Carlito’s Way
In questa pellicola del 1993, Brian De Palma si fa carico di raccontare la storia di un destino già segnato, priva di sorprese: è un viaggio di cui già si conosce la meta, ma, il genio De Palma, riesce comunque a suscitare speranza nello spettatore, quel desiderio illusorio che all’improvviso la storia di Carlito Brigante (Al Pacino) possa prendere una piega inattesa. La bravura del regista è stata nella capacità di creare suspence, preferendola alla sorpresa, come il suo mentore Alfred Hitchcock: la storia è lì, nero su bianco e perciò immutabile, ma ciò non sminuisce il valore di ogni singola parola che la compone. Carlito, un gangster dall’oscuro passato, vuole redimere la sua anima cercando disperatamente di abbandonare per sempre quelle strade fatte di corruzione, droga, cadaveri. Uscito dal carcere ha solo uno scopo, quello di vivere onestamente il resto dei suoi giorni nel Paradise Island, ai Caraibi, di realizzare il sogno americano fatto di serenità e non di danaro, di poter dormire con entrambi gli occhi chiusi al fianco della donna che ama, Gail (Penelope Ann Miller). Carlito’s Way è un’opera crepuscolare, regolata dalla malinconia, dal rimorso e da una buona dose di romanticismo, da una leggera nostalgia per le “imprese” che hanno segnato la sua giovinezza, prontamente rinnegate nel momento in cui le incontra negli occhi delle nuove leve malavitose. Brigante concentra tutte le sue forze per risalire a galla, ma il suo passato lo riporta giù come se fosse piombo, così come il bisogno di potersi fidare di qualcuno, nonostante sappia bene che non c’è amicizia di fronte a una pallottola, o a una ingente somma di denaro. Il codice morale appreso sulla strada è il suo tallone d’Achille: l’onore prima di tutto, prima della sua stessa vita: il suo avvocato ed amico David Kleinfeld (Sean Penn), che gli regalò 25 anni di vita, ha bisogno della sua “protezione”. E’ degno di nota l’evolversi dei due personaggi: partiti da situazioni antitetiche – l’uno nato e cresciuto tra povertà e delinquenza, l’altro tra ricchezza e agi – le loro necessità hanno trovato, per un periodo, un accoglimento nell’altro; forse scambiando quello che era semplice opportunismo per un’amicizia, ma che ben presto diviene un altro ostacolo sulla strada verso Paradise Island. Questo intricato rapporto fra i due personaggi crea quanto di più ansiogeno si possa trovare in un gangster movie, e il merito è tutto della maestria con cui De Palma riesce a gestire la tensione. Già evidente nella scena in cui Carlito scorta suo cugino durante una “consegna”, l’abilità del regista si manifesta con ancora più forza nell’ultima parte del film che ci porta alla mente la celebre sequenza della stazione di The Untouchables – Gli intoccabili (1987): venti minuti al cardiopalma in cui Carlito si gioca il futuro, conscio che anche un solo attimo potrebbe rivelarsi fatale. Tra l’impeccabile regia di De Palma e l’incalzante sceneggiatura di David Koepp, si colloca una delle migliori interpretazioni di Al Pacino – per quanto sia arduo scovarne una che non sia eccezionale, dove fa uno straordinario lavoro di sottrazione, contrapponendosi alla sua istrionica esuberanza che ne ha caratterizzato le interpretazioni in grandi pellicole: la scorgiamo tutta nei suoi occhi quando, tra la vita e la morte, si aggrappano ancora all’immagine più bella: una ballerina – la sua ballerina – che danza sullo sfondo di un tramonto esotico, il suo tramonto, respinto a lungo ma ormai meritato, dopo una serie infinita di nottate, bevute e sogni infranti.
Trama – fonte: www.comingsoon.it
Carlito Brigante (Al Pacino) era uno dei boss della droga di New York ma decide di farla finita con il crimine, quando nel 1975 esce di galera dopo aver scontato solo 5 anni dei 30 a cui era stato condannato, grazie ad un cavillo legale ben sfruttato dal suo amico e avvocato Dave Kleinfeld (Sean Penn).
Il suo progetto è di guadagnare un po’ di soldi e ritirarsi in pensione in un’isola dei Caraibi insieme a Gail (Penelope Ann Miller), spogliarellista e sua ex fidanzata ritrovata dopo gli anni di carcere. Suo cugino Guajiro (John Ortiz), però, gli chiede di accompagnarlo a concludere un affare di droga in un bar. Qui Guajiro è ucciso dai suoi fornitori e Carlito è costretto a sparare, ricominciando, suo malgrado, a compiere azioni criminali.
Approfittando dei 30.000 che Guajiro avrebbe dovuto versare per la partita di droga che non ha mai acquistato, Carlito compra un night club da un tossico chiamato Saso (Jorge Porcel). Con questa attività spera di guadagnare abbastanza e partire per i Caraibi. Nel locale, Carlito ha diversi guai con un giovane emergente del Bronx, Benny Blanco (John Leguizamo), suo ammiratore che vuole a tutti i costi entrare in società con lui. Ma i guai maggiori provengono proprio dal suo avvocato, Kleinfeld, che ha rubato un milione di dollari al suo cliente Anthony Taglialucci, capo della mafia italiana di New York.
Quando Taglialucci chiede a Kleinfeld aiuto per evadere dalla prigione di Rikers Island, l’avvocato, a sua volta, chiede aiuto a Carlito che, per via del codice d’onore a cui è legato, non può rifiutare. Proprio mentre sembra che l’evasione sia riuscita, Kleinfeld uccide Taglialucci e il figlio Frankie.
Carlito capisce allora che l’unico modo per uscire dai guai e provare ad avere una nuova vita è tagliare i rapporti con Kleinfeld e lasciare la città con la sua Gail…
Cast – fonte: www.comingsoon.it
Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Il film ottenne due candidature ai Golden Globe del 1994:
Nomination Miglior attore non protagonista a Sean Penn
Nomination Miglior attrice non protagonista a Penelope Ann Miller
Curiosità – fonte: www.corriere.it
1 – La relazione clandestina sul set.
Al Pacino e Penelope Ann Miller hanno avuto una storia sentimentale durante le riprese. Miller ha parlato pubblicamente della loro relazione nelle interviste. Ma all’epoca Pacino era legato a Lyndall Hobbs e quando c’è stata la première del film l’attore si è presentato con la partner, evitando del tutto Penelope Ann Miller.
2 – La scena del biliardo.
Per girare la celebre scena a biliardo, Al Pacino si è allenato al tavolo verde a livello professionale in Nevada per un mese.
3 – Ospedale e appartamento.
L’ospedale in cui Carlito visita l’avvocato Kleinfeld è lo stesso in cui Vito Corleone (Marlon Brando) è portato ne “Il padrino” (1972), film in cui recita anche Al Pacino. Invece l’appartamento di Gail è nello stesso edificio in cui vive il poliziotto Frank Serpico nell’omonima pellicola del 1973 interpretata ancora una volta da Al Pacino.
4 – La coda di cavallo (messa da parte).
Al Pacino inizialmente voleva farsi crescere una coda di cavallo per interpretare Carlito. Ma quando visitò East Harlem, il quartiere originario del gangster, vide che nessuno degli uomini portava i capelli in quel modo e decise di lasciar perdere.
5 – I dubbi di Brian De Palma.
Esattamente 10 anni dopo il trionfo di “Scarface“, il regista Brian De Palma ritrovò Al Pacino. Inizialmente il regista aveva declinato l’offerta di girare la pellicola perché non voleva girare un altro film su un gangster latinoamericano. Ma poi rapito dalla sceneggiatura accettò. Al tempo De Palma dichiarò di essere tornato a lavorare con Pacino come “due vecchi guerrieri che risalgono la collina”. Non mancano citazioni di Scarface. Ad esempio il nome della discoteca di Carlito è “El Paraíso“, lo stesso del chiosco take-away in cui lavora Al Pacino appena sbarcato a Miami da Cuba nel film del 1983.
6 – La scena interminabile.
Il finale del film e precisamente la scena dell’inseguimento a piedi, ha richiesto mesi e mesi per essere girata. “Abbiamo iniziato l’inseguimento in inverno – ha raccontato Brian De Palma – e l’abbiamo terminato in piena estate”. A quanto pare il cappotto nero di pelle indossato da Al Pacino iniziò a causare problemi all’attore durante la sequenza dell’inseguimento dalla carrozza della metro alla stazione poiché era il culmine dell’estate. “Sudava a morte – ha continuato De Palma -. Ad un certo punto ha detto di averne abbastanza, è salito sul treno ed è tornato a casa.”
7 – Improvvisazione.
John Leguizamo aveva rifiutato quattro volte la parte di Benny Blanco. Accettò il ruolo solo dopo che Brian De Palma gli garantì che avrebbe potuto improvvisare molte delle sue battute.
8 – Il rifiuto per una scena in topless.
La prima scelta di Brian De Palma per il ruolo di Gail era l’attrice irlandese Alison Doody, celebre per aver interpretato la dottoressa Elsa Schneider in “Indiana Jones e l’ultima crociata” (1989). Alison Doody ha rifiutato il ruolo perché non voleva farsi riprendere nuda nella scena dello spogliarello. Penelope Ann Miller, invece, accettò di girare la sequenza in topless.
9 – Il litigio tra Sean Penn e Brian De Palma.
Sean Penn ha raccontato di aver accettato il ruolo di David Kleinfeld per due motivi. Il primo era recitare finalmente un film insieme ad Al Pacino. Il secondo era più prosaicamente il sostanzioso cachet che avrebbe utilizzato per finanziare il suo secondo film da regista, girato nel 1995 e intitolato “Tre giorni per la verità“. Durante le riprese Penn ha costretto De Palma a girare 30 volte la scena in cui l’avvocato Kleinfeld chiede a Carlito di aiutarlo a liberare il boss Tony T. I due hanno avuto un forte scontro e – a detta del regista – è stata l’unico litigio sul set.
10 – Attori affiatati.
Per Carlito’s Way Brian De Palma ha scritturato 6 attori che avevano già recitato in “Scarface“: Al Pacino, Al Israel, Ángel Salazar, Jorge Porcel, Michael P. Moran e Caesar Cordova.
11 – L’omaggio di Viggo Mortensen.
Nel film ha un piccolo ruolo Viggo Mortensen che interpreta Lalin, un vecchio amico di Carlito in sedia a rotelle che tenta di incastralo per conto dell’Fbi. La carrozzella sulla quale siede l’attore è a strisce blu e rosse, un omaggio alla sua squadra di calcio del cuore, il San Lorenzo de Almagro.
12 – L’autocitazione.
Le scene più belle del film sono indubbiamente quelle finali girate nella stazione di New York e il conflitto a fuoco sulle scale è un’autocitazione de “Gli Intoccabili” del 1987, altro celebre film del regista americano.
13 – Il cameo del regista.
Brian De Palma è in un cameo durante la scena in cui compare Lalin (Viggo Mortensen). Il regista s’intravede mentre scambia una stretta di mano con l’attore.