Le ali della libertà
“Vedere” il buio di una cella di isolamento, “sentire” la propria dignità calpestata è stato l’obiettivo comunicativo più arduo di Frank Darabont, regista e sceneggiatore, assieme a Niki Marvin, di una delle pellicole hollywoodiane più appassionanti dell’ultimo trentennio. Era il 1994 quando sul grande schermo venne proiettata la storia di Andy Dufrense (Tim Robbins), tratta dal racconto “Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank” di Stephen King, conosciuta nel nostro paese come “Le Ali della Libertà”. La bravura di un cast d’eccezione e di uno staff tecnico che li ha diretti in maniera impeccabile, ha materializzato nello spettatore quella sensazione di paura e di soffocamento che ti fa desiderare di essere libero. Ogni piccola cosa è stata pensata e gestita nel miglior modo, dall’inquadratura al montaggio, dalla soluzione narrativa al calibrato utilizzo dei personaggi, ed il tutto fra le mura oscure del carcere di Showshank. L’assenza pressoché totale di figure femminili – se non in poster, o in un oscuro flashback velato di morte – rende poi tutto il film una prigione psichica e morale ancor più affilata e crudele.
“Le ali della libertà” educa alla speranza, all’amicizia: senza, ci si sente abbandonati e spenti e dunque, perduti nel labirinto dei propri pensieri. La scena del vecchio Brooks (James Whitmore), investito dalla libertà dopo mezzo secolo dietro le sbarre, è emblematica: si ritrova solo e disorientato dal progresso che lo circonda, disadattato in un mondo che lo osserva dall’alto e lo giudica come reietto della società, un fardello che non riesce a portare e, così, termina i suoi giorni con il cappio al collo in una pensione polverosa. La luce in fondo al tunnel della prigionia è la speranza, tangibile in ogni fotogramma, materializzatasi nel “paradiso” provvisorio della nuova biblioteca di Showshank, laddove Andy si nasconde a respirare un pezzo di vita, di quella vita che gli è stata portata via, ingiustamente: 20 anni di galera, 20 anni di torture fisiche e morali inflitte dai suoi carcerieri, da alcuni detenuti e dal sadico e corrotto Direttore Norton (Bob Gunton), che gira con la Bibbia in petto, sacra e travisata base della sua “giusta” macchina di tortura.
Benché la storia risale a qualche decennio fa è indubbio che, per la profondità ed il realismo con cui è raccontata, riporti vicino al cuore il significato della reclusione, le sorti di chi sta in gabbia tutt’ora e la capacità di sensibilizzare le persone che dietro le alte mura di Showshank, ci possano essere degli esseri umani che vivono nell’orrore dei rimorsi e nella speranza della giustizia. Ma oltre il terrore, tra le fredde sbarre ed il desertico cortile del carcere c’è spazio anche per del sano calore umano. Andy stingerà un’amicizia fraterna con Red (Morgan Freeman), contrabbandiere del penitenziario: qualsiasi cosa ti serva, lui può fartela avere… Per un prezzo ragionevole, ovviamente!
Il loro rapporto sarà la luce che li guiderà attraverso gli orrori e le violenze della fagocitante vita carceraria, il cui peggior scherzo è quello di istituzionalizzare i suoi ospiti, convincendoli di poter vivere solo tra le sue grigie e sporche mura.
Trama – fonte: www.comingsoon.it
Ambientato nel Maine del 1947, racconta la storia di Andy Dufrense (Tim Robbins), impiegato come vice-direttore di banca a Portland e condannato a due ergastoli nella prigione di Shawshank, a causa dell’omicidio della moglie e di un campione di golf, suo amante, del quale si proclama innocente.
Nel carcere vive in prima persona la corruzione delle guardie e del direttore Norton (Bob Gunton), sempre pronti ad estorcere favori, coprire crimini e abusare del loro potere.
Anche se cerca di mantenere le distanze dagli altri reclusi, viene preso di mira da un gruppo di prigionieri che lo picchiano ripetutamente.
Un giorno approfitta di un’occasione in cui si trova e, anche grazie alla sua competenza, convince una guardia in difficoltà economica ad aiutarla grazie alle sue conoscenza nel campo della finanza; da quel momento per lui le cose cambiano: altre guardie e perfino il direttore, venuti a conoscenza delle abilità di Andy, chiedono la sua consulenza, tanto che si dedicherà a tempo pieno alle pratiche contabili anziché ai lavori forzati.
Fa amicizia con altri detenuti e tra questi conosce Red (Morgan Freeman), un ergastolano esperto di contrabbando in carcere, con cui diventa amico. Proprio a Red, Andy chiede di ottenere un martelletto per intagliare la roccia. Viene anche incaricato di aiutare il vecchio prigioniero Brooks Hatlen (James Whitmore) nella gestione della biblioteca, della quale diventerà responsabile quando ad Hatlen viene concessa, suo malgrado, a causa del troppo tempo passato in carcere e della paura del mondo al di fuori, la libertà condizionata ed uscirà di prigione.
Passano molti anni ma Andy non perde la speranza e la passione in tutto quello che fa, nonostante le ingiustizie e le amarezze della vita dietro le sbarre, e prepara pazientemente e in ogni minimo dettaglio la sua fuga verso la libertà.
Cast – fonte: www.comingsoon.it
Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Il film ottenne sette candidature ai Premi Oscar del 1995:
Curiosità – fonte: www.lascimmiapensa.com
1 – Nove ore.
La prima scena in cui i personaggi di Andy e Red parlano per la prima volta nel cortile della prigione è stata girata in non meno di nove ore. Per tutto il tempo Morgan Freeman ha continuato a lanciare la palla da baseball che il suo personaggio aveva tra le dita senza mai lamentarsi un minuto. Il giorno dopo, però, si presentò a lavoro con il braccio fasciato.
2 – Il film preferito.
Nonostante la lunghissima carriera costellata da ruoli iconici e indimenticabili, Morgan Freeman ha sempre dichiarato che Le Ali della Libertà è il suo film preferito tra tutti quelli a cui ha partecipato. Persino secondo Stephen King questo potrebbe essere uno dei titoli che meglio sono stati trasposti da una sua opera.
3 – Chi poteva essere Red.
Per il personaggio di Red, poi andato a Morgan Freeman, vennero presi in considerazione moltissimi attori d’alto livello, tra cui Clint Eastwood, Harrison Ford, Paul Newman e Robert Redford. Nel racconto originale Red è un irlandese di mezza età con i capelli rossi. Nonostante questo il regista Frank Darabont ha sempre avuto Morgan Freeman in mente per il ruolo.
4 – Il caché di Stephen King.
Stephen King non incassò i mille dollari che gli erano stati versati per i diritti della sua novella. Anni dopo l’uscita del film, King incorniciò l’assegno e lo spedì a Frank Darabont con una nota su cui c’era scritto: “Nel caso dovessi mai aver bisogno di soldi per la cauzione. Con amore, Steve”.
5 – Quei bravi ragazzi e Le Ali della Libertà.
Frank Darabond dichiarò di aver visto Quei Bravi Ragazzi ogni domenica nel periodo in cui era impegnato con le riprese de Le Ali della Libertà, prendendo ispirazione proprio da esso per la struttura del film.
6 – Il crimine di Brooks.
Sebbene non venga mai detto apertamente, a un certo punto del film si capisce che il motivo per cui il personaggio di Brooks è in galera, è perché ha ucciso la moglie e la figlia dopo aver perso a poker.
7 – Un giovane Red.
Le foto segnaletiche che si vedono all’interno del film di un giovane Red raffigurano, in realtà, il figlio di Morgan Freeman, Alfonso Freeman.
8 – Un film da Oscar?.
Nonostante sia ampiamente considerato un grandissimo film, Le Ali della Libertà non ottenne nemmeno un Oscar a fronte dei sette premi per cui era stato candidato.
9 – Scene eliminate.
Frank Darabont decise di non includere le scene eliminate nei contenuti speciali dell’edizione DVD del film. Questo perché disse che si vergognava e non voleva che fossero viste pubblicamente.
10 – Andy, chi altro avrebbe potuto interpretarlo?.
Proprio come per Red, anche per il protagonista Andy vennero presi in considerazione diversi attori. Prima che la parte fosse affidata a Tim Robbins, vennero presi in considerazione Jeff Bridges, Tom Hanks, Kevin Costner, Tom Cruise, Matthew Broderick, Nicolas Cage, Johnny Depp e Charlie Sheen. Tom Hanks fu costretto a rifiutare per via di Forrest Gump mentre Kevin Costner, che amava molto la sceneggiatura, era imbrigliato nelle riprese per Waterworld.
11 – Un feticista delle mani.
Nel primo piano delle mani di Andy che caricano il revolver nelle scene iniziali, le mani che vengono riprese sono in effetti quelle del regista. Ogni volta che ne Le Ali della Libertà vengono riprese delle mani sono sempre quelle del regista. Queste scene vennero girate in post-produzione.
12 – Le Ali della Libertà: ricordi d’infanzia.
Stephen King disse che l’ispirazione per scrivere il racconto da cui poi venne tratto il film, gli venne da tutti i film ambientati in prigione che aveva visto quando era bambino.
13 – Canzonetta sull’aria.
La canzone operistica che Andy usa per sovrastare gli altoparlanti è Canzonetta sull’aria, tratta da Le Nozze di Figaro, la nota opera firmata da Mozart. La scena nacque da un’idea di Tim Robbins.
14 – Le Ali della Libertà e la voce di Morgan Freeman.
Per Morgan Freeman questo era il primo film che veniva raccontato dalla sua voce. La voice over venne registrata prima che iniziassero le riprese e venne fatta sentire sul set per dare il ritmo alla recitazione.
15 – Le Ali della Libertà: entrare nel personaggio.
Per entrare meglio nelle corde di Andy Dufresne, Tim Robbins passò davvero un po’ di tempo in isolamento. Chiese di essere rinchiuso in solitaria per un po’ per sapere cosa si provasse sul serio, sebbene fosse consapevole che la sua esperienza non poteva essere uguale a quella del suo personaggio, visto che lui si era rinchiuso volontariamente.