Casablanca
Capolavoro di altri tempi che non ha bisogno di alcuna introduzione. Casablanca, film diretto da Michael Curtiz, dopo 80 anni continua ad essere un caposaldo della storia del cinema, una delle pellicole hollywoodiane più belle e raffinate che siano mai state realizzate. Tratto dall’opera teatrale Eyerybody Comes to Rick’s di Murray Burnett e Joan Alison, prende spunto da una pagina di storia più o meno reale per raccontare una commovente storia d’amore: romanticismo e suspense vengono sapientemente dosati sino a sfociare in un finale amaro ma pieno di speranza, in cui assistiamo ad un netto trionfo dell’idealismo americano, dove il senso di giustizia e l’amore per la patria riescono ad avere la meglio. E’ questo che lo rende un film in cui difficilmente si trova un difetto, e lo proietta nella sfera cinematografica di quelle pellicole definite ‘senza tempo’. Michael Curtiz ha tra le mani una sceneggiatura scottante visto il contesto storico sia della storia che della realizzazione del film, ma la lavora in maniera ingegnosa, mescolando più generi cinematografici e soprattutto servendosi nel migliore dei modi di una storia d’amore. I temi narrati toccano vari aspetti decisamente delicati: corruzione, nazismo, sentimenti, bella vita, grande guerra. Una guerra, ancora nel vivo, vissuta attraverso le parole dei protagonisti e che viene interrotta, narrativamente parlando, dal flashback parigino. Una tecnica non consueta in quegli anni, utile a rompere gli schemi e che, proprio per questo, regala a tutti noi spettatori un film inaspettato e sorprendente. Casablanca è un cult sempre amato dalle generazioni e che mai, nemmeno per una volta, è sembrato fuori luogo. Più di un suo elemento ha ispirato negli anni a venire Hollywood, come ad esempio alcuni dialoghi che sono entrati di diritto tra le citazioni usate più frequentemente. “Suonala ancora Sam. Suona Mentre il tempo passa” e “Alla tua salute, bambina” sono le frasi che non hanno bisogno di essere presentate e che rimandano immediatamente a Rick e Ilsa, una delle coppie più famose della storia del cinema. Humprey Bogart e Ingrid Bergman sono perfetti nei due ruoli degli amanti in periodo di guerra, e insieme a Paul Henreid formano un trio carico di sentimentalismo e patriottismo. Casablanca, dopotutto, non ha eguali per la freschezza e la leggerezza con cui immortala una storia indimenticabile, consacrandosi come uno dei film più riusciti e amati di tutti i tempi. Se è un capolavoro, non è un caso. Lo era ieri, lo è ancora oggi e sono sicuro che lo sarà anche domani.
Trama – fonte: www.comingsoon.it
Casablanca è un film drammatico-sentimentale del 1942 diretto da Michael Curtiz, con Humphrey Bogart e Ingrid Bergman.
Rick Blaine (Humphrey Bogart) è un americano espatriato a Casablanca, nel Marocco francese sotto il regime filo-nazista, durante il secondo conflitto mondiale. Gestisce un locale, il Rick’s Café Americain, e ha avuto un passato nel contrabbando d’armi a fianco dell’Etiopia al tempo dell’invasione italiana del 1935, e da repubblicano nella Guerra Civile spagnola del ’36, ma è ormai un uomo cinico e disilluso.
Una sera arriva nel suo caffè Ugarte (Peter Lorre), un noto criminale, con due lettere di transito rubate a due soldati tedeschi che lui stesso ha ucciso; il suo intento è incontrarsi con un compratore a cui vuole venderle, ma prima che possa riuscirci viene arrestato, non prima di aver consegnato a Blaine le lettere, dei preziosissimi lasciapassare per gli Stati Uniti.
Il giorno seguente arriva a Casablanca la profuga norvegese Ilsa Lund (Ingrid Bergman), vecchia fiamma di Blaine di cui lui è ancora innamorato, insieme al marito Victor Laszlo (Paul Henreid), leader della ribellione ceca e fuggito da un campo di concentramento.
La coppia è in pericolo e cerca di procurarsi proprio delle lettere di transito per scappare, quando viene a sapere che proprio Blaine ne possiede due; Rick è tormentato perché vorrebbe vendicarsi di essere stato abbandonato dalla donna e anche perché vorrebbe rimanere con lei, ma quando capisce fino a che punto il marito sia disposto a sacrificarsi per metterla in salvo, cambia idea e decide di aiutarli, mettendo in pericolo tutto ciò che si è costruito a Casablanca.
Cast – fonte: www.comingsoon.it
Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Il film ottenne ben otto candidature ai Premi Oscar del 1944, portandosi a casa tre statuette:
Miglior film
Miglior regia a Michael Curtiz
Miglior sceneggiatura non originale a Julius J. Epstein, Philip G. Epstein, Howard Koch
Le altre nomination furono:
Curiosità – fonte: blog.screenweek.it
1 – Casablanca è un film fortemente anti-nazista: Warner fu il primissimo studio hollywoodiano a schierarsi apertamente (e fieramente) contro il nazismo (già negli anni ’30), ed il primo a proibire la distribuzione dei suoi film nei territori sottoposti al regime nazista. Tutti gli attori che interpretano dei nazisti all’interno del film sono in realtà tedeschi ebrei fuggiti dalla Germania.
2 – In tutte le scene in cui Humprey Bogart compare accanto ad Ingrid Bergman, l’attore era costretto ad indossare delle calzature dotate di un notevole rialzo per cercare di compensare la grande differenza di altezza fra i due. Le calzature non sono sempre state le stesse durante le riprese, ed è quindi possibile notare all’interno del film differenze di altezza variabili fra i due attori.
3 – Casablanca, in Marocco, fu la città scelta per ambientare il film (sostituendo l’opzione precedente, Lisbona in Portogallo) poiché fu storicamente un luogo chiave per i rifugiati in fuga dall’Europa occupata Nazista.
4 – La prima scena che fu girata fu una di quelle che riguardano il flashback ambientato a Parigi. Lo script al tempo non era ancora stato terminato, e sia Humprey Bogart che Ingrid Bergman si trovarono in difficoltà ad entrare appieno nei propri personaggi; in particolare, la Bergman non sapeva se avesse dovuto mostrare il proprio personaggio più incline ad essere innamorata di Rick o di Victor Laszlo. Il regista Michael Curtiz le consigliò un’interpretazione “a metà” fra le due opzioni.
5 – Il ruolo del protagonista sarebbe dovuto andare a Ronald Reagan, futuro Presidente degli Stati Uniti che al tempo era un apprezzato attore; all’ultimo gli fu preferito invece George Raft, che però rinunciò poco dopo. La produzione tornò da Reagan che rifiutò sdegnosamente, avendo già accettato di recitare in Million Dollar Baby. Infine la scelta ricadde su Humprey Bogart.
6 – Nel Dicembre del 2012, l’iconico pianoforte di Sam fu venduto ad un’asta di collezionisti di cimeli cinematografici al prezzo di seicentomila dollari.
7 – Al termine del film, una questione rimane aperta: perché Rick non poteva tornare in America? Gli sceneggiatori Julius e Philip Epstein cercarono a lungo una motivazione valida, ma nulla sembrava davvero adatta. Alla fine, decisero di lasciare la questione aperta (ma senza modificare la situazione, poiché funzionale alla storia).
8 – Oltre ad aver vinto 3 Oscar (Miglior Film, Migliore Regia per Michael Curtiz e Miglior Sceneggiatura non Originale per i fratelli Julius e Philip Epstein) a fronte di 8 nomination, il film è stato inserito al terzo posto dei migliori film della storia del cinema dall’American Film Institute nel 2007 (la classifica precedente, datata 1998, lo vedeva al secondo posto).
9 – Per tentare un interessante esperimento, nel 1980 lo script del film venne mandato ad un gran numero di studi cinematografici con il suo nome originale, “Everybody comes to Rick’s”. In molti non riconobbero lo script, e fra questi alcuni lo rifiutarono, principalmente per la mancanza di scene di sesso.
10 – Sono moltissime le frasi iconiche tratte dal film e diventate parte integrante della cultura pop. Fra queste, addirittura 6 sono state inserite nella lista dell’American Film Institute delle 100 citazioni migliori della storia del cinema:
«Alla tua salute, Bambina» (quinto posto)
«Louis, forse oggi noi inauguriamo una bella amicizia» (ventesimo posto)
«Suonala, Sam. Suona “Mentre il tempo passa”» (ventottesimo posto)
«Fermate i soliti sospetti» (trentaduesimo posto)
«Avremo sempre Parigi» (quarantatreesimo posto)
«Con tanti ritrovi nel mondo, doveva venire proprio nel mio» (sessantasettesimo posto)