La sottile linea rossa
“C’è una sottile linea rossa che separa il sano dal pazzo. C’è una sottile linea rossa che separa il paradiso dall’inferno, la vita dalla morte. C’è una sottile linea rossa che separa il bene dal male, la pace dalla guerra. O meglio, c’era una sottile linea rossa ed ora non c’è più.”
Terrence Malick, genio delle emozioni, racconta col suo personalissimo sguardo la battaglia svoltasi sull’isola di Guadalcanal nel 1942, sul fronte dell’oceano Pacifico durante la Grande guerra. Infatti, Malick crea un film bellico del tutto atipico capace di destabilizzare la percezione dello spettatore vittima di quel senso di disorientamento voluto dal regista e messo in atto nel racconto, come se lo sguardo di Malick non corrispondesse affatto agli eventi messi in scena.
Roger Ebert, nella sua critica, disse “…sembra che gli attori stiano girando un film ed il regista un altro!”.
La scrittura è una tipica narrazione bellica, ma l’atmosfera ricreata sembra a tratti quanto più lontana possibile da ciò: Malick riesce ad infondere un senso di pace e distensione nello spettatore che ritrova davanti ai propri occhi immagini idilliache, dove prende vita una natura, i cui abitanti non sono ancora stati corrotti dalla società moderna. E questo rapisce due soldati americani che dimenticano la loro missione di morte, divenendo uomini e non soldati, umili abitanti di quel paradiso naturale venerato come una divinità che abita tutte le cose e noi stessi. La macchina da presa concentra il proprio sguardo sulla natura, ma con una passione intima e delicata tale da esprimere la bellezza che vi è nel mondo.
Ma il regista mostra anche la severità e la rigidità della divina natura, rivelando tutte le difficoltà che si incontrano nell’affrontare un conflitto in luoghi incontaminati ed impervi. Per Malick, questa rigidità è racchiusa nell’eterno ciclo naturale, dove nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto viene trasformato. E tutto questo viene magistralmente raccontato non con le parole, ma con le immagini, con il silenzio, con l’intenso cinguettio degli uccelli, con il fragore scrosciante dell’acqua dei torrenti e col sibilo del vento fra le fronde degli alberi. Anche la morte viene rappresentata da Malick con delicatezza ed un senso di rinascita: la morte lenta e dolorosa di un soldato nel bel mezzo di una foresta tropicale, viene intervallata dall’immagine di un ramarro in attesa della morte della sua preda. Morte sì, ma anche vita. Il ramarro continuerà il ciclo fino a quando non sarà lui la chiave di un nuovo rinnovamento, di una nuova trasformazione. Dunque Malick, racconta della natura e delle sue qualità capaci di trasformare, non di distruggere ciò che crea, come invece è tipico della società e dell’uomo che la abita. Ma alla fine di questo conflitto nessuno vince: la natura ne esce contaminata, i soldati devastati dalla guerra e dalla consapevolezza di morire, alla fine, per niente! A sovrastare le macerie resta solo quell’enorme sovrastruttura fagocitante che è la società umana, persa nei suoi conflitti, incapace di vivere pacificamente col prossimo e con l’ambiente.
Questo conflitto lo ritroviamo anche nelle parole del sergente Welsh (Sean Penn) e del soldato Witt (Jim Caviezel), personaggi rappresentanti i due estremi:
Sergente Edward Welsh: In questo mondo un uomo da solo non è niente. E non esiste un altro mondo, al di fuori di questo.
Soldato Witt: È qui che sbaglia, capo. Io l’ho visto un altro mondo. A volte penso solo di averlo immaginato.
Sergente Edward Welsh: Be’, allora hai visto cose che non vedrò mai.
Soldato Witt: Lei non si sente mai solo?
Sergente Edward Welsh: Solo in mezzo alla gente.
Entrambi cercano di capire le motivazioni e le convinzioni dell’altro, intraprendendo un percorso che li porterà ad incontrarsi a metà strada: nessuno dei due cede totalmente alle convinzioni dell’altro, ma entrambi decidono infine di accettarsi, dimostrando ciò attraverso la messa in atto di azioni lontane dalla loro natura, ma necessarie per completarli come uomini.
Ogni inquadratura, ogni scena diventa poesia estetica. E Malick dimostra, a pubblico e critica, la sua grande bravura e la sua straordinaria sensibilità nel condividere con lo spettatore le proprie emozioni che gli vengono suscitate da quello spettacolo naturale che egli decide di riprendere e immortalare. E la colonna sonora, composta da Hans Zimmer, non può che enfatizzare ancor di più l’incontaminata bellezza di quella natura raccontata da Malick.
La sottile linea rossa è un caso atipico di film bellico: generalmente il cinema di guerra è un cinema di anti-guerra, ponendo lo spettatore di fronte alla consapevolezza della negatività dell’esperienza bellica da un punto di vista dei vincitori. Il film di Malick non presenta vincitori, ma solo sconfitti. La pellicola vede il conflitto come morte non solo dell’uomo, ma anche della natura. La sottile linea rossa è un film di guerra che fa della speculazione esistenzialista la sua arma più efficace.
Trama – fonte: www.comingsoon.it
La sottile linea rossa è un film del 1998 diretto da Terrence Malick, basato sull’omonimo romanzo di James Jones.
La C Company è una compagnia di fucilieri del 27° reggimento di fanteria dell’esercito americano, impegnata sul fronte del Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale, più precisamente a Guadalcanal, nelle Isole Salomone. Lì ha il compito di conquistare il campo di aviazione giapponese posto sulla sommità di una collina, in quella che diventerà nota come la battaglia del Monte Austen.
Il racconto si apre sul soldato semplice Witt (Jim Caviezel), che ha abbandonato senza permesso la propria unità per unirsi alla vita semplice dei nativi malesiani. Viene ritrovato e messo in arresto su una nave per il trasporto delle truppe dal sergente maggiore Welsh (Sean Penn).
Sull’imbarcazione gli uomini sono in attesa dell’ordine d’inizio per l’invasione dell’isola, che avverrà senza alcuna opposizione da parte dei nativi. La C Company penetra facilmente e senza spargimento di sangue fino ai piedi della collina che deve conquistare. Ma qui i giapponesi hanno costruito i loro bunker che difendono dall’alto e l’accesso è invalicabile.
A seguito di alcuni tentativi senza successo, il tenente colonnello Tall (Nick Nolte) ordina al capitano Staros (Elias Koteas) di prendere il bunker con un assalto frontale, senza tenere conto delle possibili perdite. Staros però non è d’accordo, perché ritiene che l’azione si possa portare avanti senza sacrificare troppe vite umane. Il tenente colonnello Tall, a questo punto, lo raggiunge al fronte in prima linea per condurre direttamente la battaglia.
Cast – fonte: www.comingsoon.it
Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Il film ottenne ben sette candidature ai Premi Oscar del 1999:
Curiosità – fonte: www.corriere.it
1 – Il film segna il ritorno alla regia di Terrence Malick dopo ben venti anni d’assenza.
2 – La sottile linea rossa ha un curioso primato per un film di guerra: nessun colpo di arma da fuoco viene sparato durante tutti i primi quaranta minuti del film.
3 – Dopo una fase di riprese puntuale sia sui tempi che sul budget, per il film sono iniziati i problemi in fase di montaggio. Il primo assemblaggio grezzo del girato durava quasi sei ore e Malick fu quindi costretto a tagliare circa metà film, eliminando del tutto le parti con Billy Bob Thornton, Martin Sheen, Bill Pullman, Lukas Haas, Viggo Mortensen, Gary Oldman e Mickey Rourke.