Easy Rider
Da un’idea di Peter Fonda e Dennis Hopper, nasce Easy Rider, un cult davvero eccezionale realizzato con straordinario realismo dai suoi attori, assorti completamente nelle rispettive parti. Fonda, oltre a scriverne la sceneggiatura e dare un volto ad uno dei due protagonisti, insieme ad Hopper e Terry Southern, ha prodotto una pellicola non perfetta, ma calzante per il particolare periodo che la società americana stava vivendo, mentre Dennis Hopper, altro volto principale, ne ha assunto le redini della regia, lasciando libero spazio di improvvisazione ai magistrali interpreti che seguivano solo uno script di massima. Questo mix di ingredienti ha generato una delle scene di cinema controcorrente mai realizzate, quando il giovane avvocato alcolizzato George Hanson (Jack Nicholson) racconta il proprio punto di vista sulla società, spiegando che la chiave dell’intolleranza delle persone comuni verso i “diversi” sta proprio nella libertà che essi simboleggiano. La visione dell’intero film, a riguardo, è tutta basata sul concetto di libertà dell’individuo, quella libertà che va goduta, ma al tempo stesso controllata per non essere letteralmente “fatti fuori”. Di fatti, il viaggio è fatto di incontri con persone, il cui stile di vita e le idee, sono in piena sintonia con le proprie, persone con le quali poter assaporare la libertà piena, ma è fatto anche di conoscenza del volto oscuro dell’America, di gente ipocrita, puritana, capace di appigliarsi a qualsivoglia piccolezza pur di soffocarne gli ideali e la libertà. Quei due giovani capelloni danno fastidio, sono fuori contesto, non si sposano con il perbenismo imperante dell’epoca. Easy Rider è dunque un’avventura a cielo aperto, quasi per tutta la durata della pellicola, a simboleggiare le idee dei giovani americani di quell’epoca. D’altronde, Dennis Hopper, al tempo, era uno dei più prolifici ed anticonformisti attori della New Hollywood. Nulla è messo a caso, come ad esempio il chopper guidato da Peter Fonda: simbolo della libertà perduta, monolite da scagliare contro l’ideale gretto inculcato nella mente di una società che non vuol comprendere, che non vuole essere tollerante nei confronti di chi, pacificamente, vuole vivere la propria libertà. Oltre ad essere un monito di ideali, Easy Rider è un vero miracolo tecnico-registico della cinematografia di quei tempi: Hopper e soci, hanno dato vita a vere e proprie intuizioni tecniche destinate a fare scuola agli addetti ai lavori dei decenni a venire. Partiamo dall’analisi della fotografia di László Kovács, basata sull’uso quasi esclusivo di luce naturale al fine di catturare la potenza paesaggistica del sud-ovest degli States ed esaltare, così, la dimensione selvaggia della civiltà, come se i riferimenti visivi del western fordiano venissero recuperati dalla filosofia hippie dell’individuo che ritrova il suo stato di natura. Dopodiché, ci si imbatte in una regia caratterizza da espliciti inserti psichedelici, usati sia in fase di ripresa, come la scena del cimitero, che in fase di montaggio, con le molte transizioni usate per alternare il passaggio di scena. A conclusione, l’innovazione ormai iconica, la più innovativa, ovvero la colonna sonora: Easy Rider è stato uno dei primi film della storia del cinema moderno a fare interamente uso di musiche “non originali”. Hopper l’ha curata personalmente, partendo da classici internazionali come Born to be Wild degli Steppenwolf, sino ad arrivare alla splendida ballata dei The Byrds, Wasn’t Born to Follow, passando dal rock più duro dei The Jimi Hendrix Experience con If 6 was 9. Anche la narrazione ha visto nascere un’innovazione. Mi riferisco al finale amarissimo, in cui la bandiera americana prende fuoco, trasformando il film in una vera e propria ballata triste per anime libere, quasi un canto funebre che seppellisce quel poco che rimane del sogno americano, insieme alle speranze di un’intera generazione. Easy Rider è dunque l’inizio del viaggio del nuovo cinema americano.
Trama – fonte: www.comingsoon.it
Due giovani “hippie” si dirigono con le loro motociclette verso New Orleans. Durante il tragitto vengono accusati dalla gente delle varie località di qualsiasi reato perché il loro abbigliamento suscita molte perplessità. Nonostante che siano molto tranquilli, l’avventura si tramuta in tragedia.
Cast – fonte: www.comingsoon.it
Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Il film ottenne due candidature ai Premi Oscar del 1970:
Nomination Miglior attore non protagonista a Jack Nicholson;
Nomination Miglior sceneggiatura originale a Terry Southern, Dennis Hopper, Peter Fonda.
Curiosità – fonte: www.lascimmiapensa.com
1 – Peter Fonda ha indossato la giacca Capitan America e guidato il suo chopper una settimana in giro per Los Angeles prima dell’inizio delle riprese, così da conferire un aspetto “vissuto” alla giacca e per abituarsi a guidare la moto progettata appositamente per il film. La bandiera americana sul retro della giacca e sul serbatoio della moto hanno attirato più volte l’attenzione della polizia. In questo caso si può dire che il il personaggio di Capitan America sia stato realizzato in maniera realistica, dato che nel film viene visto come un individuo pericoloso, provocante ed eversivo.
2 – Dennis Hopper e Peter Fonda non hanno scritto una sceneggiatura completa per il film e l’hanno completata man mano che proseguivano con le riprese, questo ha lasciato molta libertà agli attori che hanno improvvisato gran parte dei dialoghi. Interessante vedere il film sotto quest’ottica, un’opera che si crea man mano. E anche perché l’improvvisazione senza dover seguire un copione precedentemente scritto rende i dialoghi molto più autentici e naturali.
3 – Il chopper di Capitan America (Peter Fonda) era così “strambo” da guidare che a un certo punto Jack Nicholson (che era sul retro) strinse le ginocchia sui fianchi di Fonda per bilanciarsi rompendogli alcune costole. Interessante questo fatto, magari guardando il film non si riescono a cogliere alcune cose, certe cose possono sembrare molto naturali quando invece sono state fatte con grande difficoltà, e questo è il caso.
4 – Peter Fonda ha avuto l’idea per questo film dopo aver visto una foto che ritraeva lui e Bruce Dern sulle loro motociclette nel film “I selvaggi” (The Wild Angels) 1966. Ha coinvolto Dennis Hopper che stava progettando di uscire dal mondo dello spettacolo per diventare un insegnante, che ha accettato quando Peter gli ha promesso che avrebbe potuto dirigere il film. Interessante notare come sia nata l’idea del film, del resto Easy Rider è considerato l’esponente principale del filone della bikexploitation degli anni sessanta.
5 – È stato uno dei primi film a fare ampio uso di brani musicali rilasciati in precedenza, piuttosto che una colonna sonora appositamente scritta. Al giorno d’oggi siamo abituati a vedere film che contengono musiche scritte in contesti e tempi magari molto lontani dal quello che stiamo guardando, ma per l’epoca questa era una cosa nuova. L’utilizzo di brani al tempo attuali e soprattutto di gruppi come Steppenwolf, The Band e The Jimi Hendrix Experience che erano artisti che richiamavano molto la filosofia e lo stile dei protagonisti del film rende il tutto molto più autentico.
6 – La scena in cui Billy e Wyatt fanno il bagno con le due ragazze è stata girata in due momenti diversi. Quando hanno girato la scena Peter Fonda era in ospedale. Ecco perché non viene mai inquadrato insieme a Dennis Hopper o a una delle ragazze. Le gambe che vengono inquadrate sono di una controfigura, le immagini di Fonda sono state girate a parte, settimane più tardi. Interessante notare questo particolare, che durante la visione del film potrebbe sfuggire o non essere preso in considerazione, dimostrando l’efficacia della tecnica utilizzata.
7 – Alcuni degli effetti di luce strani nella scena dell’LSD sono stati causati dall’erronea esposizione della pellicola alla luce durante la fase di sviluppo. Fortunatamente l’errore è stato sfruttato in maniera intelligente riuscendo a descrivere in immagini e a rappresentare visivamente il viaggio lisergico che fanno i protagonisti.
8 – Mentre gli attori fumavano vera marijuana, la cocaina vista all’inizio del film è falsa. Secondo Peter Fonda questo è perché non potevano permettersi quella vera. Questo è a conferma del fatto che per questo film non era stato messo a disposizione un budget consistente, anche se non era previsto l’uso di grandi effetti speciali non fu sicuramente semplice gestire i pochi fondi.
9 – Dennis Hopper e Peter Fonda non hanno assunto una troupe, ma invece hanno reclutato hippies a comuni in tutto il paese, e sono stati aiutati da amici e passanti a tenere le telecamere, a dimostrazione degli scarsi fondi che avevano a disposizione per la realizzazione del film. Anche qui un’altra dimostrazione degli scarsi fondi che avevano a disposizione, e questo ci fa capire molto sulle condizioni in cui dovevano lavorare. Nonostante questo però è stato comunque possibile realizzare il film.
10 – Dato che Harley Davidson si rifiutò di fornire motociclette per il film, perché vedevano i protagonisti come fuorilegge e temevano che ciò avrebbe danneggiato la sua immagine, Dennis Hopper e Peter Fonda acquistarono quattro Harley Davidson Hydra Glide a un’asta della polizia, quindi le modificarono per il film. In questo caso Dennis Hopper e Peter Fonda furono furbi, acquistando a prezzo stracciato le moto da un’asta della polizia riuscirono ad aggirare le volontà della casa motociclistica e ad ottenere comunque le Harley.