Fight Club
Fight Club è un film che ha diviso il mondo della critica internazionale. La sua trama è basata su costanti contrapposizioni che accompagnano la vita reale ad ogni angolo di strada ed in ogni sfumatura della vita, e questo ha inevitabilmente influenzato gli addetti ai lavori. In pratica, questa scissione confusionaria creata nel mondo della critica è stata una vittoria del regista David Fincher, in quanto ha mostrato loro il reale volto del messaggio che il film racchiude: nei vari siti e riviste a tema cinematografico si può facilmente leggere una critica totalmente disomogenea sia da un punto di vista tecnico, che da un punto di vista morale. Fincher è riuscito a “viaggiare” nei contorti vicoli della mente umana, mettendo a nudo, in ognuno di noi, il proprio inconscio. Una sorta di seduta psicopedagogica che dura 139 minuti, in cui si corre all’impazzata verso un ribaltamento di fronte appena percettibile, privo di flashback o di ribaltamenti sequenziali alla Tarantino maniera. Fight Club è un film che ha segnato un’epoca ed una generazione, ma anche il percorso professionale di due mostri sacri come Edward Norton (Il Narratore/Protagonista) e Brad Pitt (Tyler Durden). Per molti è divenuto un film cult, grazie a quella parte di critica che ne ha esaltato le magistrali interpretazioni degli attori, oltre ad aver colto l’alienazione ed il nichilismo come fondamenta di uno scenario sociologico del mondo occidentale. Altri invece, lo hanno etichettato come un’opera basata su una violenza sterile e fine a se stessa, che pone come alternativa al conformismo ed al capitalismo l’instaurazione di una società pseudo anarchica dove il caos è il solo mezzo di lotta e l’individuo è privo d’identità. Ma Fincher, a mio modo di vedere, dimostra ancora una volta di essere uno dei migliori registi e cultori della settima arte degli anni ’90.
Trama – fonte: www.comingsoon.it
Fight Club è un film del 1999, diretto da David Fincher e basato sull’omonimo romanzo di Chuck Palahniuk. Il narratore e protagonista della storia (Edward Norton), la cui identità non viene mai rivelata, è un consulente assicurativo per conto di una grande casa automobilistica. Insoddisfatto del lavoro, depresso, insonne, ansioso, egli sembra trovare conforto solo fingendo di essere affetto da una moltitudine di malattie terminali e partecipando agli incontri dei relativi gruppi di supporto. Durante uno di questi incontri, conosce Marla Singer (Helena Bonham Carter), la quale, come il protagonista, frequenta gli incontri pur godendo di buona salute. I due decidono, per quieto vivere, di spartirsi i gruppi ai quali partecipare.
Al ritorno da un viaggio di lavoro, il narratore incontra Tyler Durden (Brad Pitt), un eccentrico venditore di saponette. Quello stesso giorno, giunto a casa, il narratore scopre che il suo appartamento è stato distrutto da un’esplosione causata da una perdita di gas. Disperato, chiama Tyler in cerca di aiuto e i due si incontrano in un bar. Tyler acconsente a ospitare il protagonista nella sua abitazione fatiscente, e tra i due nasce un bizzarro rapporto, fatto di discorsi sovversivi e violenti combattimenti.
Questa amicizia-simbiosi viene consolidata infine dalla creazione del “Fight Club”, un circolo segreto in cui i membri prendono parte a combattimenti brutali a scopo ricreativo. In poco tempo, il Fight Club diventa un covo di adulti insoddisfatti della vita e della società in cui vivono e la cui unica valvola di sfogo è l’alienazione nella violenza. Il club raduna adepti da tutta la nazione, e nasce il Progetto Mayhem, di stampo anticonsumistico e sovversivo, guidato dalle idee sempre più scellerate di Tyler. Quando il narratore, confuso e preoccupato dalla pericolosità del progetto, tenta di discuterne con Tyler, questi scompare; così il narratore si mette alla ricerca di Tyler, fino a scoprire la sua vera identità.
Cast – fonte: www.comingsoon.it
Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Il film ottenne una nomination alla notte degli Oscar del 2000:
Nomination per Miglior montaggio sonoro a Ren Klyce, Richard Hymns
Curiosità – fonte: movieplayer.it
1. Le origini del romanzo di Chuck Palahniuk.
Fight Club è squallido perché profondamente disumano. Le persone sono depresse, arrabbiate, sole, tenute insieme soltanto dalla rabbia o dalla malattia. E la meravigliosa immagine finale con il Narratore e Marla che si tengono per mano davanti all’apocalisse ne riassume a meraviglia il senso. Un immaginario squallido nato dalla penna di Chuck Palahniuk, ispirato da una triste esperienza vissuta in prima persona. Mentre lo scrittore era in campeggio, si lamentò con dei vicini a causa di alcuni schiamazzi. Il battibecco degenerò e Palahniuk fu picchiato. Il giorno dopo, tornato a lavoro con vistosi lividi e ferite, l’autore si accorse che nessun collega gli chiese come stesse o cosa gli fosse successo, facendo finta di niente. Questa indifferenza colpì così tanto Palahniuk da portarlo a scrivere un romanzo dedicato all’assenza di empatia.
2. Brad Pitt subliminale.
Uno dei tocchi di classe di Fight Club risiede nel suo essere metanarrativo e di giocare col pubblico attraverso tante piccole apparizioni subliminali quasi impercettibili a livello conscio, ma percepibili inconsciamente. Così come il beffardo proiezionista Tyler Durden inserisce dei fotogrammi osceni nelle pellicole dei film, David Fincher dissemina Fight Club con dei flash improvvisi in cui Durden si manifesta per qualche millesimo di secondo. Il personaggio di Brad Pitt appare ben quattro volte prima che il Narratore lo incontri nell’aereo. E sempre a proposito di lampi subliminali, Fincher nel finale imita per filo e per segno il buon Tyler inserendo un frame in cui appare un pene.
3. Indizi sparsi sul finale.
Il finale di Fight Club, con la scoperta dell’alter ego immaginario del protagonista, è considerato tra i colpi di scena meglio assestati degli ultimi anni, confermando la grande passione degli anni Novanta per gli epiloghi scioccanti (Seven, Il sesto senso e I soliti sospetti sono lì a dimostrarlo). Eppure, come spesso capita nei film in cui lo spettatore è beffato dall’inizio alla fine, il regista ha disseminato il film di piccole incongruenze che, a una seconda e più attenta visione, svelano il trucco. Una delle stranezze più rivelatorie di Fight Club si nota nella scena in cui il Narratore e Durden prendono l’autobus e viene pagato un solo biglietto.
4. Cinefilia e citazioni.
David Fincher è un cinefilo consumato e con Fight Club ha avuto molta libertà di manovra per dimostrarlo. Tra le citazioni più curiose presenti nel film troviamo il fiato emesso da Norton nella scena ambientata nella caverna congelata. Il gelido anelito è esattamente quello di Leonardo DiCaprio visto nel finale di Titanic, inserito successivamente in post-produzione. Tra le chicche più amate dai fan c’è anche un raffinato omaggio che Christopher Nolan fece a Fincher pochi mesi dopo. Infatti, il numero di telefono di Teddy, l’ambiguo personaggio apprezzato in Memento, è lo stesso di Marla.
5. Tutto vero.
Brad Pitt ed Edward Norton, diventati grandi amici nella vita dopo l’intensa esperienza vissuta sul set, hanno cercato di mettercela tutta per calarsi nei loro personaggi e risultare credibili. I due hanno frequentato corsi di lotta (e fin qui niente di strano considerando il titolo del film), e hanno persino imparato a fabbricare sapone proprio come i loro alter ego cinematografici. Pitt si è davvero fatto scheggiare un dente. E no, non è colpa del vero pugno in faccia tirato da Norton nella scena fuori dal locale. Fincher disse all’attore di colpirlo sul serio senza mettere Pitt al corrente della cosa. In questo modo è possibile apprezzare una reazione assolutamente spontanea e autentica. Vera anche la sbronza dei due, realmente alticci nella sequenza in cui lanciano palline da golf (colpendo il camion del catering).
6. Tutto finto.
Tra i trucchi di scena più strambi ed efficaci adottati da Fight Club c’è quello studiato per rendere verosimile l’enorme petto di Bob, il malato terminale obeso in cui Norton affonda il volto quando i due si abbracciano intensamente. Una scena diventata iconica perché racconta alla perfezione la profonda apatia di un uomo che ha bisogno di nutrirsi del male altrui per sentirsi bene. Se quell’abbraccio è diventato un simbolo è anche grazie a un sacco di mangime per uccelli inserito sul corpo dell’attore. Il peso? Soltanto 50 chili.
7. Ruoli mancati.
Non esistono film senza ruoli mancati, sfiorati, rifiutati con più o meno pentimento col senno di poi. Per quanto Fight Club sia un film unico nel suo (non) genere, in questo non fa eccezione. Tra i candidati al ruolo di Tyler Durden c’era anche Russell Crowe, mentre per il Narratore erano in lizza anche Sean Penn e Matt Damon. La parte di Marla, invece, fu rifiutata sia da Reese Witherspoon (trovava il film troppo dark) che da Sarah Michelle Gellar (impegnata con Buffy). Alla fine, dopo un testa a testa con Winona Ryder, a spuntarla fu proprio Helena Bonam Carter.
8. Jared Leto, la rockstar.
Durante il mitico discorso tenuto da Durden all’interno del Fight Club è possibile notare un dettaglio non casuale. Come molti ricorderanno, all’interno del gruppo di seguaci guidato da Durden appare anche un giovane Jared Leto, che un anno prima aveva fondato la sua rock band Thirty Seconds to Mars. Per questo, quando Pitt pronuncia in maniera piuttosto sprezzante la parola rockstar, lancia un’occhiata fugace proprio al personaggio ossigenato di Leto.
9. Invasione di caffè.
Fight Club è una feroce critica dell’Occidente globalizzato e massificato. E così, oltre a prendere di mira la standardizzazione dei nostri arredamenti per colpa delle irrinunciabili offerte Ikea, David Fincher ci ha tenuto a seminare il film di bicchieri e tazze di Starbucks. Guardando con attenzione, è possibile notare che ne appare almeno una in ogni scena del film.
10. Cambiamenti sconvenienti.
La Fox ebbe qualche perplessità quando si trovò davanti a dei contenuti ritenuti troppo spinti ed eccessivi. Prima di tutto non fu gradita la scelta di far indossare dei guanti gialli a Pitt (idea sua, tra l’altro) nella scena in cui Durden sente Marla e il Narratore fare sesso. Lo studio riteneva ridicola la cosa, ma durante un test screening quei guanti scatenarono una fragorosa risata che convinse tutti a non tornare indietro. Subito dopo aver fatto sesso con Durden, Marla avrebbe dovuto dire la frase: “Voglio un aborto con te“. Parole ritenute scabrose dallo studio che impose di cambiare la battuta. Alla fine la donna, dopo l’amplesso, pronuncia testuali parole: “Era dalle elementari che nessuno mi scopava così“. Molto meglio ora, vero?