Rain Man

Rain Man – L’uomo della pioggia

1988 ‧ Drammatico/Melodramma ‧ 2h 14m

Barry Levinson, che come molti suoi colleghi degli anni ‘80 affiancò al mestiere di scrittore quello di regista, firma una pellicola dalle basi narrative solide e nel complesso piacevole che ancora oggi ha qualcosa da dire. La struttura filmica è studiata e ben narrata in un crescendo di emozioni, una narrazione che procede per tappe ben delineate: dal venire a conoscenza dell’esistenza di un fratello autistico, alla sua conclusiva e triste accettazione. Il viaggio in autostrada è il mezzo usato dagli sceneggiatori per sviluppare l’ingente dualità familiare, ricca di contrasti e conflitti irrisolti. E ciò viene magistralmente evidenziato dalla stessa auto d’epoca che divora l’asfalto di quell’autostrada, quella stessa auto che il padre vietava di guidare a Charlie (Tom Cruise), ma non a Raymond (Dustin Hoffman).
Un viaggio che scava nei ricordi d’infanzia e che cerca di ristabilire una connessione emotiva ormai sbiadita dal tempo e dal distacco. Ma non è semplice, in quanto sembra essere un percorso a senso unico, visto che Raymond è afflitto da autismo, che gli rende complicato instaurare relazioni umane. Eppure, fra i ritrovati fratelli si viene a formare un’empatia sussurrata, mai diretta, ma estremamente potente: a mio avviso è questa la vera forza del film! Riuscire a comunicare non con parole meccaniche e ridondanti, ma con sguardi e gesti semplici, come si apprende nell’emozionante scena delle lezioni di ballo, o quella dello scherzo dello sciroppo d’acero. Il personaggio di Charlie è quello che muta nell’excursus della storia, si apre al fratello, si apre alla vita e guida la psiche dello spettatore nel confrontarsi con la sensibilità di persone meno fortunate, di confrontarsi con l’autismo, un tema marginale nel mondo del cinema fino a quegli anni. Morrow e Bass, gli sceneggiatori, hanno creato il personaggio di Raymond ispirandosi a due persone affette da sindrome del savant, creando uno stereotipo purtroppo limitante nell’immaginario collettivo molto distante dalla realtà. Le interpretazioni degli attori sono state complesse e ben eseguite e qualcuno ha meritatamente raggiunto l’ambito traguardo dell’Oscar, Dustin Hoffman, capace di camminare in costante equilibrio fra emotività trattenuta e silente bisogno di comprensione. Infine, geniale la travata del gioco di parole basato su una storpiatura infantile, ovvero Rain Man, il nome di Raymond pronunciato male da un Charlie Babbitt bambino.

 


Trama – fonte: www.comingsoon.it

Rain Man – L’uomo della pioggia è un film drammatico diretto da Barry LevinsonCharlie Babbitt (Tom Cruise) è un venditore di automobili pieno di debiti che, alla morte del padre, scopre di non essere l’erede del patrimonio di famiglia. In questa occasione viene a sapere anche dell’esistenza Raymond (Dustin Hoffman), suo fratello maggiore affetto da autismo, che si trova ricoverato in una clinica psichiatrica di Wallbrook. Frustrato a causa della mancata eredità e arrabbiato per essere stato tenuto all’oscuro dell’esistenza di un fratello, Charlie decide di rapire Raymond per poter entrare in qualche modo in possesso del denaro diventandone il tutore. Dopo il sequestro, propone al dottore che ha in cura Raymond di riportare l’uomo in clinica in cambio di metà patrimonio. In seguito al rifiuto del medico di diventare suo complice, Charlie perde anche l’appoggio della sua fidanzata Susanna (Valeria Golino), che si arrabbia moltissimo per il modo in cui tratta il suo povero fratello.
Nel corso del viaggio verso Los Angeles, in Charlie iniziano a riaffiorare i ricordi legati a uno strano personaggio che quando era un bambino gli canticchiava delle canzoncine e che all’improvviso era scomparso dalla sua vita. Quando si rende conto della straordinaria capacità di Raymond di fare i calcoli, Charlie decide di sfruttarla per giocare a Las Vegas e guadagnare la cifra che gli serve per liberarsi definitivamente dei debiti. L’idea funziona e con la tranquillità economica Charlie riallaccia anche i rapporti con Susanna. Charlie prende in considerazione l’idea di chiedere l’affidamento di Raymond, ma in seguito a un incidente domestico si rende conto di non esserne all’altezza e decide di riportare il fratello alla clinica. Tuttavia, il lungo viaggio fatto insieme consente ai due fratelli di riavvicinarsi e a scoprire che la diversità a volte rappresentare un punto di forza.


Cast – fonte: www.comingsoon.it


Trailer


Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it

Il film ottenne ben otto candidature ai Premi Oscar del 1989, portandosi a casa quattro statuette:

Miglior film
Miglior regia a Barry Levinson
Miglior attore a Dustin Hoffman
Miglior sceneggiatura originale a Ronald Bass, Barry Morrow

Le altre nomination furono:
Nomination Miglior fotografia a John Seale
Nomination Miglior colonna sonora a Hans Zimmer
Nomination Miglior scenografia a Linda DeScenna, Ida Random
Nomination Miglior montaggio a Stu Linder


Curiosità – fonte: www.filmpost.it

1- Censura sugli aerei.
La prima curiosità su Rain Man è veramente molto strana e singolare. Il tutto è dovuto ad una famosa scena in cui Raymond non vuole prendere l’aereo in quanto quasi tutte le compagnie aeree hanno avuto degli incidenti fatali. Tutte tranne una: la Quantas. E infatti la Quantas è l’unica che trasmette il film sui propri aerei senza nessuna censura, perché tutte le altre citate nel film hanno tagliato la scena.

2 – Le citazioni.
Rain Man ha avuto un enorme eco in molti film degli anni ’90 e 2000 e in serie televisive di successo. Molte volte è stato citato. La più famosa è forse quella dei Simpson. In una puntata Homer diventa un amato croupier di Blackjack nel casinò costruito da Mr. Burns; ad un tavolo si siedono due personaggi dalle stesse fattezze di Tom Cruise e Dustin Hoffman in Rain Man e Homer impazzisce insieme a Raymond.
Un’altra importante citazione è nel film Una notte da leoni. Alan, interpretato da Zack Galifianakis, cerca di imparare a contare le carte esattamente come Raymond in Rain Man.

3 – I ruoli.
Come in molti film di grande successo i ruoli dei protagonisti e dei registi non hanno trovato la strada spianata. Il regista Berry Levinson non fu di sicuro la prima scelta della casa di produzione. Il primo ad essere contattato per dirigere Rain Man fu niente meno che Steven Spielberg, ma dovette rifiutare perché stava lavorando a Indiana Jones l’ultima crociata.
Dopodiché vennero sentiti i registi Martin Brest e il premio oscar Sydney Pollack, ma entrambi rifiutarono.
Anche i ruoli di Charlie e Raymond non sono stati pensati per Cruise e Hoffman fin dal principio. Come prima scelta per interpretare Raymond vi era Bill Murray, mentre Dustin Hoffman doveva interpretare il fratello Charlie Babbitt. Ma all’attore fu poi assegnato quel ruolo dopo essere stato a contatto con un gruppo di autistici e avendone imparato i modi.

4 – Ispirazione del personaggio di Raymond.
Il personaggio di Raymond è liberamente ispirato ad una persona reale, Kim Peek. Lo sceneggiatore di Rain Man, Barry Morrow, lo incontrò nel 1984 e partorì la sceneggiatura per il film che tutti conosciamo. Peek era, a grosso modo, come Raymond nel film; una deformazione congenita del cervello gli aveva permesso di avere una memoria fuori dal comune e capacità cognitive che molti non sognano nemmeno. Leggeva un libro in un’ora e si ricordava ogni singola parola scritta, anche l’impaginazione. Peek era molto bravo anche con la musica sebbene le sue capacità motorie gli impedissero di suonare al pianoforte brani complessi.
Grazie a Rain Man, Pekk diventò famoso e andò in giro per l’America a raccontare la sua storia.

5 – Enorme successo del film.
Rain Man oltre ad avere avuto un grande successo agli Oscar, ebbe un enorme successo anche al botteghino. A fronte di un budget di 25 milioni di dollari ne guadagnò 350 milioni a livello globale, consacrando Tom Cruise, dopo Top Gun, uno degli attori più popolari della sua generazione.
Il film vinse in totale 4 premi Oscar nelle categorie più ambite: miglior film, miglior sceneggiatura originale, miglior regia a Levinson e miglior attore protagonista a Dustin Hoffman.
Fece incetta anche di altri premi internazionali come l’Orso d’Oro a Berlino e due David di Donatello a Hoffman e Levinson.


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