Il Gattopardo

Il Gattopardo

1963 ‧ Drammatico/Film storico-drammatico ‧ 3h 25m

Il Gattopardo di Luchino Visconti è un capolavoro del cinema che riesce a catturare con straordinaria eleganza il declino dell’aristocrazia siciliana nel XIX secolo. Basato sul romanzo omonimo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il film è un ritratto intimo e potente della transizione storica e sociale in Italia durante il Risorgimento. Visconti, con il suo occhio acuto e la sua sensibilità estetica, trasforma ogni inquadratura in un’opera d’arte. La fotografia di Giuseppe Rotunno è straordinaria, grazia all’uso magistrale che ne fa della luce e del colore, capace di conferire al film quell’atmosfera malinconica e nostalgica che lo caratterizza. Le scene girate in esterno, nelle sontuose ville siciliane e nei paesaggi bruciati dal sole, catturano l’essenza della Sicilia, rendendola non solo un luogo ma anche un personaggio intrinseco alla narrazione. Le interpretazioni degli attori sono impeccabili. Burt Lancaster, nel ruolo del Principe Fabrizio di Salina, offre una performance di grande spessore e raffinatezza. Il suo personaggio è al contempo imponente e vulnerabile, incarnando la consapevolezza della propria decadenza e l’incapacità di resistere all’inevitabile cambiamento. Alain Delon, nel ruolo di Tancredi, e Claudia Cardinale, in quello di Angelica, aggiungono una nota di freschezza e vitalità che contrastano la stanchezza e la rigidità del vecchio mondo che il Principe rappresenta. La colonna sonora firmata dal maestro Nino Rota è un altro elemento che merita attenzione. Le sue melodie struggenti e sofisticate completano perfettamente l’atmosfera del film, contribuendo a creare un senso di continuità tra l’eleganza esteriore ed il dramma interiore dei personaggi. Uno dei momenti più iconici del film è senza dubbio il ballo finale, una sequenza di quasi quaranta minuti che rappresenta la summa dell’estetica viscontiana. In questa scena, il Principe, circondato dalla bellezza e dal lusso, si rende conto della fine di un’epoca: la danza lenta e maestosa, immersa in un’illuminazione calda e soffusa, diventa una metafora visiva della decadenza e dell’ineluttabilità del tempo. Il Gattopardo è dunque un film di grande complessità e ricchezza, dove ogni dettaglio, dalla scenografia ai costumi, dai dialoghi alla regia, è curato con estrema precisione. Visconti riesce a fondere la grande Storia con le storie personali, creando un affresco epico ed al tempo stesso intimista, che esplora temi universali come il cambiamento, la morte, e l’illusorietà del potere. In definitiva, Il Gattopardo non è solo un film, ma un’esperienza cinematografica che offre uno sguardo profondo e riflessivo sulla natura umana e sull’inevitabilità del cambiamento. È un’opera che continua a parlare al pubblico moderno, invitandoci a riflettere su ciò che resta e su ciò che passa con il tempo.

 


Trama – fonte: www.comingsoon.it

Il Gattopardo è un film storico del 1963 diretto da Luchino Visconti, tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. La pellicola narra le vicende di una nobile famiglia siciliana, durante il Risorgimento, nei pressi di Palermo. Mentre il generale Garibaldi sbarca a Marsala, il Principe Fabrizio di Salina (Burt Lancaster) assiste rassegnato al declino dell’aristocrazia e all’annessione dell’isola e del suo feudo allo Stato Sabaudo. Nonostante gli sconvolgimenti in atto, il Principe, come di consueto, si reca con tutta la famiglia nella residenza estiva di Donnafugata dove si è insediato un nuovo sindaco, Calogero Sedera (Paolo Stoppa), un ricco borghese di umili origini, la cui figlia Angelica (Claudia Cardinale) fa innamorare Tancredi (Alain Delon), il nipote prediletto del Principe. Fabrizio ha sempre sperato di vederlo sposato con sua figlia, la principessina Concetta, ma suo malgrado favorisce il fidanzamento dei due giovani. Il Principe, troppo legato al vecchio mondo siciliano, rifiuta l’importante carica di senatore del nuovo Regno d’Italia, ed è sempre più tristemente consapevole della necessità di accettare il passaggio dai Borboni ai Savoia. L’unione tra la nuova borghesia e la decadente aristocrazia è un fatto irrevocabile e ne avrà prova durante il grandioso ballo dove le due realtà festeggiano insieme la rivoluzione…


Cast – fonte: www.comingsoon.it


Trailer


Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it

Il film ottenne una nomination agli Oscar del 1964:

  • Nomination Migliori costumi per film a colori a Piero Tosi

Curiosità – fonte: www.corriere.it

1 – Il romanzo
Prima di diventare il film del 1963 diretto da Luchino Visconti, “Il Gattopardo” è stato un acclamatissimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicato dopo la morte dell’autore nel 1958 e vincitore del Premio Strega nell’anno successivo.

2 – Problemi di budget
Nel ’58 il produttore Goffredo Lombardo di Titanus acquisì i diritti per l’adattamento cinematografico del romanzo e iniziò a mettere insieme la squadra per realizzarlo con Suso Cecchi D’Amico, Pasquale Festa Campanile, Enrico Medioli e Massimo Franciosa alla sceneggiatura. Il regista Luchino Visconti si preparò a confezionare un kolossal, tanto che sfondò immediatamente il budget e costrinse la produzione a contrattare l’uscita nelle sale americane a una condizione: il film doveva fare spazio a un famoso divo hollywoodiano, ovvero Burt Lancaster.

3 – Cantieri siciliani
Visconti non si accontentò di scovare location che potessero ricreare la Sicilia del 1800, e preferì creare praticamente da zero molti dei set utilizzati per le riprese, compresa la Porta di Palermo dove entrano le Camice Rosse, l’osservatorio e il palazzo principesco a Ciminna. In tutto al momento del primo ciak erano attivi cinque cantieri in pieno fermento, con costi ormai del tutto imprevedibili.

4 – Chiusa bottega
La casa produttrice Titanus non navigava in buone acque agli inizi degli anni ’60. Il film “Sodoma e Gomorra” di Sergio Leone e Robert Aldrich era infatti stato un sonoro flop, un caso di mancato guadagno a cui “Il Gattopardo” avrebbe dovuto porre rimedio… L’investimento per il film fu però talmente ingente che portò Titanus ad abbandonare la produzione cinematografica, a un passo dalla bancarotta.

5 – La sinistra contrariata
L’approccio politico del film (come già quello del libro) non andò giù facilmente alla sinistra italiana, e in particolare all’area del Partito Comunista, che trovò “Il Gattopardo” reazionario e chiaramente conservatore. Per ammansire le critiche, Visconti realizzò un montaggio alternativo con scene di ispirazione marxista, ma i 12 minuti extra furono poi eliminati prima del debutto al Festival di Cannes, dove l’opera conquistò la Palma d’oro.

6 – I preferiti di Martin
Il Gattopardo” fa parte della lista dei dodici film preferiti dal regista Martin Scorsese, insieme a “2001: Odissea nello spazio”, “” e “La donna che visse due volte”.

7 – Richieste pazze
I dettagli per Visconti erano fondamentali, così il regista fece delle richieste decisamente impegnative, come l’invio costante di fiori freschi via aereo da Sanremo, l’illuminazione dei lampadari con candele vere e addirittura una squadra di lavandaie sul set per il lavaggio continuo dei guanti bianchi indossati dagli attori, che si macchiavano con facilità di sudore nel caldo clima siciliano.


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