Il ponte delle spie
“Film fordiano, tutto girato sullo spigolo alle estremità dello specchio, alle due estremità simmetriche del ponte: il cinema di Spielberg coglie ancora una volta la Storia nell’istante del suo farsi!” (cit. sentieriselvaggi.it)
Steven Spielberg consegna al pubblico un film che ci mostra come le parole possano incidere più delle armi, se usate nel modo giusto, specie in un mondo che ci ha ormai abituati agli orrori della guerra. Il senso de Il ponte delle spie sta tutto nell’avere il coraggio di attraversare quella “frontiera” in cui l’uomo si trasforma in eroe, in icona pura da ogni peccato. Ecco il punto di vista profondamente fordiano citato dai nostri amici di sentieri selvaggi! Ispirato a fatti realmente accaduti e noti come “1960 U-2 incident“, nel Paese dei nostri amici a stelle e strisce, in cui il pilota Gary Powers, dopo aver sorvolato territori sovietici ad alta quota, viene abbattuto e catturato, mentre dall’altro lato dell’Atlantico viene arrestato l’agente Rudolf Abel, una spia sovietica utilizzata come merce di scambio per Powers. Fatti noti e narrati dallo stesso protagonista della storia, l’avvocato assicurativo James Donovan nel suo resoconto del 1964, intitolato “Strangers on a Bridge: The Case of Colonel Abel and Francis Gary Powers“. L’integrità morale, come narra Spielberg nel suo ennesimo capolavoro, di un’America che combatte una guerra ideologica con il suo alter ego d’oltreoceano, è affidata ad un comune uomo, un avvocato assicurativo di nome James Donovan (interpretato dal sempre superlativo Tom Hanks). A Donovan viene affidato il destino di un Paese, ormai in preda ai suoi malsani ideali tutti canalizzati nella difesa della propria posizione riguardo alla sfera sovietica ed all’imperante Guerra Fredda. Donovan ha difeso i medesimi interessi del governo degli Stati Uniti, ma lo ha fatto tutelando i diritti di un uomo, seguendo le regole, come sostiene nel colloquio con la CIA, sancite nella Costituzione degli Stati Uniti d’America. La prospettiva di Donovan non è solo quella di salvare la vita di un uomo, ma di ergere questa giustizia a monito per i nemici, a tutela della vita di molti americani, se catturati in terra straniera. 30 anni al posto della pena capitale al colonnello Rudolf Abel (Mark Rylance, meritatamente insignito con la statuetta per la sua straordinaria interpretazione) sono la prima grande vittoria ottenuta dall’avvocato James Donovan. Prima di un grande traguardo, ovvero il baratto umano avvenuto sul ponte delle spie: il colonnello in cambio di due vite americane. Non molto fra le righe, Spielberg con questo film enuncia come le qualità di mediatore di James Donovan siano fondamentali e necessarie al giorno d’oggi: l’arte di trattare, di scendere a compromessi, di parlare senza intimidire sono delle ormai rare qualità che i governi del mondo non apprezzano più. Ragionare e pazientare fino a che è necessario farlo è la base del film di Spielberg. Difatti, viene dedicato molto spazio ai dialoghi ed alle argomentazioni su cui viene costruita tutta la storia. Assenza di scene d’azione e ritmo lento, incidono ed enfatizzano l’arte oratoria, le atmosfere evocative e, soprattutto, la straordinaria interpretazione del cast artistico.
Trama – fonte: www.comingsoon.it
Il Ponte delle Spie è un film del 2015 diretto da Steven Spielberg. Il protagonista della vicenda è l’avvocato newyorkese James Donovan (Tom Hanks) che, nel bel mezzo della guerra fredda, si trova a dover difendere in tribunale la spia sovietica Rudof Ivanovic Abel (Mark Rylance). Nonostante Donovan sia obbligato ad assicurare al suo assistito un processo imparziale ed una difesa adeguata, lo studio legale gli impone di raggiungere un verdetto a sfavore dell’agente segreto russo. Pur sotto pressione a causa dell’impatto ideologico del processo, Donovan stringe un bel rapporto con l’accusato e, grazie alla sua arte oratoria, riesce ad evitargli la pena di morte. Quando Abel viene condannato a trent’anni di reclusione, Donovan protesta contro la corte, sostenendo che l’uomo possa essere una fonte di vitali informazioni per il governo americano. L’appello al ricorso ha esito negativo e Donovan si attira il malcontento dell’intero paese. Qualche anno dopo, tuttavia, una lettera della Germania dell’Est indirizzata ad Abel potrebbe ribaltare le sorti del condannato. I sovietici, infatti, hanno catturato il pilota Francis Gary Powell (Austin Stowell) e sono disposti ad effettuare uno scambio. Incurante dell’opinione pubblica, nonostante le forti lamentele di sua moglie, Donovan parte alla volta di Berlino per effettuare lo scambio sul Ponte di Glienicke. In Germania, tuttavia, l’avvocato viene a conoscenza dell’ingiusto arresto dello studente americano Frederic Pryor, che i sovietici hanno intenzione di strumentalizzare. Donovan si trova così a dover giocare la partita più importante della sua vita, senza stravolgere i delicati equilibri internazionali…
Cast – fonte: www.comingsoon.it
Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Il film ottenne ben sei nomination alla notte degli Oscar del 2016, portandosi a casa la statuetta come:
- Miglior attore non protagonista a Mark Rylance
Le altre nomination furono:
- Nomination Miglior film
- Nomination Miglior sceneggiatura originale a Ethan Coen
- Nomination Miglior colonna sonora a Thomas Newman
- Nomination Miglior scenografia a Adam Stockhausen
- Nomination Miglior missaggio sonoro a Andy Nelson, Gary Rydstrom, Drew Kunin
Curiosità – fonte: www.esquire.com
1. Gli argomenti del film ricalcano molto da vicino ciò che è accaduto veramente. Ad esempio il dialogo che Tom Hanks ha con Rudolf Abel ne Il ponte delle spie coincide alla perfezione con quello avvenuto tra il vero James Donovan e il suo cliente durante il primo incontro.
2. L’espediente delle monetine bucate non è un’invenzione cinematografica, era davvero questo il modo in cui le spie russe trasferivano le informazioni avanti e indietro. L’escamotage è stato scoperto per caso solo quando una di queste spie cercò di pagare usandone una.
3. I fotografi a quei tempi gettavano i loro bulbi per flash sul pavimento: le lampadine erano infatti troppo calde per essere messe in tasca e di conseguenza venivano semplicemente lasciate cadere. In alcune scene del film si creava dunque un rumore infernale sul set.
4. Per sei giorni di riprese sul Ponte di Glienicke c’è stato bisogno dell’autorizzazione di ben 23 agenzie diverse. Inoltre è costato addirittura undicimila dollari ottenere i permessi necessari in modo che potessero essere effettuate le riprese. Anche la cancelliera Angela Merkel ha visitato il set per assistere alle riprese.
5. Steven Spielberg aveva già chiesto a Mark Rylance in precedenza di lavorare con lui ne L’Impero del Sole. Rylance ha dichiarato: “Allora non avevo potuto accettare la proposta di Spielberg, quando mi ha chiesto di recitare ne Il ponte delle spie non ho avuto dubbi e ho accettato senza pensarci un secondo.”
6. Il figlio di Powers era molto preoccupato per il fatto che nel film potessero esserci delle imprecisioni rispetto alla realtà, dopotutto quella che veniva raccontata era la storia del padre. Per questo si propose come consigliere per il film, per evitare che potesse emergere dalla storia un’immagine distorta del genitore.
7. Rudolf Abel in realtà non era importante quanto il governo degli Stati Uniti aveva dichiarato ai mass media. Era un gestore di messaggi da passare alle spie ma non più di questo: in quel periodo però il governo degli Stati Uniti aveva bisogno di qualcuno che potesse incarnare il ruolo del cattivo e pensarono che lui potesse essere perfetto per l’opinione pubblica.
8. In origine era Gregory Peck a dover interpretare James Donovan. Nel 1965 infatti fu proprio lui ad imbattersi nella storia e ottenne che fosse Alec Guinnes a recitare la parte di Abel. I lavori erano in procinto di cominciare quando la MGM dichiarò che il materiale aveva una connotazione politica troppo forte per l’epoca e così il progetto fu annullato.
9. Inizialmente la colonna sonora doveva essere composta da John Williams ma fu nel marzo 2015 che venne annunciato che il compositore sarebbe stato sostituito da Thomas Newman a causa di un problema di salute. Curiosità: il 14 volte candidato agli Oscar Newman è stato introdotto nel mondo del cinema proprio da John Williams che gli chiese per primo di collaborare all’orchestrazione della colonna sonora per Il ritorno dello Jedi.
10. A progettare il muro di Berlino Est che si vede nel film è stato il designer di produzione preferito di Wes Anderson, Adam Stockhausen. Il muro è stato costruito in un’area nella parte orientale della città che all’apparenza poteva benissimo essere la Berlino Est dell’epoca.