Shining
La capacità di trovare la soluzione all’enigma è il vero senso del film di Stanley Kubrick!
Shining non è solo un semplice horror, ma un contenitore di astuzia e di capacità che esplode nel finale, in quel labirinto dove un uomo, un adulto, preda delle sue ambizioni e frustrazioni resta imprigionato per sempre, un labirinto che mostra come, a differenza di noi adulti, i bambini sanno giocare, accettano le regole e conoscono i trucchi. Basandosi sull’omonimo romanzo di Stephen King, Kubrick accetta la sfida horror, laddove mostra ancora una volta il suo genio, capace di scardinare ogni regola che appartiene a questo genere: la paura non nasce dagli ambienti angusti, oscuri, dalle angolazioni oblique, o da suoni e rumori convenzionali, ma nasce per sua mera opposizione. Inquadrature simmetriche che si deformano improvvisamente, illuminazione diffusa e quasi sempre diurna, struttura narrativa che riprende le caratteristiche di un vero e proprio labirinto (richiamato apertamente nel finale del film), un hotel vuoto che appare gigantesco, privo di qualsiasi punto di riferimento, caratterizzato da lunghi corridoi ognuno uguale all’altro, laddove ogni porta è chiusa, sono tutti ingredienti visionari che terrorizzano non convenzionalmente lo spettatore. Il tutto è firmato in maniera sistematica con l’utilizzo di riprese a steadycam, che seguono o precedono i personaggi, risucchiandoli in uno spazio tenebroso. Ed il corredo narrativo non è da meno: fantasmi del passato che ritornano, situazioni che si ripetono, drammi, non fanno altro che costruire uno spazio temporale che sembra avvolgersi su sé stesso, esattamente come un labirinto. Tutto il film è una costruzione senza via d’uscita, la costruzione della convinzione che l’uomo ha il pieno controllo della propria vita, ma non è altro che un’illusione.
La libertà, la volontà sono concetti vuoti: la nostra vita è dominata da forze “esterne” e “interne”, il potere e la guerra, le regole e i doveri sociali, le gerarchie, il passato, la scienza, le paure, le pulsioni sessuali, i desideri e le frustrazioni. Dunque, il maestro ha dato prova, in questa pellicola d’autore, che la paura nasce dall’impossibilità del controllo, partendo proprio dal basilare concetto di caos, la cui etimologia indica spazio aperto, infinito, vitale. Shining non emoziona, non commuove, ma semplicemente inquieta, fa paura, perché chiude in una stanza buia e obbliga a “vedere” la propria vanità, il cui trucco è quello di avere la forza e l’intelligenza di voltarsi indietro per liberarsi dall’ipnosi, proprio come fa il piccolo Danny nel labirinto. Una menzione speciale va all’interpretazione dei tre protagonisti, Jack Nicholson, Shelley Duvall ed il piccolo Danny Lloyd, sebbene tutto il cast sia stato eccelso nel calarsi ciascuno nei propri difficili personaggi.
Trama – fonte: www.comingsoon.it
Shining è un film del 1980 diretto da Stanley Kubrick, basato sull’omonimo romanzo di Stephen King. Il protagonista della vicenda è Jack Torrance (Jack Nicholson), ex insegnante disoccupato con il vizio dell’alcol, in cerca di ispirazione per il suo romanzo. Jack accetta di buon grado la proposta del direttore dell’Overlook Hotel, che lo vuole assumere come guardiano invernale.
Sebbene l’uomo gli confidi che dieci anni prima, in quello stesso luogo, il suo predecessore Delbert Grady (Philip Stone) aveva perso la ragione, trucidando la sua famiglia, Jack non sembra spaventato e coglie l’occasione lavorativa per dedicarsi alla scrittura. Il neo assunto si trasferisce tra le sperdute montagne del Colorado con la moglie Wendy (Shelley Duvall) e il figlio Danny (Danny Lloyd). Quest’ultimo condivide la novità con il suo amico immaginario Tony, che è preoccupato per le terrificanti visioni del bambino sul futuro nell’hotel. Il capocuoco della struttura, Dick Hallorann (Scatman Crothers), intuisce che Danny possiede il dono della ‘luccicanza’, ovvero spiccate capacità di chiaroveggenza e telepatia, e gli chiede di non avvicinarsi mai alla camera 237. Mentre la neve cade copiosa e isola l’albergo, Jack diventa sempre più irascibile e nevrotico e Danny ha macabre visioni sulla strage compiuta da Delbert e sulle azioni future del padre. Quando il giovane entra nella camera 237 e ricompare coperto di misteriosi graffi, Wendy si convince che Jack gli abbia fatto del male. Le presenze che popolano l’hotel si palesano agli occhi del guardiano e lo spingono a cedere a folli istinti nei confronti della sua famiglia, accusata di cospirare alle sue spalle. Mentre Dick riceve delle visioni sul piccolo Danny, Wendy deve difendersi dal delirio di suo marito ma non sa che gli spiriti dell’albergo stanno tramando nell’ombra. La storia dell’Overlook Hotel sta per ripetersi…
Cast – fonte: www.comingsoon.it
Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Il film ottenne ben due candidature ai Razzie Awards del 1981:
Nomination Peggior regia a Stanley Kubrick
Nomination Peggior attrice non protagonista a Shelley Duvall
Curiosità – fonte: tg24.sky.it
1) Stanley Kubrick ha preso in considerazione per la parte di Jack Torrence, interpretato poi da Jack Nicholson, sia Robert De Niro che Robin Williams ma alla fine ha cambiato idea dopo aver visto De Niro in Taxi Driver e Robin Williams nella serie tv Mork & Mindy. Secondo Kubrick non erano sufficientemente psicopatici. Secondo Stephen King, Kubrick avrebbe considerato anche l’attore Harrison Ford.
2) Danny Lloyd, che nel film interpreta Danny Torrance, il figlio di Jack e Wendy Torrance, aveva all’epoca delle riprese del film 5 anni. Fu scelto tra 5000 suoi coetanei e per evitargli dei traumi, Kubrick decise di dirgli che si trattava di un film drammatico e non di un horror. Un’altra curiosità è che proprio dal piccolo Lloyd nacque l’idea del “dito Tony”, con un gesto che gli uscì spontaneamente durante il suo primo provino. L’attore ha visto la pellicola solo una volta raggiunti i 16 anni ma ha dichiarato di non esserne rimasto molto impressionato, avendo vissuto il dietro le quinte.
3) Le tante leggende intorno al film Shining raccontano che fu lo stesso Kubrick a battere a macchina tutte le 500 pagine All work and no play makes Jack a dull boy (Troppo lavoro e niente svago fanno di Jack un ragazzo annoiato). In italiano la frase è diventata celebre come “il mattino ha l’oro in bocca”. In tedesco è stato usato il motto “Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi”, mentre in spagnolo suona come “L’alba non arriverà prima, per quanto uno si svegli presto”.
4) La scena della Volkswagen che viaggia verso l’Overlook all’inizio del film è stata ripresa da Ridley Scott (con il permesso di Stanley Kubrick, ovviamente), quando fu costretto ad aggiungere il “lieto fine” per la versione originale di Blade Runner.
5) Nel romanzo di Stephen King la camera maledetta è la 217 ma nel film diventò la 237. Il motivo di questo cambiamento fu il timore del gestore dell’albergo il quale temeva che i clienti non avessero più voluto soggiornare in quella stanza. Kubrick optò, quindi per una un’altra camera dell’hotel che non esisteva.
6) Nonostante si sapesse che Stanley Kubrick era un regista esigente, scrupoloso e molto duro, i rapporti con Jack Nicholson furono decisamente buoni. Invece il rapporto con la protagonista femminile Shelley Duvall furono alquanto burrascosi, tanto da far perdere la pazienza più volte allo stesso regista e spingerlo a dire che con la Duvall stava veramente perdendo tempo. Per l’attrice fu un’esperienza molto dura e traumatica, assolutamente da non ripetere.
7) Per la scena cult in cui Jack Nicholson rompe con l’ascia la porta del bagno, ne fu costruita una leggera e facile da rompere. Tuttavia la foga di Nicholson fu tale che ne fu costruita una più robusta.
8) Il labirinto innevato era formato da 900 tonnellate di sale e polistirolo.
9) Il film è stato nominato a due Razzie Awards nel 1981: Nomination Peggior regia a Stanley Kubrick – Nomination Peggior attrice protagonista a Shelley Duvall.
10) È oramai risaputo che Stephen King rimase molto deluso dal film di Kubrick. In particolare allo scrittore non piaceva Jack Nicholson nei panni di Jack Torrance. Questo perché nel romanzo, per lui, Jack è inizialmente un uomo buono. Nel film il personaggio di Jack non possiede la bontà interiore del Jack del romanzo. King avrebbe voluto Jon Voight.