Lo Squalo
Nel caldo di un’estate immaginaria, l’oceano dorme sotto un cielo che pare innocente. Ma Steven Spielberg – giovane, ambizioso, visionario – sa che l’acqua calma non è mai davvero sicura. È lì, nell’invisibile, che costruisce la tensione più pura. Lo Squalo, più che un film, è una lezione di cinema scolpita in ogni onda, ogni urlo, ogni pausa. La telecamera si apre sull’abisso. La colonna sonora, due note: da-dum. Due sole, ma eterne. John Williams non accompagna la scena: la crea. È la sua musica a vestire lo squalo, a dargli denti e fame quando ancora non lo vediamo. Il mostro non appare quasi mai nella prima metà del film – e proprio lì, nel non detto, nel non mostrato, risiede la maestria. La fotografia, curata da Bill Butler, gioca con la luce naturale, con il controluce, con la tensione tra orizzonte ed orrore. Le spiagge assolate di Amity Island sembrano tranquille solo in superficie. Ma Butler e Spielberg ci insegnano a diffidare della superficie. Roy Scheider – lo sceriffo Brody – guarda il mare da terraferma, con la paura di chi sa che il pericolo non è sulla sabbia. La macchina da presa lo spia, si avvicina, si allontana, si stringe: lenti zoom e dolly vertiginosi, come il celebre Vertigo shot quando Brody si rende conto dell’attacco. È lì che il montaggio – asciutto, chirurgico – entra in scena, come una lama: Verna Fields monta la tensione come un’orchestra di silenzi ed improvvise esplosioni. Ogni taglio ha un peso. Ogni stacco ha uno scopo. È lei a scandire il ritmo del terrore, quando l’acqua si macchia di rosso, ma la camera rimane fissa sui volti, non sui corpi. Perché Lo Squalo è cinema dell’anticipazione, non dello shock. E poi c’è la seconda parte. La barca, la caccia. Tre uomini, un mostro, l’oceano. Teatro di legno galleggiante, claustrofobia in piena luce. È qui che il sonoro – i cigolii della barca, gli spruzzi, il ruggito del mare – diventa protagonista. Il mare non è solo sfondo: è personaggio, con voce propria. Lo squalo meccanico – Bruce, come lo chiamavano sul set – funziona a intermittenza. Ma proprio quella fragilità tecnica diventa fortuna artistica. Spielberg lo nasconde, lo ritarda, lo suggerisce. E ci regala così uno dei mostri più temuti della storia del cinema… senza quasi mai mostrarcelo. E alla fine, quando la battaglia finisce e l’oceano si placa, resta una sensazione di rispetto. Non solo per la natura selvaggia, ma per un film che ha cambiato le regole del gioco. Lo Squalo non è solo un blockbuster. È uno studio sul ritmo, sull’uso del suono, sulla regia invisibile che orchestra la paura. È l’esempio perfetto di come, a volte, il vero terrore sta nell’attesa.
Trama – fonte: www.comingsoon.it
Lo Squalo, il film diretto da Steven Spielberg, è ambientato nella cittadina balneare di Amity, nel New England. Nei giorni che precedono la Festa del 4 luglio, la giovane Christine Watkins, scompare dopo essersi tuffata in mare per un bagno di mezzanotte. Il giorno seguente viene rinvenuto sulla battigia il corpo senza vita della ragazza. Le profonde lacerazioni presenti nel corpo martoriato sono compatibili con un attacco di uno squalo. Il capo della polizia, Martin Brody (Roy Scheider), chiamato ad indagare sul caso, è deciso a chiudere immediatamente la spiaggia per motivi di sicurezza, ma il sindaco Larry Vaughan (Murray Hamilton), si oppone per timore che la notizia della morte della ragazza possa generare un panico collettivo comportando una drastica riduzione del turismo, principale fonte di reddito della città. Vaughan induce anche il medico legale a falsificare gli esiti dell’autopsia pur di non far trapelare la tragica verità. Brody si trova costretto a sottostare alla volontà del sindaco accettando questa nuova versione della morte di Christine. Ma pochi giorni più tardi un altro bagnante, l’adolescente Alex Kintner, muore dilaniato da un pescecane. Si scatena a questo punto una folle caccia allo squalo tra i pescatori e il cacciatore professionista Quint (Robert Shaw). Il ritrovamento di uno squalo tigre, fa credere che l’incubo sia finalmente terminato, ma il biologo marino Matt Hooper (Richard Dreyfuss), ingaggiato da Brody per ricevere aiuto sul caso, è convinto che non sia lui lo squalo feroce responsabile delle due morti. Effettivamente si tratta di un altro pescecane, il pericoloso squalo purtroppo si aggira ancora tra le acque gremite di bagnanti. Nel giro di poco tempo un altro uomo viene ucciso e un ragazzo, Michel, riesce ad evitare l’attacco del feroce pescecane solo perché tratto miracolosamente in salvo, seppur svenuto, da alcuni bagnanti. Il ragazzo salvato è il figlio del poliziotto Brody, che decide a questo punto di mettersi in gioco in prima persona. Il capo della polizia affronterà il mare insieme a Hooper e al supponente Quint, a bordo dell’imbarcazione di quest’ultimo, alla ricerca del pericoloso squalo. Ma l’impresa si rivelerà decisamente più complicata e azzardata del previsto..
Cast – fonte: www.comingsoon.it















Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Il film ottenne quattro nomination ai Premi Oscar del 1976, portando a casa tre statuette:
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- Miglior colonna sonora originale a John Williams
- Miglior montaggio a Verna Fields
- Miglior suono a Robert L. Hoyt, Roger Heman Sr., Earl Madery, John R. Carter
Le altre nomination furono:
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Nomination Miglior film
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Curiosità – fonte: movieplayer.it
1. Tutto iniziò con un libro… e uno scrittore scontento.
Il romanzo di Peter Benchley dal quale è tratto Lo Squalo diventò un film per varie circostanze fortuite. L’autore firmò un contratto di 175mila dollari tramite il quale si impegnava a cedere i diritti del libro e a firmare la prima bozza della sceneggiatura che successivamente fu rifiutata da Spielberg, così come le successive due, nonostante fossero molto fedeli al libro.
Benchley contestò a Spielberg le differenze tra film e libro – in particolare il finale, che riteneva poco realistico – e fu gentilmente accompagnato fuori dal set. In seguito lo scrittore disse che se avesse saputo come si comportano realmente gli squali, non avrebbe mai scritto il suo libro. Nel film però ha un piccolo cameo, quello di un reporter sulla spiaggia.
2. Nel segno di Moby Dick… anzi no!
Prima di affidare la regia a Steven Spielberg, i produttori avevano considerato un altro regista (Dick Richards) che durante un incontro con loro si rivelò poco idoneo. Nell’esporre la sua visione del film, questi descrisse una scena in cui una balena usciva dall’acqua e i produttori replicarono che non stavano facendo Moby Dick e ritennero che non era il caso di lavorare con uno che non sapeva distinguere una balena da uno squalo. Spielberg però avrebbe voluto utilizzare proprio una scena di Moby Dick del ’56 per presentare il personaggio di Quint nel film, durante una scena ambientata in un cinema, ma Gregory Peck, che deteneva i diritti della pellicola, si rifiutò per una questione di “vanità”. A Peck non era mai piaciuta la sua performance in Moby Dick e non voleva che fosse vista ancora una volta.
3. Il casting dei protagonisti.
Per il ruolo di Martin Brody (andato poi a Roy Scheider) furono considerati Charlton Heston e Robert Duvall. Duvall, che aveva sostenuto Spielberg prima della lavorazione del film, rifiutò perché temeva che il ruolo gli avrebbe dato troppa popolarità. Heston invece fu scartato dopo qualche riflessione e ci rimase così male che giurò che non avrebbe mai lavorato con Spielberg. E quattro anni dopo mantenne la promessa, quando il regista gli offrì la parte del Generale Stilwell in 1941 – Allarme a Hollywood. Per la parte del ruvido cacciatore di squali Quint invece furono considerati Robert Mitchum e Lee Marvin – il quale ringraziò per la proposta, ma disse che preferiva andare a pescare – e Sterling Hayden, che fu costretto a rinunciare perché aveva guai con il fisco, e partecipare al film avrebbe complicato le cose.
Nota a margine: Spielberg avrebbe voluto un attore di nome Frank Pesce nei panni di uno dei due uomini che pescano lo squalo di notte e finisce nelle fauci del “mostro”, ma non ci fu occasione di lavorare con lui. Peccato, con un cognome così, sarebbe stato perfetto…
4. E mia moglie?!
Sempre a proposito di casting si creò un piccolo incidente diplomatico. Il produttore Richard D. Zanuck voleva far scritturare sua moglie Linda Harrison per il ruolo di Ellen Brody, ignaro del fatto che il boss della Universal Sid Sheinberg avesse già “prenotato” da tempo lo stesso ruolo per sua moglie Lorraine Gary. Per salvare capra e cavoli (anzi, squalo e mogli) Sheinberg contattò il produttore di Airport 75 William Frye e gli chiese il favore di scritturare la Harrison per una parte nel film.
5. Un evento di cattivo auspicio.
Durante la pre-produzione del film accadde una cosa che avrebbe dovuto far intuire al povero Spielberg tutti i guai ai quali sarebbe andato incontro (e che racconteremo più avanti). Il regista arrivò nel laboratorio degli effetti speciali insieme a tre ospiti d’eccezione: Martin Scorsese, George Lucas e John Milius.
Lucas infilò la testa nelle fauci dello squalo per vedere come funzionasse, e quando Milius e Spielberg azionarono i comandi della bestia, qualcosa andò storto e il regista di Guerre stellari rimase incastrato. Senza serie conseguenze, per fortuna.
6. Bruce, il grande squalo bianco.
Spielberg chiamò ufficialmente lo squalo meccanico del suo film (anzi gli squali, perché ce n’erano tre) Bruce, come il suo avvocato di allora, ma nel corso della lavorazione del film, il regista lo soprannominò affettuosamente “il grande stronzo bianco“, per tutti i guai che gli aveva fatto passare. La troupe invece, sempre per i problemi che adesso illustreremo nel dettaglio, aveva cambiato confidenzialmente il titolo al film, da Jaws (fauci) a Flaws (difetti). Ognuno dei tre squali aveva funzioni diverse era costato circa 250mila dollari, e fu anche testato nelle vasche d’acqua degli Studi Universal, ma appena furono immessi a mare, andarono a fondo perché l’acqua salata ne compromise il funzionamento, e quindi fu reclutata una squadra di sommozzatori per farli recuperare. Considerato che gli squali meccanici non erano del tutto funzionanti, non fu possibile utilizzarli per tutte le riprese e questo portò il regista ad utilizzare la macchina da presa come punto di vista dello squalo, un’idea che poi si rivelò vincente.
Oltre ai problemi con gli effetti speciali, Spielberg si ritrovò ad affrontare ritardi disastrosi sui tempi delle riprese, l’affondamento della barca (con crew e attori a bordo) e i conseguenti danni alla pellicola, che fortunatamente furono riparati in laboratorio. E alla fine di questa esperienza, sentenziò con sicurezza:
Il prossimo film lo faccio sulla terraferma!
Nota a margine: l’unico squalo rimasto integro dopo la lavorazione del film è esposto davanti ad U Pic Parts, uno sfasciacarrozze situato nella San Ferdinando Valley che è di proprietà di un certo Nathan Adlen. Bruce è posizionato su due pali di metallo, un po’ logorato dal tempo, ma sempre minaccioso.
7. Ma che è questa puzza di squalo?!
Il primo squalo ucciso nel film, ritenuto erroneamente colpevole di aver sbranato alcune persone, era un vero squalo ucciso in Florida, perché a Martha’s Vineyard (dove si tennero le riprese del film) non ce n’era uno abbastanza grande. Il problema è che la carcassa aveva già iniziato a decomporsi e puzzare in modo nauseabondo, e quando fu appeso per la coda (come si vede nel film) i suoi organi interni fuoriuscirono dalle fauci, sparpagliandosi a terra e causando forte disagio nella crew. Un altro squalo (vivo, per fortuna) fu utilizzato per la scena in cui Hooper viene attaccato mentre si trova nella “gabbia”, solo che era un esemplare molto più piccolo di quello utilizzato nel film, e quindi fu costruita una gabbia più piccola, nella quale fu inserita una controfigura di corporatura minuta e, per altre inquadrature, un piccolo manichino. Il piccoletto però, ad un certo punto si rifiutò di entrare nella gabbia dopo che lo squalo aveva cercato di distruggerla.
8. Tensioni (e tuffi mancati) sul set.
Nonostante fosse un attore di talento, Robert Shaw aveva un problema di alcolismo e questo causava frequenti attriti tra lui e le co-star. Roy Scheider disse che “quando era sobrio era un gentiluomo, ma gli bastava un drink per trasformarsi in un figlio di puttana.” Dreyfuss invece raccontò che Shaw era gentile con lui in privato, ma lo trattava malissimo davanti a tutti e gli diceva che non aveva futuro come attore. Questo e altri episodi accesero la competizione tra i due (a vantaggio delle rispettive interpretazioni, va detto) ma si arrivò al punto che Shaw sfidò il collega a tuffarsi nell’oceano dall’albero della barca (quindi da un’altezza di 22 metri!) e che se lo avesse fatto gli avrebbe dato mille dollari. A quel punto Spielberg intervenne e mise Dreyfuss al suo posto: “Non mi interessa quanti soldi ti offre, tu non ti tuffi dall’albero, non nel mio film.”
9. L’uomo della dinamite.
Richard S. Edwards fu incaricato di posizionare la dinamite nello squalo, ma fu costretto ad infilarcisi dentro per nasconderla con più efficacia. La dentatura di Bruce però era tutta in fibra di vetro, e quindi per evitare di ferirsi, Richard dovette indossare dei guanti e proteggere le gambe con degli asciugamani.
10. Lo squalo, una superstar minacciosa e… frizzantina.
Sapete come fu realizzato l’effetto sonoro della scena in cui il “mostro” appare mentre Brody getta l’esca? Rompendo una bottiglia di una bibita gassata contro una superficie rigida dopo averla adeguatamente “shakerata” per un suono più convincente. Invece subito dopo l’esplosione finale, il suono della sua carcassa che affonda è uno di quelli che era stato utilizzato vent’anni prima per Il mostro della laguna nera.
11. Il set delle torture.
Sempre a proposito di suoni, la povera Susan Backlinie (che interpretava Chrissie, la biondina uccisa dallo squalo agli inizi del film) fu costretta a replicare efficacemente il gorgoglio di una persona che annega per la post-produzione del film. Come? Semplice: l’attrice fu posizionata davanti ad un microfono, con la testa rovesciata all’indietro, mentre qualcuno le versava dell’acqua in bocca. Tra l’altro durante le riprese della sua scena, era stata letteralmente strattonata avanti e indietro dalla troupe, anche se poi ha smentito di essersi fatta male sul serio. Tra i poveri collaboratori “torturati” sul set, vogliamo ricordare anche la tizia che fu letteralmente sepolta nella sabbia con un braccio fuori per la scena in cui i resti di Chrissie vengono ritrovati sulla sabbia. Ci auguriamo che abbia superato l’esperienza senza traumi.
12. Sandwich… e schiaffi!
Roy Scheider ha raccontato che per la scena in cui la signora Kinter (interpretata da Lee Fierro) lo schiaffeggia, è stata sicuramente “la più dolorosa” di tutta la sua carriera. Questo perché la Fierro non era capace di fingere uno schiaffo, e quindi gli ha assestato ben diciassette ceffoni (uno a ripresa) arrivando a fargli cadere gli occhiali. Sempre a proposito della signora Kinter, la Fierro ha raccontato che molti anni dopo le riprese del film, le capitò di pranzare in un locale specializzato in piatti di pesce, e quando notò che tra le proposte sul menù spiccava il “Sandwich Alex Kinter” disse che lei aveva interpretato sua madre in un film. Sapete chi era il proprietario del locale? Jeffrey Voorhees, “il piccolo Alex“, che uscì dalla cucina per andare a salutare sua “mamma” che non vedeva da anni.
13. Sì ok, ma la musica?
Quando John Williams fece ascoltare le musiche che aveva composto per il film a Steven Spielberg questi si mise a ridere e disse: “E’ molto divertente John, davvero. Ma esattamente, cosa avevi in mente per il tema de Lo squalo?” Qualche mese dopo, Williams fu incaricato di condurre l’orchestra alla cerimonia degli Oscar, e quando sul palco annunciarono che aveva vinto la statuetta per la colonna sonora del film, dovette precipitarsi a ritirare velocemente il premio, per poi tornare a fare il suo lavoro.
14. Grande successo al boxoffice… ma nessuno batte Bud Spencer!
Quando alla Universal videro il film finito, nonostante tutti i problemi che c’erano stati si dissero pienamente soddisfatti del risultato, tanto che decisero di promuoverlo con una campagna pubblicitaria televisiva senza precedenti, investendo ben 700mila dollari. Nel 1975 Lo squalo debuttò in 409 sale e nel giro di 78 giorni conquistò il primo posto nella classifica dei film più visti della storia, anche se il numero sale restava inferiore ai mille schermi.
Dieci anni dopo, il film arrivò anche in Ungheria e anche nel paese socialista si rivelò un successone: furono staccati più di un milione e 500mila biglietti (e la popolazione ungherese ai tempi era di 10 milioni di persone!) e si posizionò al secondo posto dei film che avevano incassato di più quell’anno. Al primo posto c’era il nostro Bud Spencer con Bomber…
15. E’ il turismo, bellezza!
A Martha’s Vineyard ci fu un incremento di turisti in estate (la cittadina, che in genere ospitava 5000 persone, si ritrovò ad accoglierne il triplo!) ma non si potè dire altrettanto per altre località turistiche di mare, che invece dovettero far fronte ad un calo di affluenze dovuto alla “psicosi” per gli squali. I bagnini dovettero faticare non poco per tenere a bada le fobie dei bagnanti più impressionabili. Ci furono anche episodi spiacevoli, con delfini e piccole balene scambiati erroneamente per squali e uccisi. In compenso la pesca agli squali divenne molto popolare come attività ricreativa e gli operatori turistici più creativi si inventarono qualcosa per attrarre clienti: ad esempio sull’insegna di un ristorante di pesce di Cape Cod c’era scritto: “Mangiate pesce e vendicatevi!”
Nota a margine: A proposito di Martha’s Vineyard, sapete quanto furono pagati gli abitanti della cittadina che parteciparono al film come extra? 64 dollari solo per urlare e correre in spiaggia!