Il discorso del re
Col suo perfetto stile british Tom Hooper dirige magistralmente un cast eccezionale, portando “Il discorso del re” ad avere ben 12 nomination ed a vincere 4 statuette nella notte degli Oscar del 2011. Ad interpretare il principe Albert, protagonista della storia, è uno straordinario Colin Firth che strappa all’Academy la statuetta come miglior attore e si presenta così alle nuove generazioni. In questo film, Firth ha raggiunto l’apice della sua potenza espressiva, calandosi nei panni del futuro re d’Inghilterra ed affrontando la paura di parlare in pubblico, dettata dal suo acceso problema di balbuzie. La sua imprescindibile eredità ha costretto il suo personaggio a misurarsi con una vita in prima linea, alla guida di una nazione, a dichiarare guerra alla Germania, stravolgendo completamente il suo modo di essere. A fare da spalla alla grande performance di Firth, troviamo Geoffrey Rush e Helena Bonham Carter, rispettivamente nei panni di un terapeuta di problemi di linguaggio e della duchessa Elizabeth, moglie del principe. Una fusione di puro talento artistico che ha fatto la fortuna di questa pellicola, dando vita a continui intrecci, caratterizzati dalla costruzione del rapporto tra paziente e terapeuta, fatta di continui attriti e che sfocia in un dibattito capace di intrecciare vita privata con vicende culturali. I due uomini, infatti, si affrontano in un duello a più riprese, fatto di empatia e sintonia alternata a scontri e furiosi sfoghi di frustrazione. Il grande merito di Hopper è stato armonizzare la recitazione naturale e convincente di Firth, Carter e Rush in modo da creare un’atmosfera allo stesso tempo elegante e determinata, priva di incertezze di sceneggiatura, tale da raccontare in maniera misurata e appropriata la storia di un uomo nelle vesti di padre ed in quelle di sovrano, delineando un personaggio equilibrato nelle sue mille declinazioni e impreziosito dalla fragilità che mina le sue giornate. Costumi e fotografia fanno il resto, rendendo l’opera impeccabile anche dal punto di vista stilistico. “Il discorso del re” è esattamente uno di quei film che non urlano, non arrivano sullo schermo con prepotenza, bensì affermano il loro status, immagine dopo immagine con fermezza ed eleganza propria di quelle opere in cui ogni singolo elemento fa esattamente quello che dovrebbe. Il film rappresenta anche la rivalsa della spenta cinematografia britannica semi-indipendente, capace di intrecciare elementi provenienti da varie tradizioni culturali, di cui Colin Firth ne è portavoce.
Trama – fonte: www.comingsoon.it
Il discorso del re è un film del 2010 ispirato alla storia vera del futuro re d’Inghilterra Giorgio VI, che, affetto da una severa balbuzie, cerca di risolvere il problema con uno specialista. Nonostante i numerosi percorsi terapeutici intentati dal principe Albert (Colin Firth), duca di York, secondo figlio di re Giorgio V, i risultati sono scoraggianti e il principe suscita forte imbarazzo durante le occasioni ufficiali. Fortunatamente, il suo ruolo istituzionale è limitato, essendo figlio cadetto: Albert decide quindi di rinunciare a tenere in futuro discorsi in pubblico.
Sua moglie, la duchessa Elizabeth (Helena Bonham Carter) riesce a convincerlo a rivolgersi a Lionel Logue (Geoffrey Rush), d’origine australiana e terapeuta dei problemi di linguaggio. Il principe è riluttante, credendo di trovarsi di fronte all’ennesimo fallimento, ed i metodi non convenzionali di Logue non sono percepiti in maniera positiva da Albert. Durante la prima seduta, convince il principe a recitare il monologo di Amleto ad alta voce mentre ascolta musica ad un volume assordante tramite delle cuffie. Anche se scettico, il nobile esegue e il terapeuta registra la sua voce. Tuttavia Albert, spazientito, interrompe prematuramente l’esercizio, ma prima che possa andarsene Lionel lo convince ad ascoltare la registrazione del monologo.
Dopo avere ascoltato il disco, il principe scopre con stupore di aver letto in maniera fluente, senza la minima esitazione. Dunque si decide a tornare da Logue, il quale intende instaurare con il paziente un rapporto confidenziale, che non tenga conto dei titoli e dei protocolli, così si fa chiamare col nome di battesimo e si rivolge ad Albert col soprannome datogli dai familiari: Bertie. Tra i due si crea un legame indissolubile che ridarà letteralmente voce al futuro sovrano.
Cast – fonte: www.comingsoon.it
Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Il film ottenne ben dodici candidature ai Premi Oscar del 2011, portandosi a casa quattro statuette:
Miglior film
Miglior regia a Tom Hooper
Miglior attore a Colin Firth
Miglior sceneggiatura originale a David Seidler
Le altre nomination furono:
Nomination Miglior attore non protagonista a Geoffrey Rush
Nomination Miglior attrice non protagonista a Helena Bonham Carter
Nomination Miglior fotografia a Danny Cohen
Nomination Miglior colonna sonora originale a Alexandre Desplat
Nomination Miglior scenografia a Eve Stewart
Nomination Migliori costumi a Jenny Beavan
Nomination Miglior montaggio a Tariq Anwar
Nomination Miglior sonoro in presa diretta a Paul Hamblin, Martin Jensen, John Midgley
Curiosità – fonte: cinema.fanpage.it
1 – Paul Bettany rifiutò il ruolo da Oscar
Il ruolo di Re Giorgio VI fu scritto avendo in mente Paul Bettany, ma l’attore rifiutò per dedicare più tempo alla sua famiglia. Naturalmente, dopo se n’è pentito, dato che Colin Firth ha vinto il Golden Globe e l’Oscar come Miglior attore protagonista.
2 – Guy Pearce, fratello maggiore con 7 anni in meno
Nel film, Guy Pearce interpreta il ruolo di Edoardo VIII, fratello maggiore di Giorgio VI. In realtà, l’attore è più giovane di Colin Firth di sette anni.
3 – Il discorso modificato
Il discorso del re che ascoltiamo nel film rappresenta i 2/3 di quello originale che, infatti, era composto da 407 parole, invece di 269. Nella pellicola, sono state tagliate 4 frasi e altre sono state ridotte.
4 – Mozart nelle cuffie del Principe
Mentre il Principe legge l’”Amleto”, nelle sue cuffie c’è il Concerto per clarinetto KV 622 di Mozart.
5 – Gli impegni di Helena Bonham Carter
Il regista ha girato il film in base allo schedule di Helena Bonham Carter, nel film nei panni di Elizabeth Bowes-Lyon, futura regina. L’attrice, infatti, nello stesso periodo stava girando anche “Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1” e “Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2”.
6 – Il fumo che uccise Re Giorgio
Nel film, Lionel (Geoffrey Rush) impone a Bertie (Colin Firth) di non fumare durante le sedute, dicendogli che il fumo avrebbe finito per ucciderlo. Re Giorgio VI/Bertie, infatti, morirà per un cancro al polmone nel 1952, a soli 56 anni.
7 – Timothy Spall, Churchill per la seconda volta
L’attore Timothy Spall aveva già prestato la voce al personaggio di Winston Churchill nel film “Jackboots of Whitehall”, del 2010, diretto da Edward McHenry e Rory McHenry.
8 – L’ultimo film di Roger Hammond
“Il discorso del re” è stato l’ultimo film girato dall’attore Roger Hammond, che nella pellicola è il dottor Blandine Bentham. L’attore, infatti, è morto l’8 novembre 2012, a 76 anni.
9 – Il budget e gli incassi
Partendo da un budget di 15 milioni di dollari, “Il discorso del re” ne ha incassati, globalmente, 414.211.549.
10 – Gli Oscar
Il film ha vinto decine di premi, tra cui 4 Oscar (Miglior film, Migliore regia, Miglior attore protagonista e Migliore sceneggiatura originale) su 12 nomination.