Forrest Gump
Roger Ebert – il più influente critico di tutti i tempi – lo definì come “una commedia, credo, o forse un dramma o un sogno […] un atto di equilibrio mozzafiato tra commedia e tristezza, in una storia ricca di grandi risate e verità silenziose“. Forrest Gump nasce nel 1986 dal genio di Winston Groom, autore dell’omonimo romanzo che colpì il cuore delle persone e che diventò un magico film firmato Robert Zemeckis. La sua solida struttura narrativa, caratterizzata dall’uso di svariate ellissi temporali rese realtà, grazie agli straordinari effetti speciali (meritatamente premiati con l’Oscar) della Industrial Light & Magic di George Lucas, è un manuale di scrittura multitonale che ha fortemente innovato il genere biopic drama. Forrest (magistralmente interpretato da Tom Hanks) ci ha presi per mano e ci ha accompagnati nel trentennio più caratteristico del panorama geopolitico degli Stati Uniti d’America, ci ha fatto conoscere Elvis ed il rock’n’roll, tre presidenti, la guerra in Vietnam, la distensione con la Cina, e poi il sogno americano, l’amore, le difficoltà della vita, l’amicizia, l’abbandono, la morte. Forrest Gump è un film che narra la grandezza del Nuovo Mondo, i suoi orizzonti, il suo passato e la poesia che circonda i grandi personaggi che ne hanno segnato la storia, ma non solo: il regista ha avuto il grande merito di ergere in perfetto equilibrio, un filone di contrasto a questo mondo da fiaba, portando all’evidenza le contraddizioni ed il dolore che certe scelte hanno causato. E tutto questo è stato valorizzato attraverso il racconto di un buffo quarantenne con evidenti carenze intellettive, che ne ha dato un punto di vista completamente ingenuo e decisamente privo di “vizi”. “Mamma diceva sempre che i miracoli accadono tutti i giorni!” – citava Forrest… ebbene, l’industria cinematografica americana ha avuto il suo con questa pellicola! 13 nomination, 6 statuette (le più prestigiose), campione di incassi e 76° nella classifica dell’American Film institute dei 100 miglior film di sempre!
Trama – fonte: www.comingsoon.it
Forrest (Tom Hanks), racconta trent’anni di storia americana del Novecento, dagli anni 50 agli anni 80, attraverso gli occhi semplici ed innocenti di un bambino, poi ragazzo ed infine uomo, con disabilità intellettive.
Seduto su una panchina alla fermata di un autobus a Savannah, racconta la sua vita a due signore sedute con lui.
Inizia dall’infanzia, trascorsa insieme alla madre (Sally Field) a Greenbow, in Alabama, che lo sprona a non sottovalutarsi e non permettere che gli altri lo bullizzino (come spesso avviene), a causa delle protesi alle gambe, che porta per problemi di postura, ma soprattutto per il suo lieve ritardo mentale.
Sul bus della scuola conosce Jenny (Robin Wright), che diventerà la sua migliore amica e grazie alla quale un giorno, per scappare dai bulli, scoprirà il talento di straordinario corridore. Questa dote gli permette di frequentare l’Università dell’Alabama come giocatore di football.
Dopo la laurea si arruola in esercito, dove impara a giocare a ping pong e conosce Bubba ed il tenente Dan Taylor (Gary Sinise), con i quali intreccerà due amicizie straordinarie e che condizioneranno le loro vite.
Forrest continuerà ad incontrare ancora Jenny, senza mai rassegnarsi all’idea che la ragazza sia troppo confusa per lasciare che lui faccia davvero parte della sua esistenza.
Nel corso della sua incredibile vita, Forrest incontra tantissimi personaggi famosi, da Elvis Presley, a John F. Kennedy, Lyndon B. Johnson, John Lennon, George Wallace e Richard Nixon, prende parte ad imprese storiche ed avventure straordinarie, senza rendersene pienamente conto e vivendo tutto con estrema semplicità e naturalezza, intrecciando relazioni profonde e durature e rimanendo fedele ai saggi insegnamenti della mamma.
Cast – fonte: www.comingsoon.it
Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Il film ottenne ben tredici candidature ai Premi Oscar del 1995, portandosi a casa sei statuette:
Miglior film
Miglior regia a Robert Zemeckis
Miglior attore a Tom Hanks
Miglior sceneggiatura non originale a Eric Roth
Miglior montaggio a Arthur P. Schmidt
Migliori effetti speciali visivi a Ken Ralston, Allen Hall, Stéphane Rozenbaum, George (tecnico) Murphy.
Le altre nomination furono:
Nomination Miglior attore non protagonista a Gary Sinise
Nomination Miglior fotografia a Don Burgess
Nomination Miglior colonna sonora a Alan Silvestri
Nomination Miglior scenografia a Rick Carter, Nancy Haigh
Nomination Miglior suono a Randy Thom, William B. Kaplan, Tom Johnson, Dennis S. Sands
Nomination Miglior trucco a Daniel C. Striepeke, Judith A. Cory, Hallie D’Amore
Nomination Migliori effetti speciali sonori a Randy Thom, Gloria S. Borders
Curiosità – fonte: www.corriere.it
1 – “Il mio nome è Forrest, Forrest Gump”.
E fin qui non c’erano dubbi. Non tutti forse sanno che però Forrest Gump è al settantaseiesimo posto nella classifica dei migliori cento film statunitensi redatta dall’American Film Institute. La stessa prestigiosa organizzazione che ha inserito una frase del film al quarantesimo posto delle cento migliori citazioni tratte da film.
«Mamma diceva sempre: la vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita»
Un film che è un repertorio sconfinato di frasi che sono entrate come modi di dire nel linguaggio comune.
2 – Alternative a Tom Hanks.
Per fortuna Tom Hanks ha accettato il ruolo subito dopo aver letto la sceneggiatura, perché la sua interpretazione è memorabile. E per fortuna che altri attori rifiutarono di impersonare Forrest Gump! Cosa sarebbe stato di Pulp Fiction se Vincent Vega fosse diventato un corridore, reduce dal Vietnam e campione di ping pong? Il ruolo fu offerto a John Travolta, che lo rifiutò, così come fecero Bill Murray e Chevy Chase.
3 – “Corri Jim, corri!”
Un’altra citazione memorabile del film. No, non è sbagliata. Le scene di corsa sono state interpretate dal fratello di Tom Hanks, Jim, la sua controfigura. Due gocce d’acqua nella vita e sul set. Tom Hanks non ha però versato nemmeno una goccia, di sudore. Nemmeno nelle partite di ping pong, visto che sono ricostruite in CGI. Anche senza meriti atletici, la performance di Tom Hanks è quasi olimpica. Ma lo è anche quella di Jim, infaticabile corridore a cui dovremmo tributare la giusta riconoscenza.
4 – Forrest Gump & Co.
Forrest Gump è tratto dall’omonimo romanzo, che ha anche due sequel: Gump&Co. e Gumpisms. Dal primo di questi, dato il successo mondiale del film, i produttori e Zemeckis avevano messo in cantiere un secondo capitolo. Ci avrebbe parlato di Forrest Gump adulto e papà, alle prese con nuovi eventi e protagonisti della storia recente degli anni ’80 e ’90. Questo progetto però non andò mai davvero in porto, perché gli autori e Tom Hanks si resero conto che perse di importanza.
5 – “Mamma diceva sempre che morire fa parte della vita”.
Magari non fosse così. Le due traiettorie dei protagonisti, Forrest e Jenny, si sfiorano e allontanano per tutta la vita a partire dal loro primo incontro. Il modo in cui il film affronta la morte della protagonista è candido e fanciullesco come solo Forrest Gump può essere. Questo snodo narrativo ci ha regalato uno dei monologhi più belli di sempre sulla morte. Il film non ci chiarisce però il motivo della morte di Jenny. Si accenna ad una malattia che i dottori non sono stati capaci di guarire, alludendo forse all’AIDS. Jenny raschiò il fondo del baratro della droga e della prostituzione, quindi l’ipotesi è lecita. La conferma la abbiamo proprio dal libro Gump&Co. in cui apprendiamo che Jenny è morta di Epatite C, un ceppo virale non ancora isolato negli anni ’70, la cui scoperta risale al 1989.
6 – Astronauta e giocatore di scacchi.
Il Forrest Gump che tutti conosciamo è un instancabile corridore, campione di football e di ping pong, reduce da una guerra che ha segnato profondamente la sua storia personale. Nel romanzo da cui è tratto in realtà conosciamo un Forrest ben diverso. Persino meno impacciato sotto le lenzuola: la sua prima performance con Jenny è una vera e propria maratona, a differenza del film di cui conosciamo bene la spiacevole conclusione. Un amante insaziabile che intraprende un’insolita carriera da scacchista e finisce arruolato dalla NASA per una missione spaziale che finisce tragicamente. Precipita infatti in Papua Nuova Guinea, dove un’ostile tribù di aborigeni lo tengono prigioniero per quattro anni.
7 – L’equipaggio dell’Apollo 13.
A proposito del soggetto originale, vi è un chiaro riferimento al destino da astronauta del Forrest di carta e inchiostro. Il tenente Dan, quando ascolta il progetto di Forrest di avviare un’attività di pesca di gamberi, afferma:
“If you’re ever a shrimp boat captain, that’s the day I’m an astronaut!” – “Se mai sarai il capitano di una barca per gamberi, quel giorno sarò un astronauta!”
Gary Sinise mantenne la promessa giusto un anno dopo, affiancando proprio Tom Hanks nell’equipaggio di Apollo 13, altra pietra miliare dei blockbuster statunitensi.
8 – Una camicia blu a quadri.
Il comparto tecnico e artistico di Forrest Gump era notevole, specie per una commedia. La CGI che ha collocato il protagonista in enormi scenari storici e affianco a personaggi come Kennedy valse al film il premio per gli effetti visivi. Una ricercatezza nell’immagine che passa anche attraverso sottigliezze molto studiate. Ad esempio, nella scena iniziale di ogni salto temporale, Forrest indossa una camicia blu a quadri. Un elemento ricorrente che crea una struttura visiva che aiuta la memoria e crea coerenza.
9 – Un velato omaggio al grande cinema italiano.
Il primo incontro dopo la guerra del Vietnam tra Forrest e Jenny avviene a Washington, dopo un discorso del reduce Gump. Un discorso particolare, di cui non si ode niente se non “E questo è tutto ciò che ho da dire sul Vietnam”, ironizzando sottilmente su quanto si possa dire di quel conflitto assurdo. Nella folla Jenny cerca di raggiungere Forrest attraversando lo specchio d’acqua del Lincoln Memorial Reflecting Pool. Lui la vede e la raggiunge facendosi il bagno con lei. Una scena che sembra voler richiamare alla mente quella celeberrima de La dolce vita di Federico Fellini, in cui Anita Ekberg fa il bagno nella Fontana di Trevi.
10 – Una panchina da museo.
La panchina su cui Forrest sviluppa il lungo flashback agli avventori dell’autobus era diventata una meta di pellegrinaggio. Forrest Gump era entrato con prepotenza nel cuore di tutti, tanto da trasformare la panchina in un luogo di culto, che però venne spostata in un museo per preservarla. Così oggi è possibile guardarla al Savannah History Museum, mentre se si vuole rivivere il magico set si può andare in uno qualsiasi dei ristoranti della catena Booba Gump Shrimp Company, attrezzati con gli oggetti più iconici del film.