Blade Runner
Il talento visionario di Ridley Scott ci ha donato una pietra miliare del cinema sci-fi: Blade Runner. E’ qui che la cura maniacale per i dettagli, le scelte fotografiche, la costruzione delle scenografie ed il ritmo registico che nel suo passato gli hanno permesso di affermarsi, ha avuto il suo apice. Blade Runner è la trasposizione cinematografica di Do Androids Dream of Electric Sheep?, celebre romanzo del 1968 a firma di Philip K. Dick, basato su tematiche che affascinano da sempre la curiosità dell’uomo, come il rapporto che egli ha con la tecnologia e l’essenza della natura umana stessa. Sono proprio questi i cardini centrali che fanno da sfondo alla pellicola thriller-noir di Scott, ambientata in una Los Angeles tetra e distopica, nel quale il mondo sembra vagare attorno al concetto di sopravvivenza. La coerenza con l’importanza degli argomenti trattati ha concesso a Blade Runner il privilegio di essere citato nelle università e nei testi di filosofia, accrescendo in maniera proporzionale il suo valore per l’effetto rilevante e sempre più elaborato che sta acquisendo nel tempo l’intelligenza artificiale, specie dal punto di vista della coscienza. Ma si può parlare di coscienza se ci si riferisce ad una macchina fatta di circuiti e silicio? E’ questo l’interrogativo predominante che ci lascia la pellicola, così come il romanzo di Dick.
Ad ogni modo, Blade Runner è stato tutt’altro che semplice da confezionare per il grande schermo, ed il britannico Scott, noto per il suo carattere tutt’altro che mite, ha avuto forti pressioni dalla produzione riguardo ad alcune modifiche sostanziali adoperate in fase di post-produzione: su tutte l’aggiunta di un happy end forzato e la voce fuori campo a guidare lo spettatore. Ma Scott tagliò tutto con la Director’s Cut, mostrando al mondo la sua intima visione del film, anzi aggiunse un momento cruciale legato alle speculazioni fatte sulla natura di Rick Deckard (Harrison Ford). Questo trascina lo spettatore in innumerevoli suggestioni di una realtà ormai anacronistica, laddove solo i replicanti sentono il senso dell’esistenza. Mossa da scacchista che ha contribuito al vero e proprio successo di Blade Runner. E ad aumentare una tale percezione, una sepolcrale Los Angeles dal tono decò-cyberpunk, perennemente bagnata da piogge acide, accompagnata da una delle migliori soundtrack di sempre, firmate dal maestro greco Vangelis.
Blade Runner è dunque una dimostrazione in grande stile del lavoro visionario di Ridley Scott, che omaggia nel migliore dei modi il lavoro di Philip K. Dick, e per certi aspetti ne amplifica la portata al punto da rimanere ancora oggi un’opera impareggiabile sotto molti aspetti.
Trama – fonte: www.comingsoon.it
Blade Runner è un film di fantascienza del 1982, diretto da Ridley Scott, liberamente ispirato ad un romanzo del 1968, Il cacciatore di androidi, di Philips K. Dick. Il film é ambientato in una desolante Los Angeles collocata nel futuro, nel 2019, dove una società, la Tyrrel Corporation, ha sviluppato un ardito programma: la creazione di androidi, esseri sintetici completamente simili agli umani, ma dotati di capacità intellettuali e fisiche notevolmente superiori. La durata della loro vita non supera i quattro anni e vengono usati come schiavi per operazioni pericolose nelle colonie fuori Terra. Quando in una stazione extraterrestre i cloni mettono in atto un violento ammutinamento, vengono dichiarati illegali sul suolo terrestre. Nonostante il divieto, quattro di questi replicanti, con a capo Roy Betty (Rutger Hauer), dopo aver rubato una nave spaziale, fuggono dalla loro colonia e si rifugiano, sotto copertura, sulla terra. Si scatena una spietata caccia di cui é protagonista Rick Deckard (Harrison Ford), ex ufficiale della polizia, già appartenente all’unità speciale Blade Runner, ormai fuori servizio. È richiamato a prender parte al “ritiro” degli androidi in fuga. Intanto uno dei cloni si infiltra nella Tyrrel nel disperato tentativo di trovare il suo creatore. Nella tentacolare oscura città, Deckard, come in una giungla d’acciaio, insegue le sue prede con l’unico ossessivo obbiettivo di eliminarle. L’incontro con una donna, Rachel (Sean Young), rivelerà molte sorprese e aprirà nuovi scenari.
Cast – fonte: www.comingsoon.it
Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Il film ottenne due candidature ai Premi Oscar del 1983, ma non vinse alcuna statuetta:
Nomination Miglior scenografia a Lawrence G. Paull, David L. Snyder, Linda DeScenna
Nomination Migliori effetti speciali visivi a Douglas Trumbull, Richard Yuricich, David Dryer
Curiosità – fonte: www.lascimmiapensa.com
1 – Prima di Ridley Scott.
Blade Runner avrebbe potuto essere molto diverso da come lo conosciamo oggi. Per lo meno a livello di regia. Prima di Ridley Scott, infatti, altri registi incontrarono Philip K. Dick per discutere di un possibile adattamento della storia. Tra questi, nientepopodimenoché Martin Scorsese.
2 – Cicatrice di un errore.
Ancora oggi, l’attrice Daryl Hannah porta con sé una cicatrice che le ricorda di quella volta che interpretò Pris in Blade Runner, e che per errore sfondò un vetro con il gomito, dopo essere scivolata sul terreno bagnato. La scena in questione – in cui Pris fugge da Sebastian (William Sanderson) – non sarebbe dovuta infatti avvenire come la vediamo sullo schermo.
3 – Quel bagliore rosso.
Una delle caratteristiche che contraddistingue i replicanti in Blade Runner, è quel bagliore rosso che riflette nei loro occhi. Ridley Scott e il direttore della fotografia Jordan Cronenweth hanno ottenuto questo risultato utilizzando il cosiddetto Effetto Schüfftan. Un trucco cinematografico che consiste nel far rimbalzare la luce negli occhi dell’attore, attraverso un pezzo di vetro semitrasparente posto a 45° rispetto alla telecamera.
4 – Animale domestico.
L’attrice Joanna Cassidy (nel film, la replicante Zhora) ha affermato di essere stata completamente a suo agio nell’avere un serpente attorno al collo, poiché in realtà si trattava del suo pitone domestico di nome Darling.
5 – Parola di Ridley Scott.
Durante un’intervista, lo stesso regista ha affermato che Blade Runner è probabilmente il suo film più personale e completo.
6 – Talento creativo.
Nell’interpretare Roy Batty, l’attore Rutger Hauer ha arricchito la caratterizzazione del suo personaggio con molti colpi di testa creativi. Qualche esempio? L’idea per la scena in cui afferra e accarezza una colomba, oppure l’iconica frase del monologo finale: e tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia.
7 – 20 minuti, prima di morire.
Lo scrittore Philip K. Dick riuscì a vedere solo i primi 20 minuti del film. Morì infatti il 2 marzo del 1982, prima che la pellicola fosse completa. Tuttavia, ne rimase particolarmente colpito, sebbene Ridley Scott non avesse mai letto il suo romanzo.
8 – Ohi Maria.
La squama di serpente artificiale che Rick Deckard (Harrison Ford) fa analizzare al microscopio elettronico, in verità era un germoglio di marijuana.