Il labirinto del Fauno
Il momento in cui Guillermo del Toro si afferma come artista nel panorama internazionale, arriva con Il labirinto del Fauno. Un passato da cine-indipendente, arricchito da esperienze hollywoodiane ad alto budget, non potevano che condurre sulla strada del firmamento artistico di tutto rispetto, in cui dare libero sfogo alla sua più profonda poetica d’autore. E’ il 2006 quando il suo sesto lungometraggio viene presentato al Festival di Cannes, dove viene acclamato da pubblico e critica. E’ l’incipit dell’enorme incetta di premi che questa meraviglia della settima arte colleziona in giro per il mondo, calcando con successo palchi prestigiosi come quello di Hollywood, vincendo ben tre statuette come Miglior Fotografia, Scenografia e Trucco. Non a caso molti degli addetti ai lavori, giudicano Il labirinto del Fauno come il “capolavoro” di Del Toro, per il “semplice” fatto di essere riuscito a concentrare in un’unica pellicola tutta la sua poetica e la sua singolare espressione estetica. Questo film è il secondo capitolo della trilogia definita spirituale di Del Toro, ambientata sotto fattispecie fiabesca e fantastica, nello scenario della sanguinosa guerra civile spagnola. Il primo è stato La spina del diavolo (2001), che lo lanciò sul panorama internazionale come nuovo autore emergente, confermando il suo genio appunto nel 2006. 3993 è invece il titolo del terzo capitolo che ad oggi non è stato ancora girato, o forse… c’è chi pensa che il suo Pinocchio sia proprio 3993 sotto falso nome. Fatto sta, che il regista messicano dimora nel genere dark-fantasy, in cui si è ritagliato il ruolo di Gran Maestro, reinterpretando secondo la sua estetica, personaggi/mostri del mondo fumettistico e letterario, come Blade, Hellboy e Pinocchio. Del Toro sorprende tutti, specie i critici più feroci, che accostano il personaggio protagonista del film, Ofelia (Ivana Baquero) ad Alice, quella Alice nel Paese delle Meraviglie, proprio per la scissione netta che la trama mostra fra sogno e realtà. E’ evidente come l’animo personale del grande artista pervada l’intera pellicola: fotogramma dopo fotogramma, la tangibilità del suo estro è netta, e non si lascia corrompere da contaminazioni esterne che possano anche solo scalfire l’aura che è riuscito a creare. Infatti, nonostante Hollywood continuasse a spingere per un’atmosfera meno grottesca e sinistra, e per una recitazione ferrea in lingua inglese, in modo da ampliare la distribuzione al pubblico, Guillermo Del Toro non scense a compromessi e non considerò mai le pressioni, dichiarando come il suo lavoro non fosse concepito per il profitto, ma per la sua visione. Del Toro rinunciò anche al suo intero stipendio da regista pur di assicurarsi il rispetto del budget preventivato per la realizzazione del film. D’altronde, il suo labirinto del Fauno rappresenta il modo più intenso e drammatico, per descrivere il senso di mortale impotenza di fronte alla sete di potere delle dittature.
Trama – fonte: www.comingsoon.it
Il labirinto del fauno è un film del 2006, diretto da Guillermo del Toro. La vicenda è ambientata nel 1944 in Spagna dove, per contrastare la dittatura di Francisco Franco, alcuni ribelli ordiscono un colpo di stato. Il crudele capitano Vidal (Sergi López), che ha il compito di eliminare i dissidenti, ordina a sua moglie Carmen (Ariadna Gil) di raggiungerlo nell’avamposto per partorire il loro figlio. La donna porta con sé la figlia Ofelia (Ivana Baquero), nata dal precedente matrimonio. Quest’ultima, avvertendo il clima di angosciante tensione ma non comprendendone le cause data la tenera età, cerca rifugio dalla realtà, plasmando su di essa articolati sogni di fantasia. Un giorno, Ofelia entra nel labirinto della casa del capitano e si ritrova al cospetto del Fauno (Doug Jones). La creatura le rivela il suo vero passato, sostenendo che lei è la reincarnazione della principessa Moana, scomparsa molto tempo addietro. Inoltre le annuncia che, per tornare nel sottomondo e ricongiungersi a suo padre, dovrà superare le tre prove imposte dal libro magico. Tornata alla realtà, Ofelia scopre che la domestica Mercedes (Maribel Verdú) appoggia i ribelli ma decide di mantenere il suo segreto, provando un sincero affetto per la donna. Il mondo fantastico continua a confondersi con quello reale e, mentre Carmen si ammala, Ofelia affronta coraggiosamente la prima prova prescritta dal libro. Il Fauno decide di aiutare la bambina e le dona una magica pianta di mandragora, in grado di alleviare il dolore di sua madre. Quando Ofelia disobbedisce alle regole della seconda prova, le ripercussioni piomberanno sulla sua vita. Mercedes, infatti, viene scoperta e fugge per scampare alla morte, mentre sua madre muore di parto, dando alla luce un maschietto. Sconvolta e completamente sola, la bambina dovrà convincere il Fauno a sottoporla alla terza prova, ignara della macabra natura della richiesta.
Cast – fonte: www.comingsoon.it
Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Il film ottenne ben sei candidature ai Premi Oscar del 2007, portandosi a casa tre statuette:
Miglior fotografia a Guillermo Navarro
Miglior scenografia a Eugenio Caballero
Miglior trucco a Montse Ribé, David Martí
Le altre nomination furono:
Nomination Miglior sceneggiatura originale a Guillermo Del Toro
Nomination Miglior colonna sonora originale a Javier Navarrete
Nomination Miglior film straniero
Curiosità – fonte: ilcinegico.com
1. Nella prima concezione della storia una donna incinta si innamorava di un Fauno e per lui sacrificava il figlio che aspettava, in modo da vivere insieme per sempre.
2. Guillermo del Toro aveva riempito quaderni di appunti, idee e storyboard. Un giorno li dimenticò sul retro di un taxi a Londra. Questo lo spinse a pensare che fosse la fine del progetto che aveva tanto a lungo inseguito. Tuttavia il tassista che ritrovò gli appunti capì la loro importanza e riuscì a farglieli riavere.
3. Il film è girato in spagnolo e del Toro ha curato personalmente i sottotitoli in inglese perché non si fidava dei traduttori dopo gli errori di traduzione nei suoi vecchi lavori.
4. Doug Jones era l’unico attore non spagnolo del film e non avendo tempo per studiare la lingua, imparò a memoria i suoi dialoghi e anche quelli della protagonista Ivana Baquero, per capire quando sarebbe stato il suo turno sul set. Alla fine però del Toro lo fece doppiare dall’attore teatrale Pablo Adán.
5. Ci volevano almeno cinque ore al giorno per truccare Jones da Fauno. Jones nel film è anche L’uomo pallido.
6. La protagonista doveva avere otto anni ma il provino di Ivana Baquero (undicenne) impressionò così tanto del Toro, che decise di rendere Ofelia un po’ più grande nella sceneggiatura.
7. L’idea della creatura venne a del Toro da un sogno lucido ricorrente avuto da bambino secondo cui, a mezzanotte, osservava un fauno sbucare da un orologio appartenuto al nonno; il design finale del Fauno subì diverse modifiche al fine di renderlo maggiormente legato alla natura.
8. Il terrificante Uomo Pallido, che ha sui palmi delle mani degli squarci nei quali inserisce i suoi occhi, è basato su uno yōkai (mostro della mitologia giapponese) chiamato “tenome” (occhi sulle mani). La scena in cui divora due fate si rifà al quadro “saturno che divora i suoi figli” di Goya.
9. La scena in cui un giovane contadino viene picchiato in volto da Vidal con una bottiglia di vetro si rifà a due episodi realmente accaduti a cui assistettero da giovani Del Toro e alcuni suoi amici nelle zone malfamate in cui il regista crebbe in Messico.
10. Del Toro rinunciò al suo intero stipendio per assicurarsi che i requisiti del budget fossero rispettati, perché a detta sua il film era realizzato per il suo messaggio e non per il profitto.
11. A fronte di un budget di 19 milioni di dollari ne incassò 83 di milioni e fra i tantissimi premi vinse anche tre Oscar (fotografia, scenografia e trucco)
12. Le rovine che si vedono all’inizio appartengono ad una vecchia città, Belchite, che venne distrutta durante la guerra civile spagnola e mai ricostruita. Le stesse rovine vennero usate da Terry Gilliam nelle sue avventure del Barone di Munchausen.
13. Stephen King vide il film in una delle prime proiezioni con del Toro a fianco e rimase alquanto scosso da tutta la scena de “l’uomo pallido”. Per del Toro la reazione di King fu il migliore dei “premi”.
14. L’artista Bjork rimase talmente colpita dalla visione del film che subito dopo compose la sua canzone “Pneumonia”.
15. L’albero in cui Ofelia deve addentrarsi durante la prima prova ha una conformazione che ricorda sia le corna del Fauno che l’apparato genitale femminile (che riappare nel libro magico quando Carmen è in procinto di partorire), rimando al concetto di fertilità e rinascita.