altro invece si veste come il protagonista di Magnum P.I.) e in un episodio di DuckTales – Avventure di paperi il pilota Jet McQuack esclama “Serpenti! Io odio i serpenti! Ah no, quello è un altro!“.
5 – IL SALUTO DIFFICILE.
La celebre scena del primo film dove la scimmia fa il saluto nazista fu girata da George Lucas (regista di alcune sequenze della seconda unità) e richiese cinquanta ciak prima che l’animale – che in realtà stava cercando di afferrare della frutta fuori campo – muovesse il braccio nel modo giusto. L’altro momento fondamentale di questa scena, quando la scimmia dice nella propria lingua “Heil Hitler!“, fu invece frutto del lavoro di Frank Welker, attore e doppiatore notissimo per la sua capacità di saper imitare perfettamente i versi di qualunque animale (successivamente ha prestato la voce ad altre due celebri scimmie: Abu in Aladdin e, dal 2006, Curious George).
6 – PROBLEMI DI CENSURA.
In due occasioni la saga ha creato problemi alla Motion Picture Association of America, l’organo che, tra le altre cose, decide i limiti di età per i film negli Stati Uniti. La prima volta fu necessario ritoccare leggermente una scena – quella del volto liquefatto al termine del primo episodio – per evitare il visto R (vietato ai minori di 17 anni non accompagnati) e ottenere il PG (sconsigliato ai bambini piccoli). Tre anni dopo, invece, sia Indiana Jones e il tempio maledetto che Gremlins – prodotto da Spielberg – furono criticati per i contenuti inadatti al pubblico più giovane, ma uscirono lo stesso con il visto PG. Una controversia che portò lo stesso Spielberg a suggerire alla MPAA di creare un “divieto” intermedio, per quei film che non sono né per bambini né esplicitamente destinati agli adulti. Nacque così il PG-13 (sconsigliato ai minori di 13 anni), il visto che oggi viene tradizionalmente assegnato alla maggior parte dei blockbuster.
7 – MA CHE LINGUA PARLANO?.
Quando I predatori dell’arca perduta uscì per la prima volta in Germania, la versione originale inglese dovette essere parzialmente ridoppiata perché le battute in tedesco dei nazisti erano spesso sgrammaticate (poiché, come spesso capitava all’epoca, nessuno aveva verificato che le lingue straniere fossero usate correttamente), nonché palesemente recitate da attori con accenti americani o inglesi. Una svista corretta per l’edizione DVD e Blu-ray, dove ora tutti i tedeschi parlano nel modo giusto (un errore simile rischiò di verificarsi in un episodio di X-Files, ma uno degli attori fece correggere le parti incriminate del copione).
8 – DIVORZI E NOZZE.
Per ammissione di George Lucas, l’atmosfera eccessivamente dark del secondo film è dovuta principalmente al fatto che lui in quel periodo stesse divorziando e sfogò le proprie frustrazioni nella realizzazione del lungometraggio. Steven Spielberg, in occasione dell’uscita dei primi tre episodi in DVD, ha dichiarato di non amare particolarmente Il tempio maledetto, ma ne serba comunque un ricordo piuttosto positivo perché durante le riprese conobbe la sua seconda moglie, Kate Capshaw. Da notare che in una versione scartata della sceneggiatura del quarto film c’era un inside joke su che fine avesse fatto il personaggio della Capshaw: sposata con un regista di successo.
9 – JONES, HENRY JONES.
Steven Spielberg ha ripetutamente dichiarato di aver sempre voluto realizzare un film di James Bond e che la saga di Indiana Jones fu un modo di far avverare il suo sogno. Per il terzo episodio decise di rendere esplicito l’omaggio alla spia inglese scritturando Sean Connery per la parte di Henry Jones Sr., nonostante la differenza di età di appena 12 anni tra l’attore scozzese e Harrison Ford, perché “solo Bond può essere il padre di Indy“. Un altro rimando, più sottile, è presente nella parte finale del film, quando Henry viene mortalmente ferito e Indy deve trovare il Sacro Graal per salvarlo: la pistola usata per sparargli è una Walther PPK, l’arma prediletta dall’agente 007.
10 – DALLO SQUALO AL FRIGORIFERO.
Grazie alla quinta stagione di Happy Days nel gergo televisivo e cinematografico esiste l’espressione jump the shark (“saltare lo squalo”), riferita a quando una serie/saga raggiunge un punto di non ritorno e sprofonda nel ridicolo. Nel 2008 tale espressione è stata aggiornata in nuke the fridge, alludendo al momento (s)cult di Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo in cui Indy, per salvarsi da un’esplosione nucleare, si rifugia all’interno di un frigorifero. Una sequenza discussa e discutibile ma anche con un suo fascino e che Steven Spielberg continua a difendere, per un semplice motivo: a differenza degli alieni e altre trovate, farina del sacco di Lucas, il frigorifero è tutto suo.
Noi siamo solo di passaggio nella Storia. Questa… questa è la Storia!
Grazie per il commento e soprattutto per la frase piena di significato citata da Belloq!!! Mi raccomando, continua a seguirci e soprattutto a commentare 🙂