David Keith Lynch (Missoula, 20 gennaio 1946) è un regista, sceneggiatore, attore, musicista, produttore cinematografico e pittore statunitense. Nasce come pittore; le sue opere sono attualmente esposte in musei e gallerie d’arte come il Museum of Modern Art di New York e la Pennsylvania Academy of the Fine Arts di Philadelphia. Successivamente entra nel mondo del cinema divenendo regista, sceneggiatore e produttore, spesso anche nel ruolo di montatore, scenografo, progettista del suono e attore nei suoi stessi film. È occasionalmente musicista, cantante e scrittore. Nonostante non riscuota sempre successo ai botteghino, Lynch è apprezzato dai critici e gode di un cospicuo seguito di fan. Nel corso degli anni ha ricevuto tre nomination al Premio Oscar per la regia (per The Elephant Man, Velluto blu e Mulholland Drive), la Palma d’oro al Festival di Cannes 1990 per Cuore selvaggio, il Prix de la mise en scène a quello del 2001 con Mulholland Drive e il Leone d’oro alla carriera durante la 63ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, in occasione della proiezione in anteprima mondiale di Inland Empire – L’impero della mente nella sezione fuori concorso. Nei primi anni Novanta fu la principale mente creativa della serie I segreti di Twin Peaks, divenuto un fenomeno culturale dall’enorme impatto mediatico. Nel 2017, dopo più di 25 anni dalla messa in onda della prima stagione, la serie tv Twin Peaks riceve largo consenso: viene proiettata al Museum of Modern Art di New York in quanto il lavoro di Lynch viene considerato una “totale e libera espressione del suo genio” nonché capace di “accendere inebrianti dibattiti sulla natura della televisione stessa“. Sempre nel 2017 I segreti di Twin Peaks attiva un vero e proprio dibattito sui limiti di demarcazione tra televisione e cinema che diverrà ancor più acceso dopo la presa di posizione di Cahiers du cinéma che nella propria classifica annuale proclama Twin Peaks – The Return il film più bello dell’anno. Nel dicembre del 2019 questo dibattito viene nuovamente rilanciato da Cahiers du cinéma, che proclama Twin Peaks – The Return ”il film più bello del decennio”. Nell’ottobre dello stesso anno Lynch viene premiato con l’Oscar alla carriera.Leggi tutto... I primi anni David Lynch nasce a Missoula, nel Montana, il 20 gennaio 1946, da Edwina Sundholm (1919-2004) e Donald Walton Lynch (1915-2007). Lynch trascorre l’infanzia nel nord-ovest degli Stati Uniti, abitando anche per alcuni periodi nello Stato di Washington e nell’Idaho. Il padre lavora come ricercatore del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ed è spesso costretto a spostarsi per motivi di lavoro, soprattutto nel nord-est del paese. In Virginia, Lynch conosce il vicino di casa della sua ragazza, Toby Keeler, figlio di Bushnell Keeler, pittore: in alcune interviste, dichiarerà di aver sempre desiderato dipingere e che è da quel momento che inizia a credere di poter realizzare tale desiderio. Lynch frequenta gli scout ottenendo il rango di Eagle Scout (il massimo grado nello scautismo in America) e partecipa come maschera alla cerimonia di investitura del presidente John F. Kennedy. Fin dall’adolescenza sogna di diventare un artista e per questo frequenta alcuni corsi alla Corcoran School of Art di Washington, mentre sta finendo le scuole superiori. Si iscrive in seguito per un anno alla School of the Museum of Fine Arts di Boston, periodo durante il quale lavora in un negozio di cornici. In quel tempo è stato un compagno di stanza di Peter Wolf. Tale incarico non dura a lungo perché viene licenziato a causa dei suoi ritardi. Decide quindi di partire per l’Europa con l’intenzione di studiare il pittore espressionista Oskar Kokoschka. Nonostante abbia progettato di restare 3 anni, torna negli Stati Uniti dopo soli 15 giorni. Il paesaggio pulito e perfetto di Salisburgo, città nella quale si era recato con l’amico Jack Fish, non lo ispirava. Filadelfia e i cortometraggi
Nel 1966 Lynch si trasferisce a Filadelfia, dove frequenta la Pennsylvania Academy of Fine Arts e realizza complessi mosaici geometrici che chiama Industrial Symphonies. Qui inizia inoltre a fare le prime esperienze con la macchina da presa. Il suo primo cortometraggio, dal titolo Six Men Getting Sick, viene proiettato all’esibizione di fine anno e vince il concorso cinematografico annuale dell’accademia. In merito all’ispirazione per quest’opera, punto di mediazione tra dipinto e video, Lynch dichiarerà:
«È stato uno dei miei quadri. Non ricordo quale ma si trattava di un dipinto quasi completamente nero. C’era una figura che occupava il centro della tela. Quindi mentre stavo osservando la figura nel quadro ho avvertito un leggero spostamento d’aria e ho colto un piccolo movimento. E ho desiderato che il quadro fosse realmente in grado di muoversi, almeno per un po’.»
Grazie a questo primo cortometraggio, gli viene commissionata un’altra opera in forma di video da H. Barton Wasserman: il primo tentativo sarà un disastro, la macchina da presa non funziona e la pellicola del girato è completamente rovinata. Al secondo tentativo, nel 1968, Lynch riesce a realizzare The Alphabet: questi primi lavori si configurano come degli ibridi, tra l’installazione e il cinema sperimentale. Nel 1970 abbandona in parte il suo interesse per le arti visuali per dedicarsi principalmente alla pellicola. Vince una sovvenzione di 5.000 dollari da parte dell’American Film Institute per produrre The Grandmother, la storia di un bambino maltrattato che fa crescere una nonna da un seme. Il mediometraggio, che dura 34 minuti, già mostra alcuni elementi che diventeranno marchi di fabbrica di Lynch: un sonoro ed un immaginario inquietante con una forte attenzione ai desideri inconsci. Il film è girato nella casa del regista, le cui pareti vengono, per l’occasione, dipinte completamente di nero. Eraserhead
«Un sogno di cose oscure e ingarbugliate.» (David Lynch) Eraserhead – La mente che cancella è il primo lungometraggio diretto da David Lynch, realizzato nell’arco di 5 anni. Il film ad oggi è considerato un capolavoro del cinema mondiale, nonché fonte d’ispirazione per altri registi: Stanley Kubrick dichiarò che Eraserhead era il suo film preferito e, durante le riprese di Shining, lo mostrò più volte al cast come esempio. Nel 1971 Lynch si sposta a Los Angeles per frequentare il conservatorio dell’American Film Institute. Qui, grazie ad una sovvenzione di 10.000 dollari dell’AFI, inizia a lavorare al suo primo lungometraggio, Eraserhead – La mente che cancella, ma dopo un anno dall’inizio delle riprese termina il budget a sua disposizione. La lavorazione rallenta e procede a singhiozzo per diversi anni: il regista racimola soldi da parenti e amici e lavora consegnando quotidiani nel tentativo di raccogliere fondi e completare le riprese. Nel 1974, durante una delle pause forzate dalla lavorazione, Lynch gira il cortometraggio The Amputee, scritto e realizzato in un solo giorno sfruttando due videocassette di prova che il suo amico Frederick Elmes doveva testare per conto dell’AFI. Il macabro cortometraggio dura soltanto 5 minuti e Lynch vi figura anche come attore. Le riprese di Eraserhead – La mente che cancella terminano nel 1977, a sei anni dal loro inizio. Durante le riprese del film, i problemi finanziari portano Lynch anche a perdere la casa, costringendolo a dormire sul set. Eraserhead – La mente che cancella racconta la storia di un giovane uomo tranquillo (Jack Nance) che vive in una desolata area industriale, la cui fidanzata partorisce un bambino deforme. Lynch racconterà di Eraserhead – La mente che cancella come del suo Scandalo a Filadelfia (un film degli anni quaranta di George Cukor, con Katharine Hepburn e Cary Grant), spiegando che riflette le paure e i pericoli che ha incontrato studiando e vivendo a Filadelfia. Il film potrebbe riflettere indirettamente l’ansia e la paura del regista nei confronti della paternità, personificate entrambe nel mostruoso neonato. Il bambino deforme è stato probabilmente creato dal feto imbalsamato di un vitello, sebbene David Lynch non abbia mai confermato ciò o descritto come lo abbia animato. Durante le riprese, aveva persino fatto in modo che il proiezionista coprisse i suoi occhi quando le riprese con il bambino venivano effettuate, in modo che nessuno potesse sapere come è stato fatto. Dopo aver completato il film, Lynch ha seppellito il “vitello imbalsamato” in una località sconosciuta. Alla festa di chiusura, il cast ha partecipato a una finta veglia funebre per quest’ultimo. David Lynch ha fornito commenti criptici sul mostruoso bambino, affermando cose come “è nato nelle vicinanze” o “forse è stato trovato“. Il film viene inizialmente giudicato impossibile da distribuire, ma grazie all’aiuto del distributore Ben Barenholtz viene proiettato negli spettacoli di mezzanotte per i successivi dieci anni e ottiene un sorprendente successo di critica, che lancia Lynch come rappresentante dell’avanguardia cinematografica postindustriale. La realizzazione di Eraserhead – La mente che cancella crea già una profonda unione nel gruppo di attori e tecnici che vi hanno partecipato e che continuerà a lavorare con Lynch negli anni successivi, in particolare l’operatore Frederick Elmes, il tecnico del suono Alan Splet e l’attore Jack Nance. Gli anni ottanta
Per il film The Elephant Man (1980) Lynch, Christopher De Vore, Eric Bergren, il produttore Jonathan Sanger e Stuart Cornfeld, assistente di Mel Brooks, sperano di ottenere finanziamenti dagli studios, che invece rifiutano uno dopo l’altro. Stuart Cornfeld fa leggere la sceneggiatura a Brooks, che chiede preliminarmente di vedere il film Eraserhead – La mente che cancella. Il film sembra interessargli molto e Brooks decide quindi di ingaggiare Lynch per dirigere questo biopic basato sulla storia di Joseph Merrick, uomo affetto da terribili deformità congenite, vissuto in età vittoriana. La pellicola riceve ben 8 candidature al Premio Oscar, incluse miglior regia e migliore sceneggiatura, rivelandosi un grandissimo successo di critica e di pubblico, lanciando Lynch nell’olimpo dei giovani registi più promettenti del nuovo decennio. Dopo il grande successo di The Elephant Man (il film ad oggi con il maggior incasso nella carriera di Lynch), nel 1984 il regista accetta di girare l’adattamento cinematografico del romanzo di fantascienza Dune di Frank Herbert, per conto del produttore italiano Dino De Laurentiis. Nonostante De Laurentiis speri di produrre un kolossal che ottenga grossi incassi, Dune è un fiasco sia al botteghino che per la critica: costato 45 milioni di dollari ne recupererà soltanto 27,4. Il montaggio del film è alterato da numerosi tagli e la versione cinematografica di 137 minuti viene ottenuta tagliando la versione originale di Lynch della durata di tre ore e mezzo, tanto da renderne la trama quasi incomprensibile. Anni dopo lo studio di produzione distribuirà una versione allungata per la televisione, reinserendo alcune scene girate da Lynch e inizialmente eliminate. In ogni caso, questa seconda riedizione continuerà a non essere il film ideato da Lynch, ma sarà nient’altro che una versione alterata, tagliata dai produttori nel tentativo di rendere più comprensibile la trama. Lynch si opporrà a questa operazione e non riconoscerà come propria tale versione estesa, che riporta quindi accreditato come regista Allen Smithee (uno pseudonimo utilizzato da vari registi quando non concordano con l’intervento della produzione sul loro lavoro). L’esperienza di Dune è un trauma per Lynch, che non appena si era reso conto di non avere il controllo sul montaggio aveva perso ogni entusiasmo per la realizzazione. Da allora pretenderà il final cut da tutti i produttori con cui lavorerà. In questo periodo, Lynch riprende la propria attività di pittore e si dedica alla fotografia, realizzando una serie di paesaggi industriali. Il secondo progetto di Lynch finanziato da De Laurentiis è Velluto blu (1986), la storia di uno studente del college (Kyle MacLachlan, già protagonista di Dune) che indaga su un orecchio mozzato che ha trovato in un campo. Da sottolineare nel film le performance di Isabella Rossellini nel ruolo di una tormentata cantante di club e di Dennis Hopper nei panni di un gangster crudele e sociopatico. Velluto blu ha un buon successo di critica e vale a Lynch la seconda candidatura all’Oscar al miglior regista. Il film mostra diversi elementi comuni alle sue opere: una donna in pericolo, il lato oscuro e nascosto di una piccola città e l’uso di canzoni d’epoca, come Blue Velvet di Bobby Vinton e In Dreams di Roy Orbison. Si tratta anche dell’opera che sancisce l’inizio del sodalizio del regista con il compositore Angelo Badalamenti, che continuerà in tutti i suoi successivi lungometraggi e in alcuni dischi, realizzati insieme. Grazie alla collaborazione con Badalamenti, l’utilizzo particolare del suono e della colonna sonora diventano un altro marchio di fabbrica dello stile lynchiano. Un altro incontro importante è quello con Mary Sweeney, assistente per Velluto blu e poi montatrice e produttrice di molti dei lavori successivi. Anni novanta
Alla fine degli anni ottanta, l’incontro con il produttore televisivo Mark Frost dà l’avvio ad un progetto sulla vita di Marilyn Monroe, che dovrebbe intitolarsi The Goddess, come la biografia da cui prende spunto: il film non vedrà mai la luce, visto che l’interesse del regista si sposta verso la serie televisiva I segreti di Twin Peaks, che prende nome da una piccola città in cui accadono vicende strane e inquietanti. La serie è incentrata sulle indagini dell’agente dell’FBI Dale Cooper, interpretato ancora una volta da Kyle MacLachlan, riguardo alla morte di Laura Palmer, una studentessa delle scuole superiori, indagine che finirà per rivelare i segreti dei numerosi abitanti del luogo. Lynch dirige sei episodi della serie incluso l’episodio pilota, ne scrive diversi e appare in alcuni come attore, nei panni dell’agente FBI Gordon Cole. La serie debutta sulla ABC l’8 aprile 1990 e passa da oggetto di culto a fenomeno popolare. Nessun altro progetto di Lynch raggiungerà un tale successo di pubblico. Alcune frasi del telefilm diventano dei tormentoni di uso comune e diverse parodie dei personaggi appaiono nel Saturday Night Live e ne I Simpson. A Lynch viene anche dedicata una copertina del TIME grazie all’enorme successo della serie. Nonostante il successo, Lynch entra in contrasto con la ABC su diverse questioni, in particolare sull’eventualità di rivelare o meno l’identità dell’assassino di Laura Palmer. La rete insiste nel volerne rivelare il nome durante la seconda serie, mentre Lynch vuole che il mistero resti tale fino alla fine. Presto perde quindi entusiasmo nei confronti della serie e dopo aver girato il pilota lascia tutto per dedicarsi alla realizzazione del film Cuore selvaggio. Basato sul romanzo omonimo di Barry Gifford, Cuore selvaggio viene interpretato da Nicolas Cage e Laura Dern e si pone a metà tra una crime story e un road movie. Il film vince la Palma d’oro al Festival del cinema di Cannes, ma riceve una risposta molto modesta dalla critica e dal pubblico statunitensi. A quanto si dirà, molte persone del pubblico che assistettero alle proiezioni di prova abbandonarono la sala a causa di alcune scene molto violente, poi eliminate nel montaggio finale. Il collegamento mancante tra Twin Peaks e Cuore selvaggio è Industrial Symphony No. 1: The Dream of the Brokenhearted. Viene presentato a teatro alla Brooklyn Academy of Music di New York il 10 novembre 1989 in occasione del New Wave Music Festival. Industrial Symphony No. 1 è un’altra collaborazione tra Lynch e Angelo Badalamenti. La colonna sonora contiene dieci canzoni di Julee Cruise. Lynch descriverà questo spettacolo musicale come “effetti sonori e musica e… azione sul palco. Ed ha qualcosa a che fare con, uhm, una relazione che finisce“. Nel 1990 verrà prodotto un video di 50 minuti della performance, mai pubblicato in Italia. Nel frattempo, Twin Peaks soffre di diverse interruzioni della programmazione nei palinsesti televisivi, per essere infine cancellata nel 1991. Lynch scrive dunque un prequel della serie, sugli ultimi sette giorni di vita di Laura Palmer. Il film, Fuoco cammina con me, girato nel 1992, si rivela un flop sia negli Stati Uniti che in Europa e riceve le peggiori critiche della carriera di Lynch. Ciononostante, ottiene successo in Giappone e risulta comunque uno dei suoi film più rappresentativi. Nel film recita una breve parte anche il celebre cantante britannico David Bowie. Nel 1992, Lynch e Mark Frost scrivono e dirigono diversi episodi della serie televisiva On the Air sempre per la ABC. Dei 7 episodi girati, solo 3 vengono trasmessi dalla rete. In questo periodo Lynch produce, sempre con Frost, e dirige anche la serie documentaristica American Chronicles. Il suo successivo progetto, dello stesso anno, sarà di basso profilo: dirige due dei tre episodi della miniserie della HBO Hotel Room su avvenimenti accaduti a distanza di decenni nella stessa camera d’albergo. Probabilmente è da quest’ultima esperienza che provengono le prime suggestioni per il film successivo, Strade perdute. Nel 1997 Lynch dirige Strade perdute, scritto assieme a Barry Gifford, autore anche del romanzo da cui il film è tratto, interpretato da Bill Pullman e Patricia Arquette. Il film è un noir non-lineare, la cui struttura narrativa è stata spesso paragonata a quella del Nastro di Möbius. Riceve scarso successo di pubblico e recensioni contrastanti tra la critica, benché sia ben presto diventato un cult e sia stato rivalutato su vasta scala da tutti i critici. Nel 1999, Lynch sorprende fan e critica con Una storia vera, scritto da Mary Sweeney. Il film, distribuito dalla Disney, racconta la storia realmente accaduta di Alvin Straight, interpretato da Richard Farnsworth, un anziano dell’Iowa che percorre 600 km su un tagliaerba a motore per raggiungere il fratello malato con cui aveva rotto i rapporti anni prima. Il film, dallo stile e tematiche completamente diversi dalle sue precedenti produzioni, riceve critiche entusiastiche. Anni duemila
Nel 1999, contatta di nuovo la ABC con un’idea per una serie tv. La rete dà il via libera per le riprese di un episodio pilota di due ore dal titolo Mulholland Drive, ma rimane insoddisfatta del contenuto, lasciando in sospeso il progetto a tempo indeterminato. Grazie a 7 milioni di dollari finanziati dal grande distributore francese Canal Plus, Lynch termina il pilota e lo trasforma in un film autoconclusivo. Mulholland Drive è un enigma che si svolge nel lato oscuro della grande Los Angeles ed è interpretato da Naomi Watts, Laura Harring e Justin Theroux. L’opera vale a Lynch la Palma d’oro come miglior regia al Festival del cinema di Cannes, il premio come miglior regista della New York Film Critics Association e la sua terza nomination al Premio Oscar come miglior regista. Nel 2002, Lynch realizza per i suoi fan una sitcom surreale di 8 episodi impersonata da conigli dal titolo Rabbits, distribuita attraverso il suo sito ufficiale. Più tardi gira diversi esperimenti in Digital Video (DV), come il corto in stile thriller Darkened Room. Nel 2005, Lynch crea una serie di corti online dal titolo Dumbland. Si tratta di 8 episodi volutamente crudi nei contenuti e nella realizzazione inizialmente disponibili solo sul suo sito ufficiale e successivamente pubblicati in DVD. A partire dal 2005 David Lynch lavora al suo nuovo film, Inland Empire – L’impero della mente, interpretato da Laura Dern, Harry Dean Stanton, Justin Theroux e Jeremy Irons: è girato in parte a Los Angeles e in parte in Polonia, interamente in digitale. Lynch lo descrive come “un mistero su una donna in pericolo“, senza voler rivelare altri particolari. Secondo il regista si tratta di un nuovo esperimento girato senza la presenza di un copione, costruendo le scene una dopo l’altra in base alle precedenti. Presentato ufficialmente alla 63ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il 6 settembre 2006, serata durante la quale il regista riceve il Leone d’Oro alla carriera, esce nelle sale degli Stati Uniti a dicembre 2006. Il 23 marzo 2011 torna dietro la macchina da presa per catturare l’energia del concerto dei Duran Duran al Mayan Theater di Los Angeles. Il regista statunitense ha deciso di dirigere la performance della band simbolo degli anni ottanta in streaming. Da quel concerto, montato in diretta da Lynch, è nato Duran Duran: Unstaged. Il 6 ottobre 2014 Lynch annuncia la produzione di una nuova stagione di nove episodi de I segreti di Twin Peaks, realizzati insieme a Mark Frost e previsti per il 2016 su Showtime. Lynch e Frost scriveranno tutti gli episodi. Nell’aprile 2015 Lynch annuncia di aver abbandonato il progetto a causa del budget troppo basso, ma che tuttavia la serie è ancora in lavorazione. Tuttavia il 15 maggio 2015 Lynch dichiara di aver risolto le divergenze creative con Showtime e di essere tornato a lavorare sul revival. Poco dopo il CEO di Showtime David Nevins conferma il ritorno di Lynch, annunciando che il regista avrebbe diretto tutti gli episodi, e che l’ordine originale di nove episodi era stato esteso a diciotto episodi. In questa nuova stagione, Lynch si occupa della sceneggiatura, della regia e del montaggio, e recita nei panni di Gordon Cole. Tale serie, intitolata semplicemente Twin Peaks, viene trasmessa negli Stati Uniti a partire dal 21 maggio su Showtime. In essa ritorna la maggior parte del cast di attori che aveva preso parte alla serie negli anni novanta e al film Fuoco cammina con me, con l’inserimento di nuovi attori, anche di fama internazionale (tra cui Naomi Watts, Jim Belushi e Tim Roth). Altre attività Lynch ha parlato del pittore Francis Bacon come “il migliore, il pittore numero uno, un eroe“. Attualmente crea ancora nuove installazioni d’arte, dipinti e fotografie. Nel tempo libero progetta e costruisce mobili di legno, dichiara di aver imparato per merito del padre che aveva un laboratorio e anche di voler imparare a lavorare il metallo. Lynch è stato anche l’autore di una striscia umoristica dal titolo The Angriest Dog in the World. Ha scritto anche alcuni libri, nel 1991, assieme a Mark Frost e Richard Saul Wurman, ha scritto il libro Welcome to Twin Peaks. Lynch si diletta anche nella composizione musicale sperimentale assieme ad alcuni compositori, ha realizzato alcune esibizioni live ed alcuni dischi. Ha ideato la mostra The Air Is on Fire, ospitata presso la Fondation Cartier pour l’art contemporain di Parigi nel 2007. La suddetta mostra è stata successivamente trasferita presso la Triennale di Milano (9 ottobre 2007 – 13 gennaio 2008); in tale occasione è stata arricchita di un’opera d’arte a muro. Alla mostra sono stati esposti i suoi schizzi su carta, su tovaglioli di carta e su scatole di fiammiferi; i suoi dipinti che si sviluppano anche in tre dimensioni, le sue fotografie sul nudo, con immagini ritoccate al computer fino al punto di renderle inverosimili. Per l’occasione Lynch ha anche progettato un salotto tridimensionale in misure verosimili a quelle di un salotto reale, come se si trattasse di un pezzo del set di un suo film. Alla mostra è stato anche possibile visionare, in un piccolo cinema dall’aspetto teatrale (ricostruzione perfetta del piccolo teatro filmato in Eraserhead – La mente che cancella, lampadine comprese), le sue pellicole sperimentali, oltre ai primi cortometraggi. La mostra The Air Is on Fire è stata inoltre occasione per dare avvio ad una collaborazione artistica con Christian Louboutin; in questa sede infatti Lynch ha riproposto in chiave totemica i famosi souliers dello stilista francese dalla suola rossa e tacco vertiginoso. Dall’intensa collaborazione tra Lynch e Louboutin è nata la mostra Fetish, un’intrigante esposizione fotografica ospitata presso la Galerie du Passage a Parigi dal 20 settembre al 20 ottobre 2007. Le 26 fotografie immortalano dei souliers-sculture feticisti all’interno di un’ambientazione visionaria e spettrale. Lynch ha anche progettato davidlynch.com, un sito a pagamento riservato ai membri registrati dove pubblicava cortometraggi, interviste ed altre produzioni. Il sito ospitava giornalmente una rubrica sulle condizioni del tempo, dove Lynch dava una breve descrizione delle condizioni climatiche di Los Angeles, città dove vive attualmente. Il video musicale della canzone Shot in the Back of the Head di Moby è stato pubblicato il 14 aprile 2009 su Pitchfork.tv. Regista e autore del video in animazione è stato lo stesso Lynch. Il video musicale della canzone “Crazy Clown Time” dell’omonimo album di David Lynch è stato pubblicato il 3 aprile 2012 su Youtube. Regista e autore del video è lo stesso Lynch. L’8 novembre 2011 esce il suo primo album da cantante e musicista: Crazy Clown Time. Il 10 luglio 2013 esce il suo secondo album in studio, The Big Dream, che vede la collaborazione, alla chitarra, del figlio Riley e dell’artista svedese Lykke Li. Nel 2018 esce un nuovo album di inediti registrato in concomitanza con la produzione di Fuoco cammina con me ma rimasto inedito per 26 anni; l’album si chiama Thought Gang e rispecchia la formazione di allora ovvero Lynch alla voce e Badalamenti al piano. Il risultato è un mix abbastanza riuscito di musiche jazz-industrial. Nel 2019, a 76 anni, Lynch apre un canale su YouTube intitolato David Lynch Theater, dove riprende la sua vecchia rubrica mattutina sul meteo a Los Angeles e contemporaneamente pubblica cortometraggi e tutorial.
1 – AVREBBE POTUTO DIRIGERE STAR WARS
In una galassia lontana, lontana… fine anni ’70, precisamente nel 1977, Lynch debuttò alla regia con Eraserhead, film allucinato e grottesco. George Lucas vide Eraserhead e, subito, chiamò Lynch, per dirigere l’epica conclusione della sua saga spaziale, Return of the Jedi. David, essendo David, rifiutò l’offerta, dicendo: “Dovresti dirigerlo tu, è la tua cosa, non è la mia cosa”. E proseguì nel dirigere Dune, altro capolavoro (da lui, però, considerato un fallimento). Ma immaginate se non l’avesse fatto?!
2 – HA SEMPRE AVUTO UN’AFFINITA’ CON L’ ARTE
Il lavoro di Lynch ha sempre avuto un legame indissolubile con l’arte, e la pittura in particolare. Da giovane ha sempre approfondito lo studio dei maestri della pittura. E, mentre trovava la sua vocazione nel mondo del cinema, la sua formazione artistica ha contribuito a dare forma a quelle che sarebbero diventate poi le sue indimenticabili realizzazioni cinematografiche. Senza questa sensibilità pittorica, le scene, i colori e le inquadrature, create da Lynch, non sarebbero le stesse che hanno portato il regista a un tale successo. Rene Magritte, Edward Hopper, Arnold Böcklin e il maestro dell’horror-psyco Francis Bacon, sono gli artisti che hanno influenzato i lavori di Lynch. Ha, poi, usato le opere di Bacon come ispirazione, per creare l’ambiente disorientante della Red Room nella serie Twin Peaks. Invece, splendidi omaggi del regista ai suoi pittori preferiti, si trovano, oltre nell’ultima stagione di Twin Peaks, in Eraserhead e Velluto blu.
3 – NON DISDEGNA DI FARE ANCHE L’ATTORE
Ha scritto il personaggio di Gordon Cole (I segreti di Twin Peaks) pensando proprio a se stesso. E infatti alla fine lo ha interpretato.
4 – E’ DISCENDENTE DI UN RE VICHINGO
Il padre del regista aveva origini scozzesi, irlandesi e inglesi, e discendeva da Rollo, re vichingo.
5 – NON AMA DIVIDERE I DVD DEI SUOI FILM IN CAPITOLI Lynch non permette mai che DVD e Blu-Ray dei suoi film vengano divisi in capitoli. Questo perché è convinto che i film vadano visti dall’inizio alla fine senza interruzioni. Allo stesso modo, non registra mai commenti audio per i suoi film, perché sostiene che debbano parlare da soli. Ad esempio, si è sempre rifiutato di spiegare il senso di Eraserhead.
6 – CI MISE 5 ANNI A GIRARE IL SUO PRIMO FILM Eraserhead richiese cinque anni di riprese. Periodo ricco di eventi strani e misteriosi. Il protagonista Jack Nance, poi visto in Twin Peaks (e morto assassinato misteriosamente nel 1996), richiese solo di avere “una stanza e una sedia” per tutti i cinque anni, e mantenne lo stesso taglio di capelli arruffato per tutto il tempo. Inoltre, durante la lavorazione, il direttore della fotografia Herbert Cardwell morì nel sonno, e Lynch fu costretto a rimpiazzarlo.
7 – PROGETTA E COSTRUISCE SPESSO IL MOBILIO DEI SUOI FILM Lynch non si è mai limitato a dirigere, ma spesso ha dato un’impronta più estesa ai suoi film, dal sound design alla fotografia. A volte, come in Strade perdute, ha persino progettato e costruito personalmente i mobili che si vedono nei set dei suoi film.
8 – DA MOLTI ANNI PRATICA LA MEDITAZIONE TRASCENDENTALE
Pratica meditazione trascendentale per venti minuti al giorno dal 1973. Nel 2002 pagò addirittura 1 milione di dollari per studiare meditazione in Olanda, con il leggendario Maharishi Mahesh Yogi. Inoltre, ha dato vita alla David Lynch Foundation For Consciousness-Based Education and Peace per raccogliere fondi per la diffusione della Meditazione Trascendentale.
9 – E’ UN GRANDE AMANTE DEL CAFFE’
Essendo un grande bevitore di caffè, ha addirittura la sua marca personale, una linea di speciali miscele biologiche, chiamato “David Lynch Signature Cup”. Inoltre, parlando di stranezze, eccovi uno di quei casi che non potete perdervi: la pubblicità giapponese di Georgia Coffee, un caffè freddo in lattina, prodotto da un brand, che ha avuto la brillante idea di coinvolgere David Lynch in persona, e chiedergli di dirigere una serie di mini-spot come se fossero episodi di Twin Peaks. Con tanto di agente Cooper e signora Ceppo.
10 – E’ UN INCONSAPEVOLE ICONA SARTORIALE
Non si è mai visto senza la maglietta abbottonata fino in cima. Così Lynch è riuscito a ritagliarsi un look iconico per se stesso, senza nemmeno tentare di farlo. Quando gli è stato chiesto perché non ha mai lasciato aperto il suo bottone in alto, ha risposto dicendo che lo avrebbe fatto sentire vulnerabile.
11 – FAMOSA LA SUA RELAZIONE CON ISABELLA ROSSELLINI
L’attrice, che avrebbe poi interpretato Velluto blu, gli fu presentata da un amico. Colpito dalla sua bellezza europea, Lynch le disse: “Potresti essere la figlia di Ingrid Bergman”. E il suo amico: “Idiota, lei è la figlia di Ingrid Bergman!”.
12 – E’ STATO INFLUENZATO DA GRANDI REGISTI
I registi che lo hanno influenzato di più sono: Luis Buñuel, Werner Herzog, Federico Fellini, Ingmar Bergman, Stanley Kubrick e Roman Polanski. Alcuni dei suoi film preferiti sono: 8 1/2 (1963), La Strada (1954), Viale del tramonto (1950), L’appartamento (1960), Lolita (1962), Persona (1966), L’ora del lupo (1968), Le vacanze di Monsieur Hulot (1953), La finestra sul cortile (1954), La donna che visse due volte (1958), La ballata di Stroszek (1977) e Il mago di Oz (1939).
13 – ‘THE ELEPHANT MAN’ FECE LA STORIA DEGLI OSCAR
Nonostante lo straordinario trucco indossato da John Hurt sul set di The elephant man, il film non ricevette alcun Oscar. Questo perché la categoria del Miglior Trucco non esisteva. Le proteste per l’esclusione del film, costrinsero l’Academy a creare la categoria l’anno seguente.
14 – PRIMA DI ‘THE ELEPHANT MAN’, COSTRUIVA TETTI Mel Brooks, produttore di The elephant man, gli propose la regia dopo aver visto Eraserhead. Lynch all’epoca faceva l’operaio e costruiva tetti. Mel Brooks lo definì il “Jimmy Stewart venuto da Marte”, tanto l’aveva colpito la sua vena surrealista.
15 – LO ISPIRANO LE COSE PIU’ STRANE ED INSPIEGABILI
Per esempio, parlando di Strade Perdute, la prima scena del film fu ispirata da un evento che accadde a Lynch, una mattina. Il suo citofono squillò, e all’altro capo una voce disse: “Dick Laurant è morto”. Lynch guardò fuori dalla finestra ma non vide nessuno. A chi mai poteva succedere una cosa così, se non a David Lynch?
16 – AMA LE SFIDE, IL CASO DI ‘UNA STORIA VERA’
Descritto come un “film, che da un punto di vista esteriore appare come un ribaltamento del cinema di Lynch”, mentre “da quello interiore diventa una sua ulteriore esaltazione”, Una storia vera, girato nel 1999, rappresenta davvero un unicum nella filmografia di Lynch. Sembra essere una sfida, un volersi cimentare in qualcosa di ugualmente profondo ma con un linguaggio filmico mai sperimentato. Il risultato? Comunque un capolavoro. Forse uno tra i cinque film più belli del regista. Una storia vera è una pura narrazione bucolica, ai limiti del dantesco, con riferimenti al grano, al cielo, ai conflitti interiori ma anche quelli bellici. E’ un film che resta nel cuore, resta impresso nella memoria e che possiede una verità sempiterna, una dote, una rarità e una bellezza che non invecchia mai.
17 – PREFERI’ TWIN PEAKS A MARILYN MONROE
Alla fine degli anni 80, il produttore televisivo Mark Frost gli suggerì un progetto sulla vita di Marilyn Monroe. Il film doveva intitolarsi The Goddess ma non si fece perché Lynch decise di realizzare la serie tv Twin Peaks. La serie originale durò solo due stagioni, ma inchiodò America ed Europa davanti al televisore, cambiando per sempre il futuro del piccolo schermo e diventando un fenomeno della cultura pop. Dopo il successo planetario di Twin Peaks, la rivista Time dedicò a Lynch la copertina.
2017 – Twin Peaks – Regia, Attore – Vice Direttore FBI Gordon Cole, Soggetto, Sceneggiatura e Montaggio 2017 – Lucky – Attore – Howard 2016 – David Lynch: the Art Life – Attore – Se stesso 2012 – Harry Dean Stanton: Partly Fiction – Attore – Se stesso 2011 – Duran Duran – Regia 2009 – Great Directors – Attore – Se stesso 2007 – Lynch – Attore – Se stesso 2007 – Chacun son cinéma – Regia – (“Absurda”) 2006 – Inland Empire – L’impero della mente – Regia, Soggetto, Sceneggiatura e Montaggio 2005 – Midnight Movies: From the Margin to the Mainstream – Attore – Se stesso 2001 – Mulholland Drive – Regia, Soggetto, Sceneggiatura e Musiche – (musiche aggiunte) 1999 – Una storia vera – Regia 1997 – Strade perdute – Regia, Soggetto e Sceneggiatura 1995 – Lumière et compagnie – Regia e Attore – Se stesso 1994 – Nadja – Attore – Guardiano dell’obitorio 1992 – Fuoco cammina con me! – Regia, Attore – Gordon Cole, Soggetto e Sceneggiatura 1990 – Cuore selvaggio – Regia e Sceneggiatura 1986 – Velluto blu – Regia, Soggetto, Sceneggiatura e Musiche – (musiche aggiunte) 1984 – Dune – Regia e Sceneggiatura 1980 – The Elephant Man – Regia e Sceneggiatura 1977 – Eraserhead – La mente che cancella – Regia, Soggetto, Sceneggiatura, Musiche, Montaggio, Scenografia ed Effetti 1974 – The Amputee – Regia, Attore – L’infermiere, Soggetto e Sceneggiatura 1970 – La nonna – Regia, Soggetto, Sceneggiatura e Fotografia 1968 – The Alphabet – Regia, Soggetto, Sceneggiatura, Fotografia e Montaggio 1967 – Six Men Getting Sick – Regia e Fotografia
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