Balla coi lupi
Uno dei generi cinematografici che ha fatto la storia della celluloide è il ‘western’, un filone caratterizzato da precisi archetipi, ma che negli anni sono stati messi in discussione, rivoluzionati, stravolti al fine di promuovere un rinnovamento. I cosiddetti ‘spaghetti western’, ad esempio, hanno avuto la capacità di rendere il genere più cruento per la presenza di continue scene di sangue, che hanno messo a fuoco maggiormente i personaggi, causando una conseguente rivalutazione del concetto di buoni e cattivi. L’empatia dello spettatore non più verso il pistolero bianco, ma verso il nativo americano, il pellerossa, è stata la vera rivoluzione vinta da registi come Arthur Penn e Sidney Pollack, attraverso un percorso narrativo di contestualizzazione ed umanizzazione. E’ qui che entra in gioco Kevin Costner col suo capolavoro degli anni ’90, ‘Balla coi lupi’, dove troviamo un eroico tenente dell’esercito unionista che si lascerà affascinare dalla cultura degli indiani Sioux, i quali si riveleranno come tutto quanto non sia “la civiltà americana”: solidali, generosi, legati alle tradizioni e amanti della vita, degli animali e della natura. Il tenente John Dunbar, interpretato dallo stesso Costner, troverà anche l’amore di Alzata Con Pugno (Mary McDonnell), una ragazza bianca adottata dalla tribù ancora bambina, che gli permetterà di integrarsi completamente nella quotidianità e nelle consuetudini indiane, al punto da essere condannato a morte per tradimento dai suoi stessi soldati, quando viene catturato durante una incursione delle giacche blu. ‘Balla coi lupi’ venne annunciato come flop, ma così non fu: incassò 425 milioni di dollari e vinse sette Oscar, tra cui miglior film e miglior regia. Ancora oggi, resta un fondamentale crocevia per l’evoluzione del genere western: manifestamente pacifista, naturalista, antirazzista e sorprendentemente contemplativo per un prodotto hollywoodiano con la voce fuori campo di Costner a raccontare gli ultimi fuochi di un’America che sta perdendo per sempre la sua innocenza. Al suo esordio dietro la macchina da presa, Costner realizzò un film di genere capace di trasformarsi in un’autentica opera d’autore, riuscendo a convincere chiunque, dalla critica più intransigente che ne ha sempre apprezzato la potenza delle immagini e la calma narrativa, al pubblico, affascinato dalla cornice classica e coinvolto dai sentimenti che emergono nella trama. Senza alcuna riserva la pellicola di Costner può essere definita un vero e proprio capolavoro, apprezzato nel tempo e manifesto di integrità morale contro razzismo, intolleranza e discriminazione razziale e culturale.
Trama – fonte: www.comingsoon.it
Balla coi lupi è un film del 1990 diretto da Kevin Costner, tratto dall’omonimo romanzo di Michael Blake.
Nel 1863, durante la guerra di secessione americana, gli eserciti degli Unionisti e dei Confederati vivono un’estrema situazione di stallo alla frontiera del Tennessee.
L’ufficiale John Dunbar (Kevin Costner), rimasto gravemente ferito e consapevole del rischio di perdere per sempre la sua gamba, cerca una morte onorevole sul campo di battaglia. Lo stoico intervento dell’ufficiale, tuttavia, finisce con il favorire i Nordisti che lo premiano per le sue gesta, curandolo e acconsentendo il suo trasferimento nelle frontiere dell’Ovest.
John viene scortato in Kansas nell’abbandonato avamposto di Fort Sedgewick dal mulattiere Timmons (Robert Pastorelli). Quando quest’ultimo viene assalito e ucciso dai nativi Pawnee, Dunbar rimane in completo isolamento. Dunbar sopravvive da solo, procacciandosi viveri e condividendo le sue giornate con il fido cavallo Cisco e con un lupo, soprannominato Due Calzini a causa delle macchie bianche sulle sue zampe.
Grazie alla conoscenza dei Sioux Lakota, rivali dei Pawnee, John inizierà ad apprezzare la cultura dei nativi e troverà l’amore con la sioux Alzata Con Pungo (Mary McDonnell).
Forti dell’aiuto dell’ex ufficiale e favoriti dai fucili dei Confederati, i guerrieri della tribù riusciranno a vendicarsi degli storici avversari e Dunbar diventerà membro a tutti gli effetti della comunità, con il nome Balla Coi Lupi.
John stringe un legame fraterno con Vento Nei Capelli e con lo sciamano Uccello Scalciante, arrivando a ripudiare il suo passato da soldato.
Mentre la tribù di prepara al viaggio verso l’accampamento invernale, Balla Coi Lupi è diventato un traditore agli occhi dell’Esercito Confederato, che ha intenzione di punire il trasgressore…
Cast – fonte: www.comingsoon.it
Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Il film ottenne ben dodici candidature ai Premi Oscar del 1991, portandosi a casa sette statuette:
Miglior film
Miglior regia a Kevin Costner
Miglior sceneggiatura non originale a Michael Blake
Miglior fotografia a Dean Semler
Miglior colonna sonora a John Barry
Miglior montaggio a Neil Travis
Miglior suono a Russell II Williams, Gregory H. Watkins, Jeffrey Perkins, Bill W. Benton
Le altre nomination furono:
Nomination Miglior attore a Kevin Costner
Nomination Miglior attore non protagonista a Graham Greene (II)
Nomination Miglior attrice non protagonista a Mary McDonnell
Nomination Miglior scenografia a Jeffrey Beecroft, Lisa Dean
Nomination Migliori costumi a Elsa Zamparelli
Curiosità – fonte: www.longtake.it
1) Nessuna controfigura per Kevin Costner
Durante la caccia al bufalo, Kevin Costner non ha usato controfigure per cavalcare, anche quando ha dovuto sparare senza tenere le redini. Tuttavia, durante le riprese, Costner è stato colpito fortuitamente, rischiando di rompersi la schiena cadendo da cavallo.
2) No alla violenza sugli animali
Per evitare qualsiasi violenza sugli animali, la Tig Productions di Kevin Costner ha speso 250.000 dollari per i bufali robotici utilizzati nelle sequenze di caccia. Una sequenza girata in 8 giorni con 25 bufali robot e 7 macchine da presa differenti, oltre a un elicottero e 10 pick-up.
3) Kevin Costner è diventato membro dei Sioux
Visto l’enorme successo del film e la maniera così empatica di trattare i Nativi Americani, la Sioux Nation ha adottato Kevin Costner come membro onorario.
4) Imparare la lingua degli indiani
Per aumentare il realismo dell’opera, è stato assunto un insegnante di lingua per lezioni di Lakota ai membri del cast. Vista la difficoltà nell’apprendere la lingua, sono state omesse le differenze di genere nelle espressioni di Lakota, un fatto che ha fatto sorridere i nativi presenti: ai loro occhi era buffo sentire un guerriero parlare come una donna.
5) La durata del primo montaggio
Al termine delle riprese del film, il materiale a disposizione avrebbe potuto coprire 5 ore e mezza di proiezione: naturalmente è stato richiesto un lunghissimo lavoro di taglio successivamente.
6) La sequenza delle riprese
Se si escludono le sequenze della Guerra Civile, girate per ultime, tutte le riprese sono avvenute in ordine cronologico degli eventi, a differenza di quanto accade con gran parte dei film: il gran numero di sequenze girate all’esterno ha imposto che le riprese fossero effettuate basandosi sulle condizioni climatiche.
7) Una produzione non semplice
Le riprese furono effettuate in Sud Dakota, e il clima profondamente instabile è stato la causa dei numerosi ritardi della produzione, unito alla difficoltà nel girare le sequenze delle battaglie degli indiani. In particolare, la più complessa è stata la caccia al bisonte: ha richiesto più di tre settimane di riprese, con 100 stuntman.
8) Ricreare l’autunno
Le sequenze di battaglia nel Tennessee avrebbero dovuto essere girate in autunno, ma siccome non è stato possibile farlo sono stati utilizzati quasi 38.000 litri di vernice per colorare i campi di grano e le foglie degli alberi.
9) La sceneggiatura di Michael Blake scritta prima del romanzo
Michael Blake aveva già scritto una sceneggiatura all’inizio degli anni ’80, e quando Kevin Costner venne contattato suggerì a Blake di trasformarla in un romanzo, in modo che potesse avere più probabilità di diventare un film. Blake lo fece e, dopo numerosi rifiuti, trovò un editore nel 1988: Costner comprò immediatamente i diritti per girare il suo film.
10) La doppia interpretazione di Due Calzini
Due Calzini è stato interpretato da due lupi differenti, entrambi appartenuti a Michael Kane. Uno era chiamato Buck, mentre il nome del secondo era Teddy: entrambi furono tenuti sul set lungo tutta la durata delle riprese. Alla fine del film furono lasciati nel Working Wildlife di Ventura County, in California.