Full Metal Jacket
Full Metal Jacket non è un altro film sul Vietnam, come in tanti si chiesero nel 1987. E’ un attento, minuzioso e scrupoloso trattato psico-sociologico su quanto avveniva durante l’addestramento delle reclute e su quanto la loro “trasformazione” in armi, fosse efficace nella battaglia con i vietcong. Un altro capolavoro a firma del maestro Stanley Kubirck pronto, ancora una volta, a scuotere le coscienze degli spettatori verso quel conflitto, che Kubrick stesso definì: “Il Vietnam è stata forse la prima guerra gestita come avrebbe potuto farlo un’agenzia pubblicitaria. Furono effettuate stime dei costi effettivi, statistiche false e previsioni irrazionali e autoingannatorie secondo le quali la vittoria sarebbe stata la luce alla fine di un tunnel”. Full Metal Jacket non è quindi un altro film sulla guerra che ha come sfondo il tanto discusso Vietnam, non è solo una protesta contro scelte politiche che hanno condannato milioni di figli americani, ma è una denuncia contro un intero sistema messo in piedi per trasformare gli uomini in armi, annullare le coscienze di quei giovani per farli diventare dei veri assassini degni della scritta sull’elmetto “BORN TO KILL”. Lo stesso sergente maggiore Hartman (Ronald Lee Ermey) afferma che “Un’arma è solo un utensile, è il cuore duro che uccide!”. Kubrick nella prima parte del film, a Perris Island dove vengono addestrate le reclute, racconta la finalità di distruggere la paura della morte e che per farlo è necessario distruggere prima la loro personalità: rasare i soldati a zero è l’incipit di quel processo di meccanizzazione che è indispensabile per eguagliarli, per renderli uno sorta di cloni. La rasatura dal barbiere, dettagliata dalle inquadrature, rappresenta il presagio del lavaggio del cervello al quale andranno incontro nel prosieguo dell’addestramento. E poi, la natura si ribella e cerca il suo equilibrio: l’esperimento fallisce con Joker (Matthew Modine), un soldato in cui regna un briciolo di umanità. Kubrick si distingue dai suoi colleghi anche per l’evidenza, ben marcata all’interno della sceneggiatura, che i soldati conoscono la guerra, la conoscono grazie ai mass media, agli articoli di giornale, ai reportage, alle immagini in tv, per cui sanno a cosa vanno incontro. La battaglia di Hue vede la realizzazione delle loro fatiche patite in addestramento, e ne incarna alla perfezione l’idea del caos che regna nella mente di quei ragazzi trasformati in soldati. Joker stesso diviene l’emblema, seppur ribelle, di quel caos, di quella dualità intima che appartiene al suo lato umano, portando quella scritta “BORN TO KILL” sull’elmetto e il distintivo pacifista sulla divisa: un tentativo di restare lucido e sano in un ambiente folle come lo è uno scenario bellico. Il finale del film è decisamente unico nel suo genere, una perla capace solo per una mente geniale come quella di Stanley Kubick: la regressione dei soldati allo stato infantile, quando, in marcia sulle rovine del campo di battaglia, intonano “La marcia di Topolino”.
Trama – fonte: www.comingsoon.it
Nel campo di addestramento Marines di Parris Island, un plotone di giovani americani si prepara alla partenza per il Vietnam. Per rendere i soldati vere e proprie macchine mortali, il Sergente maggiore Hartman (Ronald Lee Ermey), un uomo severo e duro, li sottopone ad estenuanti prove fisiche e mentali.
Hartman sembra non conoscere la pietà, esaltato dalla lotta al comunismo e dalla violenza verbale e psicologica. Nel clima di crescente frustrazione creato dal Sergente e dalla prospettiva della morte sul fronte vietnamita, il brillante Joker (Matthew Modine) tiene testa alle angherie, mentre il sempliciotto contadino Palla di Lardo (Vincent D’Onofrio) è il bersaglio degli insulti e delle vessazioni di Hartman.
Quando il ragazzo mette nei guai l’intero plotone, i compagni si ribellano e lo puniscono. L’episodio provoca un profondo trauma in Palla di Lardo che, tuttavia, diventa sempre più bravo nell’addestramento fisico, guadagnandosi anche qualche lode da parte di Hartman.
La condizione di alienazione e avvilimento, tuttavia, indurrà il ragazzo a compiere un gesto inaspettato prima della partenza per il fronte.
Qualche mese dopo, Joker si trova in Vietnam come corrispondente di guerra. Stanco di dover alterare le informazioni per glorificare ed elogiare i soldati americani, il ragazzo e il fotografo Rafterman (Kevin Major Howard) si recano personalmente al fronte durante l’Offensiva del Tet, nel gennaio 1968.
Nel corso della missione, Joker osserva personalmente la disumanizzazione provocata dalla guerra, la psicosi collettiva che affligge i giovani americani completamente atterriti dalla morte e, con un gesto che non ha nulla di glorioso, ne diventa, tristemente, partecipe.
Cast – fonte: www.comingsoon.it
Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Il film ottenne una candidatura ai Premi Oscar del 1988:
Nomination Miglior sceneggiatura non originale a Stanley Kubrick, Gustav Hasford, Michael Herr
Curiosità – fonte: cinema.fanpage.it
1 – Il Vietnam ricostruito a Londra.
Stanley Kubrick ha ricostruito il Vietnam in un set vicino Londra, importando ben 300 palme dalla Spagna. La scena della battaglia di Hue è stata girata nel Sussex, precisamente nella centrale del gas in demolizione del quartiere di Beckton.
2 – Il sergente Hartman vero ex istruttore dei Marines.
Il sergente Hartman è interpretato da un vero ex istruttore dei Marines, Ronald Lee Ermey, congedatosi nei primi anni ‘70 per motivi di salute e stabilitosi nelle Filippine, dove è diventato caratterista e pilota di elicotteri.
3 – L’ispirazione per il film.
Oltre che sul romanzo-reportage di Gustav Hasford “Nato per uccidere“, dal quale sono tratti quasi tutti i soprannomi dei soldati, “Full Metal Jacket” è basato sui racconti del giornalista e scrittore Michael Herr (amico di Kubrick), il quale ha contribuito a molte sezioni della sceneggiatura ispirandosi alle sue esperienze di reporter in Vietnam.
4 – Denzel Washington doveva essere Eightball.
Denzel Washington fu, inizialmente, considerato per il ruolo del marine Eightball, ma alla fine non se ne fece più nulla e la parte andò a Dorian Harewood. Ancora oggi, l’attore dichiara che si tratta di uno dei ruoli che avrebbe assolutamente voluto interpretare.
5 – I timpani fragili di Dorian Harewood.
Proprio Dorian Harewood, durante le riprese, consultò un medico per ben due volte, per paura che il suo timpano fosse stato perforato.
6 – Vincent D’Onofrio all’ingrasso.
Per il ruolo del marine “Palla di Lardo”/Leonard Lawrence, il grande Vincent D’Onofrio dovette ingrassare di 35 chili. Ci vollero, in totale, 9 mesi per recuperare la forma pre-film, durante i quali seguì una rigida dieta e un duro allenamento fisico.
7 – Il divieto.
Come avvenuto con “Arancia meccanica” e “Shining”, il film venne vietato ai minori di 18 anni e, solo successivamente, il limite venne abbassato consentendo il passaggio in televisione.
8 – Arnold Schwarzenegger rifiutò il ruolo di “Animal”.
Arnold Schwarzenegger rifiutò il ruolo del marine “Animal”, per girare il film “L’implacabile”(1987) diretto da Paul Michael Glaser. Il ruolo andò, quindi, ad Adam Baldwin.
9 – Le nomination e i premi.
“Full Metal Jacket” è stato candidato agli Oscar 1988 per la Migliore sceneggiatura non originale (Stanley Kubrick, Michael Herr e Gustav Hasford) e al Golden Globe per il Miglior attore non protagonista (Ronald Lee Ermey). Kubrick portò, però, a casa il David di Donatello per il Miglior produttore straniero.
10 – I nomi del libro.
Nel libro “Nato per uccidere”, il Sergente istruttore si chiama Gerheim, “Palla di Lardo” si chiama Pratt e Joker non si chiama Davis.